Domenica, 20 luglio 2014
Continua e si conclude - spero solo per il momento - l'affettuosa e competente attenzione che Raymond Farina ha prestato alla traduzione in francese di alcune mie poesie di qualche anno fa. Questa volta sono pubblicate sulla rivista on line Recours au poème (v. QUI) diretta da Matthieu Baumier, un sito di notevole interesse dedicato esclusivamente alla poesia, francese ed estera. Ringrazio Baumier per l'ospitalità e l'amico Raymond per questa ennesima fatica. La altre traduzioni di Farina potete trovarle, se volete, a questo TAG.
Giovedì, 6 febbraio 2014
Dopo i testi apparsi su Les Carnets d'Eucharis, tradotti in francese dal poeta Raymond Farina (v. QUI), e quelli, sempre nella versione francese di Farina, apparsi sul n.58 (autunno - inverno 2012, dedicato all'artista Gérard Titus-Carmel) della rivista di letteratura "Diérèse", fondata e diretta da Daniel Martinez (v. QUI), altri cinque, sempre per la cura dello stesso autore, sono stati pubblicati sul n. 25 della rivista "À l'index" diretta da Jean-Claude Tardif, nella sezione "Voix d'ailleurs". Ringrazio di nuovo Raymond Farina per il suo amichevole impegno e la grande disposizione d'animo con cui ha letto le mie cose. E' sempre di grande stimolo leggere dei versi, propri o altrui, come riflessi in un'altra lingua e in un'altra sensibilità. E' questa la ragione per cui li pubblico qui. E devo aggiungere, ad ogni buon conto, che le traduzioni di Farina dei miei testi e le mie dei suoi (v. QUI) non sono state un contraccambiarsi cordialità tra appassionati ma uno scambio di messaggi, note, spunti, suggerimenti. Insomma un esercizio assai istruttivo.
Bruissements
on se perd parfois dans les méandres
d'une prose discontinue
pas à la mesure des choses, comme
une zone morte... de quoi parles-tu ? tu regardes dehors,
des limites d'une aire domestique encombrée
d'objets crépusculaires défraîchis
et de couches de couches de couches de [...]
tandis que des bruissements derrière
et les derniers instants dont on n'a plus rien à foutre
distantes apocalypses... de quoi parles-tu ? - dis-tu -.
de certains paroxysmes
de quand les mots alignés
ont des trous terrifiants...
(tu peux même commencer)
tu peux même commencer
avec un phrasé inutile
si cela te fait plaisir.
T'échauffer la langue
contre un silence rêche
de tables, de mots,
de dominos noirs. Allonger
les jambes les articulations
de ta pensée, te cacher
les paupières.
Tu peux faire de ton souffle des volutes
bruire de pages expressives
dans tes rides.
Puis
ce qui compte c'est de tomber
dans le mortier des sensations
dans des débris de nuits infinis
et des douleurs aux doigts serrés contre les yeux.
De toutes les conversations
de toutes les conversions
reste un brouillon.
Mais dans ce vertige
ce mortier
le dernier mot n'avait pas d'importance :
(des étoiles glissaient sur la voûte
assommées, et l'aube
répertoire sur les paupières
lumière sur les murs)
elles étaient plutôt des abjurations.
Désillusion d'aujourd'hui -1
Pour cela on disait stupeur :
un souffle suspendu dans la distinction
rapide des décisions
ou des destins
- entre corps et terre, étrangetés
frontalières, ciel et âme
dans des terrains incultes et humides :
l'inattendu,
le dieu inconnu qui se révèle
à l'improviste. Et donc
le non-messie, celui - ou ce -
qui n'est pas écrit,
inconfortable.
Tu espérais - intimement - qu'il n'arriverait pas.
Tu souriais, dans l'acajou tiède
du jour. Tu méditais sur l'usuel,
sur ta conscience
de l'Introuvable.
(et caduc)
et caduc
le dieu végétal
n'admet pas de réplique :
il est ce que les arbres ont à faire
et à défaire sur leurs écorces
là où la lumière s'agrippe
comme des initiales
et glisse sur la terre,
comme sa propre traduction
en feuilles et en déclins
et en résurrections,
loin des regards indiscrets.
Il est ce qui rend plus jaunes les spectres,
de lentes marcescences.
Partout l'amour des pierres,
s'enfonçant dans la terre,
et des eaux qui, libres, s'écoulent
où c'est possible, vers tout lit
possible,
tout courant ascensionnel.
D'un point d'observation fortuit
n + 1 automne, fraction linéaire
du temps,
un univers menu,
difficile héritage,
nous misère de la création.
- omissis -
[...]
le temps - ensuite -
il laisse ses scories dans le creux des coudes
parce que chaque fois tu lèves le bras pour
la caresse l'exhortation ou un geste circulaire
de défaillance,
et ces scories ces creux que j'aimais
la cendre des discours
les syllogismes avec lesquels nous fixions
les limites
tout s'envole comme des jours de semaine...
le geste est subside
invitation au bal conférence de paix
étiquette avec peu d'instructions comme
manier avec soin
traiter comme si tout était
d'une délicatesse que la vie
n'admet pas mais exige
|
Brusii
ci si perde a volte nei meandri
di una prosa discontinua,
ineguale alle cose, come
una zona morta... di che parli ? guardi fuori,
dal confine di un'area domestica gremita
d'oggetti crepuscolari impalliditi
e strati strati strati di [...]
mentre brusii alle spalle
e ultim'ore che più non ce ne frega
distanti apocalissi... di che parli ? — dici -.
di certi parossismi
di come le parole messe in fila
hanno tremendi buchi...
(puoi anche iniziare)
puoi anche iniziare
con un fraseggio inutile,
se ti fa piacere.
Scaldare la lingua
contro un tacere ruvido
di tavoli, parole,
dòmini neri. Allungare
le gambe le articolazioni
del pensare, nascondere
le palpebre.
Puoi generare volute di respiro
frusciare di pagine espressive
nelle rughe.
Poi
quello che conta è precipitare
nel mortaio del senso
nel frantumìo di infinite notti
e dolori alle dita strette agli occhi.
Di tutte le conversazioni,
di tutte le conversioni
resta copia.
Ma in quella vertigine
quel mortaio
non importava l'ultima parola :
(stelle slittavano sulla volta
tramortite, e l'alba
repertorio alle palpebre
luce alle pareti)
erano invece abiure.
Disillusione dell 'oggi -1
Perciò si diceva stupore :
un fiato sospeso nel rapido
separarsi delle decisioni
o dei destini
- tra corpo e terra, estraneità
confinarie, cielo e anima
in terreni incolti e umidi :
l'inaspettato,
il dio sconosciuto che si rivela
improvvisamente. Pertanto
il non-messia, colui - o ciò -
che non è scritto,
inconfortevole.
Speravi - intimamente - non arrivasse.
Sorridevi, nel tepido mogano
del giorno. Meditavi l'usuale,
la tua consapevolezza
dell'Irreperibile.
(e deciduo)
e deciduo
il dio vegetale
non ammette repliche :
è il da farsi degli alberi,
e il disfarsi sulle cortecce
dove la luce si aggrappa
come iniziali
e scivola sulla terra,
con la sua propria traduzione
di foglie e decadimenti
e resurrezioni,
lontano da occhi indiscreti.
E' il farsi di spettri più gialli,
di lente marcescenze.
Ovunque l'amore delle pietre,
affondando la terra,
e di acque che fluiscono
ove possibile, verso ogni possibile
alveo,
ogni corrente ascensionale.
Da un punto d'osservazione casuale
enne più uno autunni, lineare frazione
di tempo,
un universo minuto,
difficile eredità,
noi incapacità del creato.
- omissis —
[...]
il tempo - poi -
lascia le sue scorie nell'incavo dei gomiti
perché ogni volta alzi le braccia per
carezza esortazione o un gesto circolare
di inadempienza,
e queste scorie questi incavi che amavo
la cenere dei discorsi
i sillogismi con cui si fissavano
i confini
tutto vola via come giorni feriali...
il gesto è sussidio
invito al ballo conferenza di pace
etichetta con poche istruzioni come
maneggiare con cura
trattare come se tutto fosse
di una delicatezza che il vivere
non riconosce ma pretende
|
|
|
Giovedì, 13 giugno 2013
Una poesia, quella di Raymond Farina, all'insegna della leggerezza. Tanto leggera da apparire ad un lettore superficiale (come mi è accaduto di verificare personalmente) poco "sorprendente". Una leggerezza però che, parafrasando Kundera, serve per sopportare l'insostenibile pesantezza dell'essere e di cui non è difficile, per noi lettori italiani, trovare echi illustri nella nostra letteratura, per i suoi tratti ermetici e crepuscolari, per il suo senso dell'indefinitezza, il vago in cui il poeta non cessa di ricercare indizi di senso anche attraverso delicate metafore, quei segni e quelle cose che, come mi diceva l'autore in un messaggio, sono "enigmi che noi siamo per noi stessi", rebus di senso. Tuttavia è bene non lasciarsi sviare da questa prima annotazione: l'attenzione, ad esempio, che Farina ha per tutta una fenomenologia "minuta" della natura, per aspetti anche "atomici" che potrebbero ricordare Lucrezio più che Virgilio (qui c'è poco di "georgico", per fortuna), quel "filo su cui vibra tutta la vita", questa attenzione è tutt'altro che lieve, non è affatto svagata o romantica, è anzi fittamente meditativa e a tutti gli effetti religiosa, di una religione però in cui l'uomo non è il consegnatario del creato ma solo uno degli abitanti di esso. In questo essere "dentro" l'esistenza e l'esistente si stabilisce perciò un rapporto ontologico, per quanto ancora misterioso, con le cose. Le cose, alla fine, traggono il loro fascino dal loro lato incomprensibile, non hanno bisogno di essere spiegate, e perciò il linguaggio diventa "comune", per quanto con stupende invenzioni poetiche come "gli insetti cirillici nel sistema del ragno" o la macchia di vino sulla tovaglia che diventa, come in una surrealistica versione del quadro di Brueghel, il punto in cui Icaro si è inabissato. E' proprio questa "chiarità" del linguaggio che paradossalmente invita a ritornare sul testo, anche nel tradurlo, a rileggerlo come se si avesse sempre l'impressione che la semplicità nasconda (come in effetti è) una porticina nascosta, un varco verso la comprensione del perchè siamo qui. Con un altro altrettanto apparente paradosso la raffinatezza di pensiero e di formazione che sta dietro questi versi e che tende a non mostrarsi conduce, oltre che alla scelta stilistica felicemente "tradizionale", ad un approccio quasi anticulturale ("la saggezza è laggiù / lontana dai libri / concreta e azzurrina"). Del resto, si dice dalle nostre parti, impara l'arte e mettila da parte. Il poeta si defila, non ha da dimostrare né quel che sa né quel che è. Deve soltanto mostrarci come "restituire al sole / i suoi riflessi / solo con lo /sfiorare / la caraffa". (g.c.)
Continua a leggere "Raymond Farina, da Virgilianes"
Mercoledì, 6 marzo 2013
Dopo i testi apparsi su Les Carnets d'Eucharis, tradotti i n francese dal poeta Raymond Farina (v. QUI), quattro altre mie poesie, sempre nella versione francese di Farina, sono apparse sul n.58 (autunno - inverno 2012, dedicato all'artista Gérard Titus-Carmel) della rivista di letteratura "Diérèse", fondata e diretta da Daniel Martinez. Ringrazio ancora una volta Raymond Farina per la sua empatica attenzione, il suo impegno nonché la sua estrema gentilezza. I testi risalgono a vari periodi, tra il 1992 e il 2007, e sono, direi, abbastanza diversi da quanto ho scritto ultimamente, ad esempio nell'ultimo libro che ho pubblicato, "Diario estivo e altre sequenze".
Fine turno
L'amaro in bocca non è neanche fiele ma la polvere delle carte l'ondeggio della polvere in un sole che però è fuori e questo amaro non è neanche un facile cucchiaio d'argento non è medicina ma è tempo che cola come filo spinato l'intollerante tempo ragazzo di quando c'è il sole fuori e il desiderio è oltre i vetri doppi - altrove - . . . E' la realtà quella? Fuori la realtà forse fuori l'immaginazione si incontrano in un prato vero finché desiderato a lungo, forse in una ragazza d'autunno aeroplani di noia lanciati aspettando il fine turno mentre la polvere delle carte si posa il bianco di esse ingiallisce come il sole di fuori stanco così reale perché aspettato così a lungo...
Fin de roulement
L'amertume dans la bouche n'est même pas le fiel mais la poussière des papiers le flottement delà poussière dans un soleil qui est cependant dehors et cette amertume n'est même pas une banale cuiller d'argent n'est pas remède mais temps qui passe comme fil barbelé l'intolérant temps adolescent de quand il y a le soleil dehors et le désir au-delà des doubles vitres - ailleurs -... Est-ce là la réalité? Dehors la réalité peut-être dehors l'imagination se rencontrent dans un pré vrai tant qu'on le désire longtemps, peut-être dans une jeune fille d'automne des petits avions d'ennui lancés en attendant la fin du roulement alors que la poussière des papiers se dépose leur blanc jaunit comme le soleil de dehors las si réel parce qu'attendu si longtemps...
Continua a leggere "Altre quattro mie poesie tradotte in francese"
Venerdì, 24 agosto 2012
Sono uscite, tradotte in francese, quattro mie poesie su Les Carnet d'Eucharis (v. QUI). Ringrazio sentitamente Nathalie Riera, che gestisce questa bella rivista di letteratura on line, e il poeta Raymond Farina, che ha tradotto questi testi (e altri qui non pubblicati) con molta sensibilità. Farina è autore di oltre venti raccolte di poesia, nonchè di numerose pubblicazioni in rivista e su siti on line, anche italiani. E' inoltre traduttore dall'inglese (Cummings, Stevens, Gluck, Levertov, Mc Hugh, Roetke e altri), dallo spagnolo, dal portoghese, nonchè dall'italiano (Anedda, De Palchi, Carifi, D'Elia, Ermini, Lamarque, Magrelli, Raboni, Marotta e molti altri).
|