Venerdì, 19 novembre 2010
La poesia vive, anche, di echi. Ovvero di quegli agganci che non solo ti fanno dire "ecco, questo mi ricorda Saba", ma allo steso tempo arricchiscono quello che stai leggendo, ampliandone il significato. Questo ovviamente non sempre, ma sicuramente quando ciò che stai leggendo attinge artisticamente a una tradizione che non sia "preventivamente uccisa e mummificata", secondo le parole del grande triestino.
E' proprio di lui che sto parlando. Nell'ultimo articolo pubblicato su IE uno dei testi proposti mi aveva richiamato decisamente alla mente una delle poesie di Umberto Saba che amo di più. Si tratta di "Ulisse", contenuta nella plaquette Mediterranee pubblicata nel 1946, e poi ricompresa nel Canzoniere (Torino, 1957), una delle "ultime tra le mie ultime cose" (ma come sappiamo non furono davvero le ultime della carriera di Saba).
Una poesia "facile", se si vuole, e arcinota. Ma anche, a mio avviso, una poesia perfetta.
Nella mia giovanezza ho navigato
lungo le coste dalmate. Isolotti
a fior d'onda emergevano, ove raro
un uccello sostava intento a prede,
coperti d'alghe, scivolosi, al sole
belli come smeraldi. Quando l'alta
marea e la notte li annullava, vele
sottovento sbandavano più al largo,
per fuggirne l'insidia. Oggi il mio regno
è quella terra di nessuno. Il porto
accende ad altri i suoi lumi; me al largo
sospinge ancora il non domato spirito,
e della vita il doloroso amore.
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Martedì, 21 agosto 2007
Sempre a proposito di Umberto Saba, ho rinvenuto sul sito di RaiLibro un interessante articolo sulle "Cinque poesie sul gioco del calcio" - che avevo già citato in questo blog - con file video allegato in cui il poeta ne legge quattro.
dall'articolo: "(..)Il video che proponiamo rende pienamente merito all'autore. Saba legge quattro delle "Cinque poesie" (manca Fanciulli allo stadio). Lo fa in casa sua, sul tavolo di cucina, col libro aperto davanti a una caffettiera, in vestaglia da casa, con la finestra alle sue spalle chiusa per esigenze di ripresa televisiva.
Pochi capelli fuori posto, la barba non fatta di alcuni giorni, gli occhiali che evidenziano un leggero strabismo, la voce resa ancora più stridula dall'età: se un'immagine di Saba si poteva avere migliore di questa, sarebbe stato difficile da trovare. Un'immagine profondamente inquietante. Basti provare, per confronto, a paragonarla a tanti letterati "di successo", di oggigiorno e anche del passato, a tanti dei volti che noi stessi di RaiLibro abbiamo raccolto nei nostri ritratti. Quanta distanza dai loro lettori esprimono quei volti rispetto a questo di un uomo anziano che espone se stesso in maniera così piana, senza barriere.(..)"
L'articolo è reperibile qui. Il video, in formato .ram, necessita di Real Player. Il copyright di tutto il materiale è della Rai.
Sabato, 18 agosto 2007
Dopo le risposte date al questionario di Luigi Nacci su Umberto Saba da Davide Nota e Matteo Fantuzzi, e i link a quelle di Massimo Sannelli e Biagio Cepollaro, pubblico di seguito quelle di Andrea Margiotta, che gentilmente mi ha inviato.
Questionario su Umberto Saba
LN: Ritieni che Umberto Saba possa essere considerato uno dei poeti maggiori del Novecento italiano? Che tu risponda sì o no: per quali ragioni?
AM: Su Umberto Saba, più che un’ epoché fenomenologica cioè una sospensione del giudizio, mi riservo un giudizio frammentariamente formulato ma ancora in sospeso… Sono combattuto, stretto tra due fuochi: una parte di me si sente attratta e portata a considerarlo un grande del ’900, e in strana e incredibilmente misteriosa sintonia con l’ultima (e più personale) mia poesia; un’altra parte, quella che ama Campana, Lorca, certo D’Annunzio, Foscolo e Baudelaire e Rimbaud, quella che ha frequentato i Luzi e i Bigongiari a Firenze, quella che ama il Montale più araldico delle Occasioni e della Bufera ed Eliot e Pound, lo sente estraneo… Come vedi, forse anche per me ci sarebbe stato bisogno del dottor Weiss…
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Giovedì, 16 agosto 2007
Dopo Davide Nota (v. post più sotto) anche Matteo Fantuzzi mi invia (e lo ringrazio) le sue risposte alle domande poste da Luigi Nacci su Umberto Saba. Insieme a quelle di Sannelli e Cepollaro (v. link più sotto) cominciano a dare un quadro interessante (e anche diversificato) della percezione dell’opera di Saba da parte delle ultime e penultime generazioni.
Questionario su Umberto Saba
Ritieni che Umberto Saba possa essere considerato uno dei poeti maggiori del Novecento italiano? Che tu risponda sì o no: per quali ragioni?
Credo che Saba come Montale abbia influenzato molto il Novecento poetico italiano. In questo vedo l’importanza di Saba e credo che questo lo metta all’interno di quel filone “maggiore” proprio perché la sua opera s’è collocata all’interno di quel percorso che poi nel bene o nel male s’è dimostrato dominante negli ultimi anni del Novecento e che ancora oggi troviamo come maggiormente accolto all’interno della Poesia Italiana e guardo particolarmente alle nuovissime generazioni che sembrano davvero molto vicine a Saba se per esempio prendiamo come riferimento un’antologia come Nuovissima Poesia Italiana (Mondadori, 2004)
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Venerdì, 10 agosto 2007
In aggiunta a quanto postato da Davide nota sulle domande rivoltegli da Luigi Nacci su Saba (un metodo di indagine ormai consueto per Nacci, vedi anche il suo libro "Trieste allo specchio"), mi permetto di segnalare, tra quanto reperibile in rete, anche le risposte di Massimo Sannelli e di Biagio Cepollaro
Domenica, 5 agosto 2007
Davide Nota mi invia da pubblicare (e lo faccio volentieri) alcune sue considerazioni su Saba - in risposta al questionario che Luigi Nacci ha sottoposto in proposito ad alcuni poeti -, con l'intento (sono parole di Davide) di "farlo uscire, perchè altrimenti rimarrebbe nell'oblio e invece credo che ci sia qualche spunto di dibattito interessante". Quanto all'oblio volevo dire a Davide, ma non l'ho fatto, che si tratta di una pia illusione e perciò stesso eroica, per la natura stessa del mezzo, labile e sfuggente. Il lavoro del blogger assomiglia un pò troppo a quello di Sisifo (ma anche quello del poeta, in un certo senso). Elementi di interesse, invece, ce ne sono a iosa, da affrontare però superando certe vischiosità storicistiche della critica accademica per andare a vedere invece, di Saba e di altri "maestri", come ancora vivano nell'esperienza poetica attualissima, dei giovani e meno giovani. E' il discorso, fatto altre volte, su tradizione/innovazione. Spero che Nacci lavori in questo senso.
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