You see those breakers coming around Pigeon Island bowing like nuns in a procession? One thing I know, when you're gone like my other friends, not to Thailand or Russia, but wherever it is loved friends go with their different beliefs, who were like a flock of seagulls leaving the mirror of the sand, or a bittern passing lonely Barrel of Beef, or the sails that an egret hoists leaving its rock; I go down to the same sea by another road with manchineel shadows and stunted sea grapes dwarfed by the wind. I carry something to read: the wind is bright and shadows race like grief, I open their books and see their distant shapes approaching and always arriving, their voices heard in the page of a cloud, like the soft surf in my head.
III
Li vedi quei frangenti che attorno a Pigeon Island si prostrano come suore in processione? Una cosa la so, quando sarai andato come gli altri miei amici, non in Thailandia o in Russia, ma ovunque vanno con i loro credi diversi gli amici più cari, che erano come uno stormo di gabbiani che lascia lo specchio della spiaggia, o un tarabuso che sorvola il solitario Barrel of Beef, o la vela issata da un'egretta quando lascia il suo scoglio; scendo al solito mare da una strada diversa con le ombre delle mancinelle e le uve di mare rachitiche a cui il vento blocca la crescita. Mi porto qualcosa da leggere: il vento è limpido e le ombre sfrecciano come il dolore, apro i loro libri e vedo le loro sagome distanti che s'avvicinano, sempre in arrivo, le loro voci udite nella pagina di una nube, come la lieve risacca nella mia testa.
da Sicilian suite
II
I am haunted by hedges of pink oleander along the Sicilian roads, their consonants of gravel under the tires, by stone piles, by walls whose wonder is that there was no need to travel this far, to recognize things I already knew, except, and now it grows, the odd broken castle through whose doors peered a Caribbean blue, and the name Ortigia that rings like crystal in its fragile balance. In the pine's rustle and the silver alder's and the olive's, a difference began, sounds that needed translation. The sea was the same except for its history. The island was our patron saint's birthplace. They shared the same name: Lucia. The heat had the identical innocence of an island afternoon, but with a difference, the way the oleanders looked and the olive's green flame.
II
Sono perseguitato da siepi d'oleandro rosa lungo le strade siciliane, le loro consonanti di ghiaia sotto le ruote, da pile di pietre, da muri la cui sorpresa è che non c'era bisogno di andare così distante per riconoscere ciò di cui mi ero già accorto, tranne, e ora ritorna, quello strano castello in rovina con un blu caraibico affacciato alle porte e il nome Ortigia che tintinna come cristallo nel suo fragile equilibrio. Nel fruscio del pino, dell'ontano argenteo e dell'olivo qualcosa iniziava a cambiare, suoni che andavano tradotti. Il mare era uguale tranne per la sua storia. La nostra santa patrona era nata qui. Condividevano un unico nome: Lucia. La calura aveva l'identica innocenza di un pomeriggio isolano, ma con una differenza, l'aspetto degli oleandri e la verde fiamma dell'olivo.
VII
There was no « affair », it was all one-sided. Bats fretted the treetops then pitched like darts from the pines. At lunch an invisible presence presided over the wines and salads as, in fits and starts, a sinuous organ sobbed to the Bay of the Saracens flecked with gulls' feathers or the sails of yachts, yet balance and perfection made no sense. By the open-air table where I sat alone a flock of chattering girls passed, premature sirens fleeing like pipers from the sudden thought of a stone. Emerald ducks paddled and stabbed their bills in the cool dark well sacred to Arethusa. I wondered in the inching sun how it was known to the ferry's horn, the pines, the Bay's azure hills and the jeering screaming girls that I would lose her or an accordion's meandering sob and moan through the coiled, serpentine alleys of Siracusa.
VII
Non c'è stata nessuna « storia », ho fatto tutto da solo. I pipistrelli ornavano le cime degli alberi poi si lanciavano come dardi dai pini. A pranzo una presenza invisibile presiedeva su vini e insalate mentre, in convulsioni e sussulti, un organo sinuoso singhiozzava sulla Baia dei Saraceni punteggiata di piume di gabbiani o di vele, eppure equilibrio e perfezione non avevano senso. Uno stormo di ragazze cinguettanti passò davanti al tavolo dov'ero seduto da solo, sirene premature che fuggivano come piovanelli dal pensiero improvviso di una pietra. Anatre smeraldo sguazzavano e infilzavano i becchi nella fonte fresca e buia sacra ad Aretusa. Nel sole che avanzava lentamente mi chiedevo come la sirena del traghetto, i pini, le colline azzurre della baia e quelle chiassose ragazze insolenti sapessero che l'avrei perduta o i singhiozzi e i lamenti sinuosi di una fisarmonica nei vicoli attorti e serpeggianti di Siracusa.
Già che siamo in tema, e c’è una certa euforia in giro, riprendo qui una poesia dedicata a Barack Obama, niente meno che del premio Nobel per la LetterarturaDerek Walcott. E’stata “scoperta” ieri dalla Associazione Culturale Gattogrigio sul Times di Londra ed è stata tradotta molto bene da Eleonora Matarrese, scrittrice e traduttrice. Inedita in Italia, credo, vale la pena di essere diffusa. Ringrazio tutti quelli che ci hanno lavorato, a cominciare dalla traduttrice.
Dal tumulto emerge un emblema, un’incisione,
l’alba, un giovane Negro in cappello di paglia e tuta da lavoro,
un emblema d’impossibile profezia, una folla
come divisa dal solco scavato dal mulo,
separata per il suo presidente: un campo screziato di cotone
come neve
quaranta acri, di folla dai presagi prevedibili
che il giovane contadino ignora essere i suoi avi,
mai dimenticati, dai capelli di cotone
mentre sono allineati da una parte, è
una tesa
corte di gufi con gli occhiali e, sul campo
che gli sfugge –
uno spaventapasseri gesticola, bollandolo
con rabbia.
Il piccolo aratro continua su questa pagina rigata
oltre il suolo che geme, l’albero che lincia, la nera
vendetta del tornado
e il giovane contadino avverte il cambiamento nelle vene,
nel cuore, e muscoli, tendini,
finché la terra non rimane aperta come una bandiera, come
la sicura luce dell’alba che colpisce il campo
e i solchi attendono la semina.
Derek Walcott 4.11.2008, traduzione in italiano di Eleonora Matarrese
Alla fine di questa frase, comincerà la pioggia.
All'orlo della pioggia, una vela.
Lenta la vela perderà di vista le isole;
in una foschia se ne andrà la fede nei porti
di un'intera razza.
La guerra dei dieci anni è finita.
La chioma di Elena, una nuvola grigia.
Troia, un bianco accumulo di cenere
vicino al gocciolar del mare.
Il gocciolio si tende come le corde di un'arpa.
Un uomo con occhi annuvolati raccoglie la pioggia
e pizzica il primo verso dell'Odissea
(trad. Barbara Bianchi)
Map of the new world
Archipelagoes
At the end of this sntence, rain will begin.
At the rain's edge, a sail.
Slowly the sail will lose sight of islands;
into a mist will go the belief in harbours
of an entire race.
The ten-years war is finished.
Helen's hair, a grey cloud.
Troy, a white ashpit
by the drizzling sea.
The drizzle tightens like the strings of a harp.
A man with clouded eyes picks up the rain
and plucks the first line of the Odyssey
Epiloghi
Le cose non esplodono:
vengon meno, sbiadiscono,
come il sole sbiadisce dalla carne,
come la schiuma esala nella sabbia,
come il fulmineo lampo dell'amore
non ha un epilogo tonante,
muore invece con un suono di fiori
che sbiadiscono come fa la carne
sotto la pietra pomice sudante,
tutto concorre a dare questa forma
finchè restiamo soli col silenzio
che circonda la testa di Beethoven.
(trad. Gilberto Forti)
Endings
Things do not explode,
they fail, they fade,
as sunlight fades from the flesh,
as the foam drains quick in the sand,
even love's lightning flash
has no thunderous end,
it dies with the sound
of flowers fading like the flesh
from sweating pumice stone,
everything shapes this
till we are left
with the silence that surrounds Beethoven's head.
da Derek Walcott, "Mappa del nuovo mondo", Adelphi 1992.
Derek Walcott è nato nei Caraibi nel 1930. Nel 1992 gli è stato conferito il Premio Nobel per la Letteratura. Dice di sè, con la voce di uno dei suoi personaggi: "Io sono solamente un negro rosso che ama il mare, / ho avuto una buona istruzione coloniale, / ho in me dell'olandese, del negro e dell'inglese, / sono nessuno o sono una nazione". Dice di lui Josif Brodskij: "Walcott non è un tradizionalista, nè un "modernista". A lui non si adatta nessuno degli "ismi" disponibili e degli "isti" che ne conseguono. Non appartiene a nessuna "scuola": non ce ne sono molte nei Caraibi, se si eccettuano quelle dei pesci. Si sarebbe tentati di chiamarlo un realista metafisico, ma il realismo è metafisico per definizione, così come vale l'inverso. E poi, è un'etichetta che saprebbe troppo di prosa. Walcott può essere naturalista, espressionista, surrealista, imagista, ermetico, confessionale - a scelta".
La sua ultima opera edita in italiano da Adelphi, un libro complesso e articolato come un affresco, è "Il levriero di Tiepolo", di cui è possibile leggere un testo e una nota di Ottavio Rossani qui.