Pubblico qui una piccola selezione da "Quaderni dell'impostura" di Alessandro Assiri (Lietocolle 2008), accompagnata dall'introduzione di Chiara De Luca
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Oggi ho aria a sufficienza per dubitare di tutto, per desiderare l'inutile e rifiutare un regalo, per stare chiuso tra le mani di mio padre e sorridere dalla sponda di una foto.
Scatto da una sedia vuota detestando gli oggetti per la loro nudità, la controversia solita per parole troppo scarne,alla fine è un presente da confidare e un passato che rimorde.
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Nessun incanto potrà mai essere sincronia, non c'è meraviglia se non nel distacco.
..e quel piccolo disagio che ogni volta m'inquieta se solo ti allontani, confonde le sirene con soavi armonie.
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..estrometto parole, mentre dovrei invece espellere pensieri.
Quel pizzico di estate che si affaccia e poi veloce schiaccia un sorriso con tutto il suo peso
e sono lì ad aspettare il volto di questa vita cannibale, che anche il vento si stanca di portare, come sempre vorrei proteggerti dalla polvere,
ma in mezzo a noi carezze timide restano appese alle mani e ogni devastante diventa permanente, sbriciolando la paura di quel cielo sbagliato.
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Sospeso in una bolla che confondo spesso con un senso di protezione, traffico con alcune malinconie. Mi nutro di storie, di pagine interrotte, parole smozzicate dal significato ambiguo. Ogni scrittore teme l'esplicito come ogni pittore teme il vero, al confine di ogni disperazione dove si alza il velo sul risibile e tutto ritorna buffa farsa e noi saltimbanchi a giocare ai birilli.
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..questa ostinata ricerca dell'approdo , questo contorno di terra che emerge dall'ansia.
Quale arte esiste senza migrazione, se l'immaginario è saturo come distinguere un turista da un profugo? L'essenza del viaggio è lo smarrimento, il procedere sbandando senza portare a casa il ricordo, concedere all'oblio la capacità di liberare spazio. Sono troppo ostile all'arte che trattiene, evidenzia troppa differenza tra l'esperienza e la distanza.
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Da ciò che temo mi distacco per rifugiarmi nei luoghi del consono
gli spazi abitati di cose, di distanze conosciute
e un balcone dove godere il plenilunio
se è vigliaccheria magari me ne frego
di ogni esperienza dove non grava un capriccio, ma solo mare in odor di burrasca.
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credevo nel comprendere nell'abbracciare tutto, lo sbocciare di un fiore , la tristezza di un lutto
..ma capire è un impotenza di fronte alla debolezza dell'agire, un esercizio di stile , un inutile frivolezza..
negli anni veloci manca il tempo per fare, per dedicare il tempo a elogiare l'errore, per svegliarsi al mattino con un cattivo sapore.
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Al di fuori non c'è vita, solo cancelli e finestre sbarrate, solo i segnali dell'incertezza del tuo passaggio, e quell'infamia che ci scuote le spalle, per le notti ubriacate dal pretesto della nostalgia..e quanta viltà trabocca dalle mani, quanta immodestia per razzolare male. Ti nascondi dietro un velo e allora ti sorrido, nel colore diluito un’altra volta ti ritraggo.
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Ogni tentativo di allargare un orizzonte, di dilatare uno spazio è un alibi per rimanere. Io ho un universo circoscritto da passioni brevi, il corto raggio dell'ultimo autobus, che penetra le mura sgretolate di questa città piovosa.
.. e tutte le volte che ho gridato: vado, per non sapere dire andiamo, avrei solo voluto sentirmi dire: resta.
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Ho le mani vuote , ieri ho letto poco, così non ho niente da spiegarti e così si rischia di perdersi, perché vivi nel tempo che contraggo, nel dolore delle sillabe e in quello che non riesco a spandere. Poco più di niente e hai ragione, basterebbe carta e penna e tutte quelle verità, piccole, che raccontavo ad Anna. Non c'è niente di fertile in quelle stelle opache, solo gli istanti che passano come se tu fossi, tu che non sei perduta , ma soltanto imprevista...