Lunedì, 24 settembre 2018Laura Garavaglia - Correnti ascensionali, nota di Rita Pacilio Laura Garavaglia - Correnti ascensionali – CFR,
2013, con immagini di Daniela Gatti
Mi capita spesso di leggere libri d’artista in cui dipinti e fotografie vengono associati, a volte, in maniera tematica, alla poesia: alcuni progetti sono originali e ben costruiti, altri meno, ma ne apprezzo sempre il connubio, la fusione, la potenza del linguaggio poetico comune a tutte le espressioni artistiche. Correnti ascensionali di Laura Garavaglia, CFR 2013 è molto più di un libro d’Arte. È uno scrigno di gioielli: poesie in lingua italiana con traduzione in inglese di Barbara Ferri, in romeno e spagnolo di Mario Castro Navarrete, e fotografie di porcellane (medaglioni, vasi, centrotavola) di Daniela Gatti. Le combinazioni sono eleganti e illuminanti. È sacro il dire e il fare delle Correnti, infatti, il percorso razionale, visionario e intimo trasforma i particolari in affascinanti contemplazioni del tutto. Così le pagine non interloquiscono solamente con le immagini, ma, soprattutto, con il controcanto di altre lingue per declinare, solennemente e miracolosamente, l’appartenenza alla stessa natura. Il lettore è accompagnato dal senso di realtà presente e da aspetti folgoranti del passato nella bellezza di metriche e colori in cui la fascinazione emozionale indica direzione e partecipazione. (rita pacilio) Continua a leggere "Laura Garavaglia - Correnti ascensionali, nota di Rita Pacilio" Martedì, 10 luglio 2018Sebastiano Aglieco - Infanzia resa, nota di Rita Pacilio Sebastiano Aglieco - Infanzia resa - Il Leggio
Libreria Editrice, 2018
Il bambino sviluppa da subito un legame affettivo con l’insegnante, il quale resta, comunque e da sempre, un punto di riferimento affettivo/comportamentale e di vicinanza. Il fattore di attaccamento (vedi teoria dell’attaccamento di Bowlby) garantisce al piccolo la sopravvivenza in un ambiente sociale in cui il bisogno di protezione è prioritario quanto la necessità di scaricare pulsioni e di alimentarsi. Nei primi scambi insegnante-bambino possono manifestarsi momenti di sconforto/conforto e segnali di richiesta di aiuto (contatto fisico, paura) esibiti dal bambino. Quindi, la relazione tra i due diventa struttura portante per la formazione cognitiva, psicologica ed emozionale del bambino, ma anche dell’adulto con cui tutti i giorni il piccolo viene in contatto. Infanzia resa, importante lavoro poetico di Sebastiano Aglieco, poeta e insegnante, non è un libro fiabesco, anzi. Ci troviamo di fronte a una struttura acquisita del conoscere la realtà semplice e affabile dei bambini in maniera civile e visionaria. Il libro è introdotto dalla prefazione dell’acuto Massimiliano Magnano e si conclude con una illuminante intervista curata da Vincenzo Di Maro. Sebastiano Aglieco, nella sua nota e nell’intervista, ha premura di accompagnarci nella lettura di alcuni testi e sezioni inserite nel libro (Collana Radici, Il Leggio Libreria Editrice, 2018 diretta da Gabriela Fantato); infatti, ci suggerisce, con tono pacato e naturale, di approfondire e soffermarci sui colori di alcuni passaggi a lui cari e mettendo a fuoco i piani universali della poesia, molto spesso persa nei labirinti superficiali della disattenzione. L’ambientazione è la scuola e i personaggi gli studenti: qui la poesia fa il suo ingresso come metodo di comunicazione, descrizione e azione autentica per identificarsi con il proprio e l’altrui animo. Un concreto nucleo di concentrazione del mondo come riferimento straordinario per esaltare immagini e pensiero: la tecnica espressiva del poeta ci educa al desiderio di indagare il vissuto sensoriale di ciascuno di noi, lettori/allievi, usando toni sacri dell’esperienza quotidiana al fine di evitare il rischio di allontanarci dalla vita. Aglieco imbastisce un canto delle origini di declinazione etica e umana in cui l’amore per la fedeltà al confronto assume sembianza analitica e incrocio/fusione di identità. Non è casuale incontrare il poeta bambino nell’adulto e l’adulto nel piccolo, una osmosi etica che riconsegna vita alla vita per osare la via diretta della verità. (rita pacilio) Continua a leggere "Sebastiano Aglieco - Infanzia resa, nota di Rita Pacilio" Sabato, 16 dicembre 2017La parola liberatoria, nota di Rita Pacilio La parola liberatoria nasce nella nostra coscienza. Si accresce,
ininterrottamente, di epoca in epoca, per superare i luoghi comuni della
confessione personale e trasformarsi in coralità conoscitiva della materia
linguistica. È la ricerca del vero che muta e (incupisce o illumina?) il
patema di essere vivi nell’estro creativo dell’esistenza. Per questo motivo
occorrono simboli autentici e spontanei per ipotizzare e/o negare esempi
tematici e stilistici. Alcuni autori viventi mantengono valido e saldo
questo assunto senza manifestare il narcisismo di artista, né
manomettere il moralismo. La parola detta di Stefania Di Lino – La Vita
Felice, 2017, ne è testimonianza. Il ricordo, il tempo, la resilienza, si
connettono con la sperimentazione del verso che va oltre il noto e
prevedibile schema novecentesco. La lingua prende forma e definizione in
una tensione narrativa e narrante come una trasformazione genetica: il rigo
contiene l’essenzialità del reciproco senso quotidiano e, nello stesso
tempo, pause/respiri (la punteggiatura ha il suo perché) dettati dal
mistero dell’interiorità e dal suo movimento verso l’esterno. Poesie pregne
di problematiche umane sentite/lette nello stato profondo delle cose, con
impegno etico, con grazia, riconoscenza.
pianta casuale caduta dal cielo / negli interstizi angusti di una crepa
/ tra sassi inerti / depositati
Stefania Di Lino nata a Roma, dove vive e lavora. Allieva dello scultore Pericle Fazzini, e del poeta, critico d’arte Cesare Vivaldi, presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, si specializza alla Calcografia Nazionale del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali, e si abilita all’Insegnamento per i Licei, occupandosi anche di formazione. è presente da anni in numerose manifestazioni artistico letterarie, coniugando spesso la parola con l’immagine in opere di Visual Poetry. Da anni partecipa a reading pubblici di poesia. Nel 2012 pubblica la sua prima raccolta di poesie Percorsi di vetro (DeComporre Edizioni). è presente in numerose antologie e riviste letterarie, tra cui I fiori del male (2016). Con un suo testo critico partecipa al X Festival Mondiale di Poesia, Caracas, in Venezuela; nel 2014 alcuni suoi testi vengono selezionati dall’unesco di Torino, per la giornata de «Etica Globale e Pari Opportunità: il contributo delle donne allo sviluppo dell’Europa e del Mediterraneo», pubblicati e tradotti in diverse lingue. Nel 2015, nell’ambito del programma dedicato alla Rassegna Poetica, presso la Galleria Biffi di Piacenza, con il poeta Franco Di Carlo, partecipa con una sua performance denominata Dialoghi poetici Continua a leggere "La parola liberatoria, nota di Rita Pacilio" Lunedì, 13 novembre 2017Antonetta Carrabs - L'incendio dell'amore, nota di Rita Pacilio L’incendio dell’amore
di Antonetta Carrabs, LVF, 2017
Versi, luoghi intimi, sonorità sono gli elementi portanti che costituiscono la raccolta poetica di Antonetta Carrabs dal titolo L’incendio dell’amore, LVF, 2017. La messa a fuoco del sentimento più nobile, l’Amore, segnala il bisogno di considerarlo come un valore sociale, etico, eterno. È la coscienza di tutti i tempi che si mette al servizio del corpo e viceversa per favorire il massimo grado di concentrazione sull’interno/esterno, divino/materia, un circuito che avvampa e si prende cura, in versione poetica, delle stagioni che fioriscono e rifioriscono grazie alla fiammata dell’illuminazione/ispirazione. Questi versi sono torce analogiche in cerca di struggimento e passione, in continuo cammino verso luoghi e atmosfere emozionali. Il vessillo del sangue aleggia potentemente sul mistero che accosta lo spirito alla carne. Un emblema che trasmette al lettore l’elevazione dal quotidiano in maniera certa, grazie all’incontro straordinario, che inevitabilmente accade, tra persone/personaggi che si amano. Affini. Autentici, fragili. (rita pacilio) Continua a leggere "Antonetta Carrabs - L'incendio dell'amore, nota di Rita Pacilio" Mercoledì, 9 agosto 2017Poesia d'estate: Merico, Ravizza, Brandolini, Cardinali - nota di Rita Pacilio La poesia e il caldo dell’estate duemiladiciassette (nota di Rita Pacilio)
Estate duemiladiciassette: caldo e incendi, caldo e piogge torrenziali,
caldo e vento, caldo e dipartite di innumerevoli amici. L’Italia sembra
stia bruciando viva nella morsa di un’estate che procede al di là delle
responsabilità personali. Eppure c’è voglia di poesia con la consapevolezza
di andare nel mondo verso tutti sondando animi, aspettative e motivazioni
umane. Con la parola ci si occupa di se stessi, degli altri per mettere a
nudo la propria appartenenza alle vicende di tutti: il poeta diventa un ascoltatore com-prensivo, determinato a dichiarare l’esistenza
come un conflitto sempre aperto sui problemi più rilevanti dell’Universo.
Contro Venere
di Alessandra Merico – I quaderni del Bardo Edizioni, 2017
Se al poeta è concesso opporsi al modello tradizionale della poesia, intesa come mimesi dell’esperienza oggettiva non gli è, invece, possibile fuggire dalla realtà sia che scelga la via dell’estetismo o della speculazione metafisica, oppure sia attratto dalla ribellione avanguardistica (Gabriele Morelli). Alessandra Merico, nel suo lavoro poetico Contro Venere, sceglie di partire dall’esperienza personale per porsi di fronte alla poesia moderna immergendo il soggetto, l’essere umano sacro e fragile, in continua lotta con il sentimento, nel conflitto palpabile del sentimento stesso. È l’amore, puro e spesso umiliato, che viene a trasformarsi in un diario originale tra senso ed esperienza. La musicalità del verso libero vigila sulla creazione della coscienza che in queste pagine, si ribella, combatte e agisce, non in maniera moralistica, ma con sensibilità e indagine visionaria. Si sviluppa il discorso linguistico: le immagini intime e sociali, il perdono simbolico, la temporalità, la vendicazione, la guerra, nei diversi registri emozionali, richiedono l’esigenza della verità e la sua stessa ricerca. La formula del rapporto con il mondo reclama una riscrittura e una ricreazione della stessa storia. Merico si esprime in prima persona confessando lo sguardo consapevole sul senso sottile di amare. Lo fa alla sua maniera inscenando una pièce teatrale. Continua a leggere "Poesia d'estate: Merico, Ravizza, Brandolini, Cardinali - nota di Rita Pacilio" Domenica, 14 maggio 2017Donato Di Poce - Poesie, una nota di Rita Pacilio La visione policroma di Donato Di Poce Quattro opere poetiche di Donato Di Poce: La zattera delle parole (Campanotto Editore, 2005) La stanza di Arles (CFR Edizioni, 2014) Ut pictura poesis (com press, 2016) e Rompete le righe (Campanotto Editore, 2016). Un lungo percorso tra la parola e ogni forma d’arte per evocare i suggestivi panorami del mondo. Nessun verso è articolato senza l’incitamento fascinoso di suoni, giochi grammaticali e rigore intellettuale. Il rapporto tra l’arte visiva e il linguaggio poetico, non si disgiunge dalla consapevolezza della memoria in cui il segno e il senso si relazionano con il tempo e il surreale. Lo studio delle vicende umane sui dipinti segue una selezione rigida e critica che ripristina le logiche e i frammenti autonomi da salvaguardare. Un’operazione che prevede attenzione, lettura e ascolto dell’opera che si ha di fronte al fine di penetrare l’aura misteriosa che la sovrasta. Le dediche poetiche, gli aforismi, ogni verso ci rimanda a interpretazioni dell’incontro e del distacco di luoghi e quotidiani perduti, ritrovati, cambiati e rinnovati dalla ricomposizione visionaria dei fatti. Pagine a tema, dall’approccio storicistico, rincorrono le attività essenziali dell’autore che cristallizza i disagi esistenziali e la profondità delle cose trasformando il ‘nuovo’ in una ennesima devozione. Sembra che Di Poce oscilli tra lo slancio del divenire e l’incertezza del presente traducibile esclusivamente attraverso la poesia. La poesia che esplode nella voce e nell’estetica di cui si arricchisce in modo fecondo e naturale. Quindi, la funzione della parola diventa centralità e scopo per il ritorno alle forme ispirate direttamente dalla realtà, quasi a sentirla come metalinguaggio, per meglio descrivere situazioni contemporanee e panorami postmoderni. La sensibilità capta ogni suono dall’opera mettendo in contatto stretto immagine, regole semantiche, conoscenza dei quadri cromici, luce e strati sincronici a volta celati. (rita pacilio) Continua a leggere "Donato Di Poce - Poesie, una nota di Rita Pacilio" Domenica, 22 gennaio 2017Sette poete scelte da Rita Pacilio La poesia genera vita? Le credenze intuitive sono dure a morire, come quelle che si riferiscono al movimento, e molto spesso vengono applicate alla poesia. Quando ciò accade si perde la direzione rispetto alle credenze originarie e all’impegno verso l’esistenza. L’artista applica, così, il coraggio della declinazione poetica svelando la giusta direzione, ma se chiedessimo a tutti coloro che scrivono poesie quanti libri hanno letto riceveremmo risposte che rientrerebbero in poche ed esclusive categorie. In tutti, comunque, riscontreremmo imbarazzo come fruitori del lavoro altrui. Subentrano dilemmi complicati in relazione al proprio stato emotivo e al linguaggio che da denotativo si modula in connotativo quando la creatività esiste e persiste. Spesso, però, lo stesso scrittore di versi, è portato ad analizzare la propria scrittura come carica di alta espressività senza misurarsi con la critica e senza affrontare alcuni equivoci di fondo. Infatti, l’arcana e sterile diatriba sul talento innato e acquisito avanza inesorabile alterando la comunicazione, quindi il confronto. Il tentativo di fornire modelli interpretativi validi per la valutazione si articola sempre di più a carico di poche voci che a volte sono sottomesse a condizioni lavorative e di mercato. La selezione/valutazione viene a identificarsi con il luogo comune diventando credenza. Come riuscire a essere fedeli a un libro? Come costruirlo e poi, come leggerlo? A volte sembra non ci sia scampo: molti lavori risultano inutili e sovrabbondanti per la letteratura che si stacca sempre più dal nome per diventare universalità, arte. Altri libri sono piccole gemme che fanno fatica a sopravvivere alla convenzione, al potere poetico. (Rita Pacilio) Laura Maria Gabrielleschi nella sua raccolta Di padre in padre edito La Vita Felice, 2016 si
mette in rapporto diretto con gli affetti accostandosi con delicatezza e,
in maniera straordinaria, alla realtà senza mai esserne sopraffatta o
manipolata. Nelle due sezioni – Di padre in padre e Al canto del gallo - viene narrato il rapporto
genitoriale con l’animo di figlia per entrare nell’assenza temporale e
materica da conoscitrice esemplare del dolore. Il tempo e la manifestazione
emotiva sovrastano i versi in cui la direzione poetica denuda bellezza e
ispirazione.
* Tu dimenticato nelle mattine soleggiate, di baci infantili, di viaggi senza sosta tu sempre assente nei risvegli io tra braccia sconosciute e la fatica di essere un volto di anno in anno di padre in padre.
* Se vorrai tornare ancora ti aspetto vicina a quel muretto basso che nessuno ha mosso ci sono più piante nell’orto e una mimosa gigante è cresciuta senza che tu la vedessi. Non è uguale la casa e nemmeno il mio viso il cuore piccolo come allora.
* Ho conosciuto uomini chiamarli amore mi conforta tutti sembrano felici qui. Non ero una brava bambina?
Sono fedele a poche cose vorrei essere fedele a me stessa fare il giro del mondo questo avrei voluto fare da bambina oggi riesco a fare solo passeggiate innocenti, senza pensare. Non ero bellissima?
Da vent’anni non taglio i capelli dormo male il telefono ha smesso di squillare in sogno tutti i volti si assomigliano. Perché te ne sei andato?
Laura Maria Gabrielleschi è nata a Lucca. In poesia ha pubblicato i seguenti libri: Le case degli anni con prefazione di Dario Bellezza (Del Giano, 1994); Amore allo specchio (LietoColle, 1997); Dialogo con la madre con prefazione di Franco Loi (Bastogi, 1998); Inizio senza nome (Nicolodi, 2001); Compagno d’occasione (Polistampa, 2007). Nel 1997 ha vinto il premio Montale per gli inediti pubblicati in 7 Poeti del premio Montale (Scheiwiller). È presente in diverse antologie. Continua a leggere "Sette poete scelte da Rita Pacilio" Lunedì, 5 dicembre 2016
Settembre (Raffaelli Editore, 2009) Occhi scritti (Raffaelli Editore, 2011) Odore d’Italia (Raffaelli Editore, 2011) La poesia di Pasquale D’Alessio transita attraverso dimensioni naturali e sociali. La sostanza delle visioni, che si susseguono in maniera teatrale, reinventano, volontariamente, l’anima letteraria. Per questo motivo alcune poesie si sdoppiano dal reale alienante … Ci calano nell’acqua/Mastichiamo rugiada/ S’inciampa. Legno rotto/ Chiodi. Piedi. Occhi stesi/ Chiusi. Massa umana/ Ci distingue il sole/ Ci asciuga … Bambini. Donne. Uomini/. È da tenere in forte considerazione il gioco teatrale dei sensi poetici: le matrici sono multiformi e relative a un riscatto emozionale dalla sofferenza Giorni di dolore/ Spavento/ Questo vento/ Ti porta via la carne/. Emergono tematiche che vengono direttamente dal mare e dai paesaggi/accadimenti mediterranei fortemente interiorizzati … asciuga la schiuma del mare... Sulla spiaggia la notte … L’autore si lascia toccare da tensioni sociali in cui il significante rende dignità alla storia dell’umanità … Da dover fuggire/Non arriveremo/Né ritorneremo/La disperazione sbatte/ Rompe muscoli contro le onde/... Sembra che alcuni passaggi siano corretti dalla ragione che esercita la forza dominante per reggere storie umane, sentimentali in frantumi. Quindi, la poesia diventa l’antidoto per architettare sublimazioni e analogie, cioè una combinazione, non solo sintattica, ma filosofica per comprendere meglio gli infiniti mondi paralleli e per costruire il senso del tempo … Ho chiesto al mare/ Di ciò che passa/ Ho guardato le onde/ E’ di come passa. E’/ Il senso del tempo/. I destini, velati di nostalgia, conducono a un’indagine della realtà che si compie in maniera inesorabile: bisogna rivelare il vero, I nastri erano molti di più/ … Bugie e falsità … Bagagli manomessi … rovesciare scelte giuridiche, inchieste giornalistiche La mia macchina fotografica/ Cosa/ Poteva esserci dentro da spaventare tanto utilizzando i versi come scarto tra il passato e il presente, tra il dolore e la trasparenza. Tenere unite le coscienze sociali è di primaria importanza: la poesia come risposta necessaria al senso di scontatezza, di precarietà. Come corda tesa per stare in equilibrio. (rita pacilio) Continua a leggere "" Martedì, 11 ottobre 2016Antonio Bux - Kevlar, nota di Rita Pacilio Antonio Bux - Kevlar – Società Editrice Fiorentina, 2016
La raccolta poetica Kevlar di Antonio Bux, divisa in due sezioni: Capitanata e altre poesie e L’oppio di Barba, ci rimanda immediatamente alla musicalità, al suono di un controcanto tra luogo e significato, tra disposizione strofica e ricongiunzione de la chose envolée spostando continuamente il baricentro dalla dottrina ontologica e purgatoriale del mondo ai luoghi fisici e metafisici della coscienza. Musicalità, struttura e spazio (la musique avant toute chose, la musica prima di ogni altra cosa, Verlaine) concedono il suono del senso, o il senso del suono in cui significante e significato sono in continua corrispondenza come compito primario e necessario del poeta. Attraverso l’uso consapevole della metafora, a volte drammatica e sigillata nella sua misteriosa propaggine, si realizza l’atto creativo in cui terrestre e immaginazione offrono un tono privilegiato all’osservazione/celebrazione del reale. La sensibilità dell’autore non si esprime sic et simpliciter per se stesso, ma a nome di tutti gli altri che sono esseri pensanti e viventi nel mondo. Dunque, l’io lirico, la voce parlante di Valéry, supera la consuetudine del linguaggio abitudinario: non un individualismo per fervore creativo, ma un’acutezza di ingegnosa creatività che porta l’individuo-poeta a fondersi indissolubilmente con l’umanità intera. C’è, dunque, una chiara e dinamica consapevolezza della prevaricazione degli oggetti sulle creature, quasi ad accostarsi alla corrente poetica del realismo terminale di Guido Oldani. A tratti la versificazione, mai scontata o abusata, ci persuade, infatti, a concepire l’uomo singolo succube della vicenda cosmica del consumismo (materiale e intellettuale) venendone sopraffatto, inibito. Il simbolismo, come mezzo poetico, stabilisce un rapporto intimo e conciliante con la quotidianità creando una esperienza sensitiva e onirica come maniera di generare, riscrivere in abbondanza i tratti della modernità. Tempo (tempo tra composizione e ispirazione; tempo che smentisce la staticità delle cose e la continuità degli accadimenti), spazio (viaggi e spostamenti geografici tra la Catalogna e la Puglia e il luogo intimo della poesia, il suo paesaggio), vita (coscienza del sé e ruolo immaginario, interiore, incontro/scontro con il quotidiano), morte (i dialoghi con i poeti defunti e la resistenza alla fine grazie all’allegoria del kevlar), memoria (ricordi e sedimentazioni scrupolose della forma) rimangono le tematiche portanti della scrittura di Antonio Bux che sfida con audacia le forme nuove di espressione provocando la piacevole polemica tra etica ed estetica, tra premeditazione e dignità poetica. (Rita Pacilio) Continua a leggere "Antonio Bux - Kevlar, nota di Rita Pacilio" Mercoledì, 21 settembre 2016Emilio Capaccio - Voce del paesaggio, nota di Rita Pacilio Emilio Capaccio - Voce del paesaggio – Kolibris, 2016
Alla mia famiglia , inizia con una dedica il bel libro di poesie di Emilio Capaccio dal titolo Voce del paesaggio, edito da Kolibris, 2016, e l’incipit … Ma la vita, la vita, la vita, la vita è possibile solo reinventata (Cecília Meireles) definisce quanta realtà è insita nei versi della raccolta. Se il poeta è il tramite tra la poesia e il misterioso reale, allora qui troviamo numerosi suggerimenti per lo spirito e per la società intera. Il discorso, sin dalle prime poesie, si fa tensione: dalla parola emerge la nostra storia e le sue ragioni. Le continue guerre, le uccisioni per nome di un Dio che non porta nome, i valori decapitati dall’opportunismo economico e dai compromessi, sono in rapporto vivo con l’animo dell’autore che non dimentica di sorprendersi e stupire senza esprimere giudizi moralistici, ma, corrispondendo a ciascuna forma di dolore intimo e sociale. Così la voce di Capaccio si intreccia con quella delle coscienze dell’umanità rivendicando il diritto di pace e di amore, opponendosi con forza alla tragicità della realtà. In verità il profondo monito è rivolto al senso di responsabilità e di colpa divenuto sempre più minimo dentro di noi; ecco perché interviene la poesia. Il poeta ha necessità di indicare a se stesso la via possibile da percorrere, attraverso il linguaggio, per comprendere l’esperienza umana e per lottare contro di essa al fine di salvarsi dall’abbandono, dal fallimento, dalle solitudini. La poesia non viene prima degli accadimenti, ma all’interno di essi, nell’attraversamento dei dubbi e dei contrasti, come possibilità di purificazione, come operazione di salvamento. Bisogna partire dalla creazione, dall’inizio, dalla nascita, per raggiungere l’innocenza, la verginità delle cose sensibili e, la prosa, la narrazione degli antefatti, servono all’autore per raggiungere lo stato di contraddizione dei luoghi della volontà, più intimi, procedendo verso i labirinti della verità. Accostarsi alla realtà della parola consente di essere in più luoghi, in più paesaggi e lì trovare le risposte semplici, le più audaci e irrinunciabili. Sono gli intrecci delle tradizioni e la prospettiva intellettuale della bellezza a illuminare l’autore che si accosta e misura il sublime e il terribile del mondo con intelligenza e saggezza, unica modalità per sentirsi vivi, consapevoli, pronti nella vita. (rita pacilio) Continua a leggere "Emilio Capaccio - Voce del paesaggio, nota di Rita Pacilio" Martedì, 12 luglio 2016Emilio Paolo Taormina - Le regole della rosa, nota di Rita Pacilio Leggendo i versi di Paolo Taormina
nota di Rita Pacilio
La poesia è sempre una rivoluzione
La poesia è sempre una rivoluzione, una tempesta che rivolta la realtà dando forma nuova e in crescita alle cose. Rovesciare e mutare diventano, quindi, lo stesso fenomeno in cui soggetto/mondo e lettore/mondo assumono la stessa veste complessa e interrogativa. Sì, il poeta continua a interrogarsi anche senza fare domande esplicite rimproverando gli accadimenti, lamentandosene in maniera forte e sonora e, allo stesso tempo, amandoli, adorandoli perché capaci di mandare in frantumi le paure e le inquietudini. La realtà è contemporaneamente donazione e purgamento, cioè ricongiunzione delle ambiguità e delle molteplici verità dell’esistente. Tuttavia persevera la tensione che si distende nella parola mobile, strumento per affermare il ritmo fonetico da cui parte l’idea silenziosa e assolutamente elevata dell’annuncio del cosmo. L’essenzialità del verso, la sua spaziatura sperimenta l’ancoraggio naturale al battito, al respiro ancestrale in cui è accolta e rispettata l’espressione implicita ed esplicita della parola nuda, spietatamente degna del proprio artefice. Ecco, questa è la matrice portante dei versi di Paolo Taormina nei lavori poetici ‘Il sole dell’esilio’ (Forum quinta generazione, 1992) e ‘Le regole della rosa’ (edizioni del Foglio Clandestino, 2014), libri in cui è ben chiara la dinamica e la prospettiva evolutiva del suo compito poetico. La fedeltà alla vocazione visionaria implica la chiamata alla condizione esistenziale per liberarsi nella solitudine autentica del proprio essere. Condividere le memorie, le consapevoli banalità quotidiane rende credibile il punto centrale della forma significante che aspira all’essenziale – scenograficamente è il rinvio della parola allo spazio/stanza/accapo - per poi allargare il panorama dell’interno/esterno verso l’esterno/interno. Non bisogna sottovalutare il valore sovrano del ricordo che mantiene la sua durata in modo punitivo, perché, diagnosticando continuamente la leggerezza delle cose, cadiamo in fallo ostinatamente. Il mondo e ogni oggetto è perennemente in bilico, infatti, è inevitabile e comprensibile la nostra chiave di lettura, sguardo che muta con il passare degli anni e che ci mostra l’incostante forme delle cose. La poesia, allora, è l’unica realtà possibile in cui gli elementi probabili della vita possano dare un senso al tempo passato e al presente in cui la confusione e l’alienazione dell’uomo si identifica misteriosamente e in modo surreale con i luoghi dello spirito. Continua a leggere "Emilio Paolo Taormina - Le regole della rosa, nota di Rita Pacilio" Martedì, 19 aprile 2016Cinzia Marulli - Percorsi, nota di Rita Pacilio Cinzia Marulli - Percorsi - La Vita Felice, 2016
Ogni poeta, per conoscere il mondo, diventa filosofo dirigendosi verso lo sconfinamento dell’esistenza con sguardo e sensi vigili. Ogni poeta si incanta ed eredita ricordi e interrogativi del passato rendendoli vivi, sempre originali, grazie alla ricostruzione di ipotesi, confronti e intrecci etico/emotivi. Cinzia Marulli, nel suo recente lavoro poetico Percorsi, edito La Vita Felice, 2016, infatti, si serve delle esperienze tangibili e invisibili per collocare parole sagge e di senso in componimenti poetici che interpretano aspetti esistenziali, distanti e prossimi, tra la memoria e il panorama socio/emotivo dell’uomo contemporaneo. Abitare luoghi emotivi serve ad accompagnare il proprio percorso psicologico e intellettualistico verso l’accoglimento della vita, intera, scomposta e sezionata, sollevando gli aspetti più significativi e, a volte, impercettibili. Ecco perché l’autrice indaga tra le discrepanze e le contraddizioni umane sottolineandone la coscienza e la dimensione sensibile/razionale dell’io. Il desiderio è quello di fondersi con la natura, ascoltarne la voce, lasciarsi sedurre dalla consapevolezza che tutto nasce e muore nella terra, anche i ricordi o la malinconia, la nostalgia. Non troviamo dolore esistenziale, ma inventari, propositi che hanno validità affettive e fremiti propiziatori dell’alienazione del tempo futuro. Le tre sezioni del volume, Il senso bianco delle nuvole, Il paradosso del cerchio, Il riflesso della luce, delineano viaggi fisici e spirituali, transiti che compensano il processo di umanizzazione del soggetto/oggetto inesplorato e rinnovato. Riflettere sugli aspetti molteplici ed evocativi del male, del superfluo, del dolore, permette di sviluppare itinerari a cui attingere per trovare risposte e ristoro, riconoscimento e rinascita. Le parole, allora, si trasformano in monumenti progettati per realizzare coraggiose interpretazioni del cosmo e setting da cui partire e/o ritornare comprendendo, così, la vita nella sua interezza, nel suo impianto complicato, conflittuale e, contemporaneamente, semplice, delicato. Marulli ricrea con slancio, i tasselli della celebrazione dei valori, quei lineamenti di un mosaico vertiginoso e leggero in cui le figure centrali sono naturalistiche (fiore, vento, sole, terra). È qui che si completa la pianificazione razionale e spirituale dell’autrice romana, riscrivere i significati dei segni umani, culturali. (rita pacilio) Continua a leggere "Cinzia Marulli - Percorsi, nota di Rita Pacilio" Martedì, 15 marzo 2016La vita dipinta e suonata con la poesia, nota di Rita Pacilio La vita dipinta e suonata con la poesia, tempio di bellezza! (libri in lettura)
Bisogna avere sempre uno sguardo amorevole e profondo sulle parole visionarie dei poeti per lasciarsi condurre, con azzardo e fiducia, non solo verso la
via dell’arte, ma, soprattutto, lungo il percorso di dialettiche e cognizioni che mettono a nudo la storia umana. Il lavoro svolto dai poeti evidenzia e
rivela lo stato delle cose in modo trasparente, sia in virtù della generosa genialità artistica, sia per la confessione filosofico-critica del
mondo insita nelle opere. Attraverso il luogo e lo spazio della poesia si muovono parole e immagini che impastano e, nello stesso tempo, filtrano, la
bellezza, il simbolismo del linguaggio, il desiderio visionario, le intuizioni sensibili e gli ascolti empatici. Bisogna avere l’anima e i sensi capaci di
percepire e svelare il creato in modo relativo e potente per avvicinarsi pienamente alla poesia. Questo è il tentativo a cui tendo quando poso gli occhi
sulle parole di un nuovo libro di poesie, che mi viene donato, i cui progetti validi e i pensieri ivi rappresentati, sono, per me, un’ulteriore possibilità
di confronto, di stupore. È vero, si scrive troppo a dispetto della lettura e l’approfondimento culturale, molto spesso, viene tralasciato, omesso: non a
caso alle presentazioni di nuove raccolte poetiche assistiamo a scene di assenteismo collettivo. Numerosi, però, sono gli autori che ambiscono a essere
letti, annunciati, sostenuti e, frequentemente, questa ambizione/aspettativa diventa frenetica e controproducente, perché non si è concentrati
sull’affidamento dell’opera e sul suo destino, ma sulla corsa verso l’agognato successo. La meraviglia di questo panorama resta il cuore dell’essere umano
che è, inesorabilmente, al centro della parola poetica e, quindi, sotto osservazione da parte dei lettori e dei critici. Dalla parola poetica bisogna
partire e lì bisogna fermarsi per arrivare al concetto fondamentale che la poesia è il luogo magico in cui i limiti artistici contengono l’abitabilità del
mondo intero.
L’operatività della poesia precede, con fede e riflessione, la rappresentazione della realtà: questo è il filo conduttore delle poesie di Raffaele Barbieri (‘L’abito nuovo – Edizioni Delta3 - 1997 seconda edizione) in cui l’espansione dell’idea
poetica è funzionale alla traversata lungo le vicende quotidiane. Con un linguaggio pulito l’autore riconosce i paesaggi territoriali ed emozionali
dell’infanzia e dell’età matura traducendoli saggiamente in logica del senso.
Gemito nella notte Dormiva. Ebbe un sussulto. Qualcosa la spaventò. Subito si sentì mancare. Aveva un groppo alla gola non una lacrima bagnò il soffice cuscino gelato. Era in compagnia della sua solitudine, brividi di terrore le percorsero la schiena impadronendosi della sua pelle. Aveva bisogno di tenerezza doveva abbracciare qualcosa che sapesse d’umano, solo una pallida eco fu la flebile risposta al suo gemito febbrile.
Frammenti di sale Il sogno nel cassetto resterà chiuso a meno che qualcuno non introdurrà un poco d’aria. La brezza che sfiora sensuale i tuoi capelli ha un senso del mistero che non sarà svelato. Il dolce meriggio che s’erge verso il mare s’infiamma di bagliori allucinanti, il crepuscolo che lo pressa attenuerà di molto i suoi forti colori. Il pescatore mutuo che torna verso riva è solo un uomo stanco: un’anima alla deriva. Io amo la dolcezza d’un bimbo che sorride non sospetta che il domani amaro poi sarà. Continua a leggere "La vita dipinta e suonata con la poesia, nota di Rita Pacilio" Giovedì, 4 febbraio 2016Sguera e Aprile: Il mondo caotico e il sublime, nota di Rita Pacilio Il mondo caotico e il sublime Per Aspera poesie 1990/2010 di Nicola Sguera - Delta3, 2013
La parola si respira, respira e a noi si impone come viva e urgente: in quanto necessaria è oltremodo esigente. Da un lato ci chiede ascolto e
partecipazione, dall’altro scava dentro l’atto mistico e simbolico della complicata realtà. La raccolta poetica dal titolo Per Aspera poesie
1990/2010 di Nicola Sguera per i tipi editoriali Delta3 - 2013, venuta alle stampe nella collana Pugillaria diretta da Paolo Saggese, conferisce,
all’acuto lettore, il contrasto vissuto tra la consapevolezza e il dolore nostalgico dell’essere umano che eleva lo spirito a un grado catartico, verticale
e illuminante. Nelle cinque sezioni si succedono, in una metrica moderna e arguta, metafore laiche e cerebrali a versi altamente spirituali che rimandano
ai testi di Luzi, Turoldo, Bonnefoy e Rebora. Il potere trascendente e le sostanze concrete delle realtà passano attraverso tematiche che riguardano
l’amore, il ricordo, l’immaginazione e la morte. Il caotico mondo, correlato di oggettività, non si ripiega su se stesso, ma, attraverso la mente del
poeta, si riconduce all’epica della felicità, condizione auspicabile quando si celebra l’anima e l’energia vitale. La morte e la vita sono certezze a cui
soccombe il mondo convertito al pensiero nobile e poetico e solamente la pulsione del riscatto, della pace donata dal Dio della speranza e della
resurrezione può giustificare il sacrificio del buio, della paura, del dubbio. (rita pacilio)
Come le chiese mattutine vuote di uomini e inferno. Come i cimiteri invernali, pieni del canto di passeri su cipressi che si curvano al vento come monaci zen. Passi lievi, fiammelle rosse accese per la notte.
Sarà lunga la notte, quanto la vita stessa. È fredda la notte, ma si spera qualcosa fino a quando la fiamma brucia e cola la cera sulle tombe bianche, sulle ossa stanche. Continua a leggere "Sguera e Aprile: Il mondo caotico e il sublime, nota di Rita Pacilio" Giovedì, 14 gennaio 2016Domenico Cipriano - Il centro del mondo, nota di Rita Pacilio
Il centro del mondo , di Domenico Cipriano per i tipi editoriali transeuropa, 2014, è un lavoro poetico che rivela notevole carattere lirico. Le sette sezioni della raccolta si insediano nella mente del lettore, e, una dopo l’altra, vengono ricongiunte all’unica fonte inesauribile: la natura. È nella propria terra che sono riconoscibili le profondità dell’esistenza e dell’interrogazione dei paesaggi. In questo senso la terra/paesaggio/casa parla ed è strumento incarnato che respira, che si inquieta. La bellezza del verso è imbastita dall’ispirazione che nasce e si rafforza quando il poeta osserva e celebra il mondo dall’orizzonte e, contemporaneamente, dal centro di ogni cosa. Gli elementi individuali si arricchiscono di potenza originale e diventano preziosi nel momento in cui l’occhio dell’autore allontana gli orpelli superflui dei pensieri e ricerca la castità della parola. La consapevolezza dello scavo e la prospettiva simbolica contribuiscono a dare coscienza allo stile linguistico asciutto e conversevole mi soffermo e scruto/la piazza dal basso. L’autore si immerge nel tempo e lo attualizza in quesiti e risposte: nell’esperienza del viaggio poetico Domenico Cipriano propone testimonianze della nostra vita capaci di cambiare gli scenari e le ambiguità delle percezioni. Gli sfondi naturali/naturalistici trasformano la poesia in un percorso etico, in un nuovo luogo in cui l’idea si integra alla parola, al suono, al significante. Il dolore, ogni esiguità storica, viene espresso come un invito a essere nel mondo in modo attivo e visionario. I territori, intimi/sociali e ideali, sono guidati da toni e da immagini di estrema sensibilità, comportamenti energici collocati sullo sfondo del passato/presente perduto e desiderato - mutando i colori ricordi/che tornerà settembre. In questo libro i sentimenti e la razionalità intrattengono la realtà che instaura un rapporto di complicità con le pulsioni arcaiche; infatti le ansie e le rassicurazioni contornano la vitalità delle strade in cui la vocazione di chi scrive trova dimora, in ogni caso, permanenza. (Rita Pacilio) Continua a leggere "Domenico Cipriano - Il centro del mondo, nota di Rita Pacilio"
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