Si trovano poche cose di Giampaolo De Pietro in rete, sul numero zero di Pigreco di Federico Federici (v. qui), e su Nazione Indiana, tre quattro testi che Francesco Forlani ha pubblicato catalogandoli sotto la impervia categoria di "poesie semplici"(v. qui e qui). In realtà la leggibilità di questi versi, la loro "semplicità" sintattica e la confidenza che danno al lettore fanno poi trasparire una metafisica delle cose, cioè svelano con una certa souplesse qualcosa che sta al di là delle cose stesse, "aria che ride di spalle", qualcosa che è "dietro le orecchie", anche con qualche ironia. Cose rispetto alle quali De Pietro si pone come osservatore un pò decentrato, un pò divertito, e abbastanza disilluso tanto da non sottrarsi all'essere osservato a sua volta, come fanno intendere le poche righe in premessa.
Da giorni fotografi il mare, il cambiamento, studi probabilmente le onde e poi le riporti in un grafico dentro al quaderno; tuo cambiamento. da giorni stai trattenendo il respiro, e il mare ti guarda, fotografo anche lui dei tuoi cambiamenti?
*
Foglia, mano su(l) viso,
tazza. La puntina del giradischi
appuntata: comprare, se
la si trova ancora, segnarsi
il modello o portare con sé
quella rotta, la testimone
*
L’aria che ride
di spalle
ogni tanto
rinasce e riparte
senza lasciar molte
tracce al fruscio:
una scia una beige
dissolvenza. Il
vento e l’aria di
cemento - (mi
manca?) - Il fiato
rigato e leggere
- tutti e due gli accenti -
macchie della
carta non parole
forse interstizi
come spazi di una
intermittente
esitazione nella
scelta dal catalogo
delle emozioni (de)i
fini frammenti. Cosa
prende forma da
cosa, avrà riflettuto?
*
Ti allunghi. Ti allunghi.
Non sai che svanisci.
Jabès
Betulla.
Dividiamo l’abitacolo
Lo sguardo dal parabrezza,
io e il moscerino. Archi della
marina,
cupola, treno,
e un bingo?!?
*
dietro le
orecchie
c’è un altro
sentiero, accanto
il sentire un mare
fermo, niente di
uno stagno né
di un oceano, solo
una volta l’ombra
raccolta tanto da
rimanere nascosta
a noi stessi e al canto.
Paure di gomito.
Ritorno ad un palmo.
(O, mio destino,
voglio non poter
fare a meno di
questo giardino di fiati…!)
*
Antologia di un ipotetico
Inverno.
Barcolli sulle punte delle
dita - - - - -
estremità a un segreto
(a i segreti).
Poesie per (o, da) tetti a spiovere.
Confidenze e salti mortali.
*
Il morso sinistro
debole, le stagioni
scandite dal verso
e dal viale alberato,
a colori muto affiorato
da un altro futuro
senza l’idea commerciale
di un centro e di una periferia.
*
I versi sciolti o liberi
del viale alberato. Zona
dal verde respiro, accamparvisi
come con le tende, le scelte prese (fatte, campeggiate).
*
La rete non ruba
le nuvole non può
rinchiuderle né pescare
le piccole specie distratte
di parole in polvere,
la rete rende impossibile
al cuore e qualsiasi limite,
mare mancato
(manomanca).
*
sono dove mi sono
messo, e una domanda
rifrange l’altra e l’acqua
varia di rotta, il respiro
in bianco e nero come
un fondale si muove dentro
il mare, mettersi al pianto
o piangere, ci sono delle
cose che ho vissuto perché
non so spiegartele, cose che
vivo senza spiegarvi se, come
perché e dunque. dove?
*
troverai altrettante
verità, parlerai
ciecamente
la realtà parlerà
chiaro in un gesto
puro che bel
giorno, diremo
e giorno faremo,
un tutt’uno col
sereno e il buio
prima appena dell’
alba con la schiena
leggera la bellezza
com’era, dov’è ora.
nel ricadere qui.
*
Stare
insieme ai battiti
del cuore.state
insieme battiti
del cuore. È una
musica a poterci
ospitare a
saperlo fare,
(conforto e)
raccolta - - -
*
(*)
ieri pm:
sotto
l’edificio alzo
fronte e mento,
passa cielo.
Sorridere d’avere
deciso così: è il
perché
sorriderne.
stamattina:
“con la pioggia spartiremo il pane:
il pane, la colpa e la casa”.
I. Bachmann
hai visto l’abbraccio? stanotte
Giampaolo De Pietro vive a Catania dalla fine degli anni settanta. Nella primavera del 2008 ha raccolto la sua prima forma-libro in “tre righe di sole” per Archilibri (collana Verso Sud) delle Edizioni Salarchi Immagini (Comiso, Ragusa).
(la foto è dell'autore)