Domenica, 2 settembre 2018Charles Baudelaire, poesie tradotte da Emilio CapaccioL’immaginazione domina il regno del vero e, all’interno di questo regno, il possibile è solo una regione.
C. B. Le vin des amantes Aujourd’hui l’espace est splendide! Sans mors, sans éperons, sans bride, Partons à cheval sur le vin Pour un ciel féèrique et divin! Comme deux anges que torture Une implacable calenture, Dans le bleu cristal du matin Suivons le mirage lointain! Mollement balancés sur l’aile Du tourbillon intelligent, Dans un délire parallèle, Ma soeur, côte à côte nageant, Nous fuirons sans repos ni trêves
Vers le paradis de mes rêves!
Il vino degli amanti Quest’oggi lo spazio è terso! Senza briglie, né speroni, né morso, partiamo a cavallo del vino per un cielo fiabesco e divino. Come due angeli che flagella un’implacabile febbre gialla, nel cristallo cerulo del mattino seguiamo il miraggio da vicino! Mollemente bilanciati sull’ala del turbinio intelligente, dentro una follia parallela, sorella mia, a fianco a me natante, fuggiremo senza tregua, né ritegni,
verso il paradiso dei miei sogni!
La fin de la journée
Sous une lumière blafarde Court, danse et se tord sans raison La Vie, impudente et criarde. Aussi, sitôt qu’à l’horizon La nuit voluptueuse monte, Apaisant tout, même la faim, Effaçant tout, même la honte, Le Poète se dit: «Enfin! Mon esprit, comme mes vertèbres, Invoque ardemment le repos; Le coeur plein de songes funèbres, Je vais me coucher sur le dos Et me rouler dans vos rideaux, Ô rafraîchissantes ténèbres!» La fine della giornata Sotto una luce morente corre, danza e si torce senza ragione la Vita, chiassosa e impudente, tal che appena il ciglione della notte voluttuosa monta, riposando tutto, anche la mente, appagando tutto, anche l’onta, il Poeta dice: «Finalmente! lo spirito e le mie vertebre, ardentemente implorano soccorso; il cuore colmo di sogno funebre, vado a stendermi sul dorso e m’avvolgo nelle vostre latebre,
oh, rinfrescanti tenebre!»
Les aveugles Contemple-les, mon âme; ils sont vraiment affreux! Pareils aux mannequins; vaguement ridicules; Terribles, singuliers comme les somnambules; Dardant on ne sait où leurs globes ténébreux. Leurs yeux, d’où la divine étincelle est partie, Comme s’ils regardaient au loin, restent levés Au ciel; on ne les voit jamais vers les pavés Pencher rêveusement leur tête appesantie. Ils traversent ainsi le noir illimité, Ce frère du silence éternel. Ô cité! Pendant qu’autour de nous tu chantes, ris et beugles, Eprise du plaisir jusqu’à l’atrocité, Vois! je me traîne aussi! mais, plus qu’eux hébété, Je dis: Que cherchent-ils au Ciel, tous ces aveugles? I ciechi Contemplali, anima mia, sono davvero mostruosi! Simili a manichini; vagamente ridicoli; terribili, singolari, come sonnamboli; dardeggiano non si sa dove i loro globi tenebrosi. I loro occhi, dove la divina scintilla è partita, come se guardassero lontano, restano a planare per il cielo, non li si vede mai inclinare al suolo assortamente la loro testa appesantita. Attraversano così il nero dell’infinità, questo fratello del silenzio eternale. O città! mentre intorno strilli, ridi e canticchi, presa dal piacere fin all’atrocità, vedi! anch’io mi trascino, ma più ebete di loro, chissà!
dico: che cercano al Cielo tutti questi ciechi?
La vie antérieure J’ai longtemps habité sous de vastes portiques Que les soleils marins teignaient de mille feux, Et que leurs grands piliers, droits et majestueux, Rendaient pareils, le soir, aux grottes basaltiques. Les houles, en roulant les images des cieux, Mêlaient d’une façon solennelle et mystique Les tout-puissants accords de leur riche musique Aux couleurs du couchant reflété par mes yeux. C’est là que j’ai vécu dans les voluptés calmes, Au milieu de l’azur, des vagues, des splendeurs Et des esclaves nus, tout imprégnés d’odeurs, Qui me rafraîchissaient le front avec des palmes, Et dont l’unique soin était d’approfondir Le secret douloureux qui me faisait languir. La vita anteriore Molto tempo ho abitato sotto vasti portici che i soli marini tingevano di mille fuochi e che i loro grandi pilastri, dritti e ciechi, rendevano simili, la sera, a vicoli basaltici. Le onde, arrotolando immagini del cielo, mischiavano in modo mistico e solenne gli onnipotenti accordi delle loro ninne nanne ai colori di ponente distesi sopra un velo. E là che ho vissuto nelle voluttuose calme, in seno all’azzurro, alle onde, agli splendori, e con schiavi nudi tutt’impregnati d’odori, che mi rinfrescavano la fronte con le palme e dove l’unica premura era d’approfondire
il segreto doloroso che mi faceva languire.
Élévation Au-dessus des étangs, au-dessus des vallées, Des montagnes, des bois, des nuages, des mers, Par delà le soleil, par delà les éthers, Par delà les confins des sphères étoilées, Mon esprit, tu te meus avec agilité, Et, comme un bon nageur qui se pâme dans l’onde, Tu sillonnes gayement l’immensité profonde Avec une indicible et mâle volupté. Envole-toi bien loin de ces miasmes morbides; Va te purifier dans l’air supérieur, Et bois, comme une pure et divine liqueur, Le feu clair qui remplit les espaces limpides. Derrière les ennuis et les vastes chagrins Qui chargent de leur poids l’existence brumeuse, Heureux celui qui peut d’une aile vigoureuse S’élancer vers les champs lumineux et sereins; Celui dont les pensers, comme des alouettes, Vers les cieux le matin prennent un libre essor, — Qui plane sur la vie, et comprend sans effort Le langage des fleurs et des choses muettes! Elevazione Al di sopra degli stagni e delle vallate, di monti, di boschi, di nubi e di mari, al di là dell’etere e di luci solari, al di là dei confini delle sfere stellate, spirito mio, tu ti muovi con agilità, come nuotatore che s’inebria dell’onda solchi felice l’immensità profonda con indicibile e maschia voluttà. Innàlzati da questi miasmi putridi per purificarti nell’aria superiore, e bevi come puro e divino liquore, il fuoco chiaro degli spazi limpidi. Dietro le noie e i vasti dispiaceri che gravano l’esistenza brumosa, felice è colui che da un’ala vigorosa si lancia in campi luminosi e sinceri, di cui i pensieri, come allodole venute, prendono per i cieli un libero volo, — chi plana sulla vita e comprende solo il linguaggio dei fiori e delle cose mute. Continua a leggere "Charles Baudelaire, poesie tradotte da Emilio Capaccio" Martedì, 20 febbraio 2018Yone Noguchi - Poesie, a cura di Emilio CapaccioIo, falena senza senso del giorno, non oso volare, per non incrinare il silenzio. Y. N. YONE NOGUCHI (Tsushima, 8 dicembre 1875 – Tokyo, 13 giugno 1947) At night the Universe grows lean, sober faced, of intoxication, The shadow of the half-sphere curtains down closely against my world, like a doorless cage, and the stillness chained by wrinkled darkness strains throughout the Universe to be free. Listen, frogs in the pond, (the world is a pond itself) cry out for the light, for the truth! The curtains rattle ghostlily along, bloodily biting my soul, the winds knocking on my cabin door
with their shadowy hands.
Di notte Di notte l’universo cresce magro, sobrio-brillo, di intossicazione, l’ombra della mezza sfera cala il sipario serratamente contro il mio mondo, come una gabbia senza uscita e l’immobilità incatenata da rugose tenebre forza in tutto l’universo per essere libera. Ascolta, rane nello stagno, (il mondo anch’esso uno stagno)
grida di luce, di verità!
la mia anima, i venti bussano alla mia cabina
con le loro mani ombrose.
The Poet Out of the deep and the dark, A sparkling mystery, a shape, Something perfect, Comes like the stir of the day: One whose breath is an odor, Whose eyes show the road to stars, The breeze in his face, The glory of heaven on his back. He steps like a vision hung in air, Diffusing the passion of eternity; His abode is the sunlight of morn, The music of eve his speech: In his sight, One shall turn from the dust of the grave,
And move upward to the woodland.
Il poeta Fuori dagli abissi e dall’oscurità, un enigma di luce, una figura, qualcosa di perfetto viene come viene l’impulso del giorno: qualcosa il cui alito è un’essenza, i cui occhi mostrano la strada per le stelle, brezza sul suo viso, gloria dei cieli sulle spalle. Avanza come una visione sospesa nell’aria, spargendo passione d’eternità; la dimora che abita è la luce del mattino, il brano della sera il suo parlare: dove porge lo sguardo si viene dalla polvere della tomba, si sale alla terra dei boschi. Continua a leggere "Yone Noguchi - Poesie, a cura di Emilio Capaccio" Lunedì, 20 novembre 2017Henry Bataille - poesie, a cura di Emilio CapaccioHenry Bataille , ovvero Henry Felix Achille Bataille, nasce a Nîmes, nella regione dell’Occitania a sud della Francia, il 4 aprile del 1872.
Il padre, Léopold Bataille, e la madre, Alice Mestre-Huc, erano di famiglie
borghesi e originari del dipartimento dell’Aude. All’età di 11 anni, mentre studia a Parigi, perde prematuramente il padre,
che in quel periodo ha un incarico di magistrato presso la corte di appello
di Parigi, e 2 anni più tardi perde anche la madre. Il giovane Bataille viene allevato dalla sorella, Marguerite e dal marito,
Ernest Blagé, direttore di una delle più antiche compagnie ferroviarie
francesi. Dimostra fin da bambino un talento per il disegno e la pittura. Con l’aiuto dei suoi tutori intraprende a Parigi gli studi artistici,
presso l’‘École nationale supérieure des beaux-arts’ e l’ ‘Académie
Julian’, ma al contempo si appassiona anche di letteratura e di poesia.
Pubblica nel 1895, su incitamento dell’amico Marcel Schwob, la sua prima
raccolta di poesie dal titolo: La Chambre Blanche, caratterizzata
da uno stile che oscilla tra decadentismo e simbolismo, tra malinconia e
disillusione del soggetto poetico. La vera svolta avviene nell’ambito teatrale, in particolare con opere
contraddistinte da grandi drammi passionali e conflitti morali, come:Maman Colibri (1904), La Marche Nuptiale (1905),La Femme Nue (1908), Le Scandale (1909), La Vierge Folle (1910), L’Enfant de l’Amour (1911), che
gli valsero una grande popolarità, la rappresentazione nei teatri più
prestigiosi di Parigi e a Broadway, oltreché molte trasposizioni
cinematrografiche.
Si lega sentimentalmente a grandi attrici di teatro dell’epoca. Spesso
furono proprio queste donne a interpretare le sue opere, come nel caso di
Berthe Bady e soprattutto di Yvonne de Bray che gli resterà accanto fino
alla morte. Molti intellettuali della Belle Époque ammirano il suo teatro, primo fra
tutti Louis Aragon, che si ispira a lui per il personaggio del suo romanzo: Les Cloches de Bâle (“Le Campane di Basilea”), pubblicato nel
1934.
Tra le raccolte poetiche di Bataille, si ricordano,
oltre La Chambre Blanche (1895), Le Beau Voyage (1904), La Divine Tragédie (1907), La Quadrature de l’Amour
(1920).
Muore in seguito a un’embolia, a Rueil-Malmaison, nel dipartimento dell’Hauts-de-Seine, nella regione settentrionale della Francia, presso la sua tenuta: “Vieux Phare”, il 2 marzo del 1922. Viene sepolto nella cripta di famiglia a Moux nel dipartimento dell’Aude. Presentazione e traduzione a cura di Emilio Capaccio
Continua a leggere "Henry Bataille - poesie, a cura di Emilio Capaccio" Mercoledì, 2 agosto 2017Non c’è estensione più grande della mia ferita,
piango la mia sventura e i suoi congiunti e sento più la tua morte che la mia vita. M. H Miguel Hernández nacque il 30 ottobre del 1910 a Orihuela, nella regione sudorientale della
Spagna che si affaccia sul Mediterraneo. Fu il secondo figlio maschio di un’umile famiglia di pastori di capre. Ricevette i suoi primi insegnamenti
tra il 1915 e il 1916 presso il centro di insegnamento “Nuestra Señora de
Monserrate”. Completò la sua formazione primaria tra il 1918 e il 1923.
L’anno dopo si iscrisse al collegio di “Santo Domingo” di Orihuela, tenuto
dai padri gesuiti, ma molto presto dovette lasciare il corso di studio per
il conseguimento del diploma, a causa del volere del padre, e impegnarsi
esclusivamente nel mestiere di pastore. In questi anni si dedicò alla
lettura di tantissimi autori classici spagnoli e scrisse i suoi primi
componimenti poetici. Partecipò a vari cenacoli letterari di Orihuela,
organizzati dal suo amico Ramón Sijé, in occasione dei quali conobbe
Josefina Manresa, che sposerà qualche anno più tardi e che fu ispiratrice
di molte delle sue poesie. Nel 1934 all’età di ventiquattro anni, pubblicò
la sua prima raccolta poetica dal titolo:
Perito en Lunas. Nello stesso anno si trasferì a Madrid dove conobbe molti illustri poeti,
tra i quali: Vicente Aleixandre e Pablo Neruda, con il quale fondò la
rivista “Caballo Verde para la Poesía”. Le idee marxiste di Neruda ebbero
una grande influenza sul giovane Miguel Hernández che si allontanò
progressivamente dal cattolicesimo per avviare una rapida evoluzione
ideologica che lo portò ad arruolarsi con i repubblicani durante la Guerra
Civile Spagnola, durante gli anni 1936-1939. Nel 1936 pubblicò la seconda
raccolta di poesie, ritenuta da molti critici la sua opera più importante,
intitolata:
El Rayo que nao cesa, nella quale spicca l’elegia dedicata alla morte dell’amico Ramón Sijé. Nello stesso anno sposò Josefina Manresa dalla quale ebbe due figli, il
primo dei quali morì nel 1938. Negli anni della guerra civile continuò a
pubblicare altre raccolte:
Viento del pueblo (1937),
Teatro en la guerra (1937) — raccolta di testi drammatici sulla guerra —,
El hombre acecha (1939). Alla fine della guerra, che vide la sconfitta dei repubblicani e la
nascita del regime franchista, ritornò a Orihuela, dove fu catturato e
condannato a morte. La pena fu commutata in ergastolo. Nel periodo di
detenzione lavorò alla sua ultima raccolta:
Cancionero y romancero de ausencias (1938-1941). Dopo essere stato trasferito in varie prigioni, morì il 24
marzo del 1942, all’età di trentadue anni, nel penitenziario di Alicante a
causa di una grave forma di tubercolosi.
Continua a leggere "" Giovedì, 18 maggio 2017Tutti i rumori del mondo formano un grande silenzio.
J. P.
Joaquín Pasos
nacque il 14 maggio del 1914 a Granada, città sulla sponda occidentale del
grande lago che prende il nome dal paese in cui si trova, ovvero il
Nicaragua. Figlio di Luis Pasos e Rosa María Arguello Jiménez, dopo aver
fatto gli studi primari presso il centro scolastico di Carmela Noguera, una
nota maestra di Granada, si diplomò, il 14 marzo del 1932, nel “Colegio
Centroamérica”, amministrato dai gesuiti, nella stessa città di Granada.
Fin da piccolo mostrò una particolare predilezione per la poesia. Fu un
grande ammiratore di José Coronel Urtecho, Pablo Neruda e César Vallejo.
Visse in una tappa dell’evoluzione culturale del suo paese in cui si
rompevano i dettami stilistici del movimento modernista avviato da Rubén
Darío per promuovere un avanguardismo nazionalista pregno di posizioni
conservatrici. Già all’età di sedici anni, aderì al “Movimiento de
Vanguardia”, al quale aderirono, fra gli altri: José Coronel Urtecho e
Pablo Antonio Quadra. A partire dagli anni ‘30 la sua attività
poetica-letteraria si fece particolarmente intensa e riconosciuta,
collaborando con importanti riviste: “Suplemento”, “La Reacción”, “La Voz
de Oriente”. Nel 1935 si trasferì a Managua per continuare i suoi studi. Si
iscrisse alla facoltà di Diritto, presso l’ ‘Universidad Central’ e terminò
il corso, cinque anni più tardi, senza mai ritirare il titolo. Negli stessi
anni collaborò con altre riviste, quali: “Opera bufa”, “Centro” e la
rivista satirica “Los Lunes de la Nueva Prensa”. Con le sue satire si
scagliò contro il regime di Anastasio Somoza García, che gli valsero varie
volte la reclusione nel carcere de “La Aviación” di Managua. Nel 1939
lavorò a un’opera teatrale insieme a José Coronel Urtecho, intitolata:Chinfonía Burguesa. Nel 1941, scrisse il racconto: El Ángel Pobre. Nel 1946, dopo aver intrapreso un viaggio nel Cile
alla ricerca del libro: “Tutto può succedere” di George & Helen
Papashvily, la sua famiglia gli donò la casa dove sarebbe dovuto andare a
vivere con la donna che avrebbe dovuto sposare, con la quale però non
contrasse mai matrimonio, di contro ebbe un figlio con un’altra donna. Morì
il 20 gennaio del 1947, a Managua, all’età di 33 anni, in seguito a un
arresto cardiaco, provocato probabilmente da un abuso di alcol e da una
febbre tifoidea. Non vide mai la sua opera riunita in forma di libro. Nel
1947, dopo la sua morte fu pubblicata un’antologia della sua opera, secondo
le sue stesse disposizioni, intitolata: Breve Suma. Nel 1962, il
poeta e amico Ernesto Cardenal pubblicò un’antologia più completa dal
titolo: Poemas de un Joven. Oggi Joaquín Pasos è considerato da
molti critici il più importante poeta avanguardista del suo paese e il suo
componimento più rappresentativo, Canto de guerra de las cosas,
una pietra miliare della poesia nicaraguense: «il dolore umano
provocato dal lamento delle cose» come Pasos stesso definì la poesia. Il componimento è una lunga meditazione
metafisica sul tema della morte e della guerra (seconda guerra mondiale) in
un mondo apocalittico che segue il ritmo e la struttura del sermone;
descrive al contempo un vuoto spirituale dettato dalla perdita di
un’identità morale a causa di un ineluttabile abbandono dei valori etici e
religiosi.
Introduzione e traduzione di Emilio Capaccio (*) Poema inmenso
En estas tardes tu perfil no tiene línea precisa pues no hay un límite en tu gesto para el principio de tu sonrisa pero de repente está en tu boca y no se sabe cómo se filtra y cuando se va nunca se puede decir si está allí todavía lo mismo que tu palabra de la cual jamás oímos la primera sílaba y nunca terminamos de escuchar lo que decías porque estás tan cercana en esta lejanía que es inútil preguntar cuándo vino tu venida pues entonces nos parece que has estado aquí toda la vida con esa voz eterna, con esa mirada continua, con ese contorno inmarcable de tu mejilla, sin que podamos decir aquí comienza el aire y aquí la carne viva, sin conocer aún dónde fuiste verdad y no fuiste mentira, ni cuándo principiaste a vivir en estas líneas, detrás de la luz de estas tardes perdidas, detrás de estos versos a los cuales estás tan unida,
que en ellos tu perfume no se sabe ni dónde comienza ni dónde termina.
Poesia immensa
Questa sera il tuo profilo non ha linea precisa perché non c’è limite nel tuo gesto per il principio del tuo sorriso ma d’improvviso questa tua bocca non si sa come traspare e quando svanisce non si può mai dire se è ancora là come la tua parola di cui non sentiamo mai la prima sillaba e non finiamo mai d’ascoltare quello che dice perché è così vicina in questa lontananza che è inutile chiedere quando fu la tua venuta perciò non sembra tu sia stata qui tutta la vita con questa voce eterna, con questo sguardo continuo, con questo contorno indistinto della tua guancia senza poter dire qui comincia l’aria e qui la carne viva, senza conoscere dove ancora fosti verità e non menzogna, né quando cominciasti a vivere in queste righe, dietro la luce di questa sera perduta, dietro questi versi ai quali resti così attaccata, che dentro di essi il tuo profumo non si sa dove comincia né dove finisce.
Invento de un nuevo beso En junio comienza tu estación espiritual con un bostezo hablando de asuntos adecuados a tu olfato pequeño leyendo lindas aventuras de amor y de misterio. Algo hay detrás de ti, cuando tú misma pretendes custodiar la espalda de tus pensamientos
cuando tu propia sombra, al verte primavera, se cree invierno.
Confesar que la lluvia es enemiga del sosiego, decir “estoy bien” y asustarse del acento, estar triste a la hora en que se abren los sueños, esto revela que tratas de desviar tu recuerdo,
de sustraer tu vida a mi secreto.
Simple es la historia universal, como este cuento.
Pero ahora comienzas a gritar en silencio, a encender cigarrillos sin fuego,
a verte sin espejo.
Como si yo no oyera, mujer, a través de tu cuerpo el enorme ruido de tu miedo. Como si no sintiera que nos envuelve el mismo viento ciego! Porque podemos sostener con nuestras maños unidas la cabeza del tiempo que cae con vaivén de péndulo, porque en junio florecen los recuerdos y maduran los sueños, porque lo que hay entre mi fuerza y tu debilidad ya lo sabemos, porque estamos detrás de nuestros propios pensamientos leyendo de nuevo la aventura de amor y de misterio. Invenzione di un bacio In giugno comincia la tua stagione spirituale con uno sbadiglio parlando di temi adeguati al tuo piccolo olfatto leggendo belle avventure d’amore e di mistero. Qualcosa c’è dietro di te, quando tu stessa pretendi di custodire il retro dei tuoi pensieri
quando la tua stessa ombra, vedendoti primavera, si crede inverno.
Confessare che la pioggia è nemica della calma, dire “sto bene” e spaventarsi dell’accento, essere triste nell’ora in cui si aprono i sogni, questo rivela che tenti di deviare il tuo ricordo,
di sottrarre la tua vita al mio segreto.
Semplice è la storia universale, come questo racconto.
Ma ora cominci a gridare in silenzio, ad accendere sigarette senza fuoco,
a vederti senza specchio.
Come se io non sentissi, donna, attraverso il tuo corpo l’enorme frastuono della tua paura. Come se io non sentissi che ci avvolge lo stesso vento cieco! Perché possiamo sostenere con le nostre mani unite la testa del tempo che cade con un andirivieni di pendolo, perché in giugno fioriscono i ricordi e maturano i sogni, perché quello che c’è tra la mia forza e la tua debolezza già lo sappiamo, perché siamo dietro i nostri stessi pensieri leggendo di nuovo l’avventura d’amore e di mistero. Continua a leggere "" Lunedì, 27 febbraio 2017Emilio Capaccio - Poesie inedite
Continua a leggere "Emilio Capaccio - Poesie inedite" Martedì, 24 gennaio 2017La vita non si perde morendo; la vita si perde minuto dopo minuto, giorno trascinando giorno, in tutti i mille piccoli insensibili modi.
S. V. B . Stephen Vincent Benét
nacque il 22 luglio del 1898 a Bethlehem, in Pennsylvania, Stati Uniti. Fu
uno dei tre figli di James Benét, colonnello dell’esercito degli Stati
Uniti, e Frances Neill Rose. All’età di tre anni si ammalò di scarlattina.
La malattia compromise l’uso della vista e le sue condizioni fisiche per il
resto della sua vita. Durante l’infanzia molte volte si trasferì con la
famiglia per seguire il padre durante i continui spostamenti dovuti alla
sua partecipazione nel corpo militare. Il padre aveva molti interessi tra
cui anche la letteratura e la poesia. Gli altri due fratelli, William Rose
e Laura, ebbero anch’essi un’apprezzabile carriera letteraria. Il giovane
Benét ricevette in casa la prima istruzione, grazie soprattutto al padre
che gli trasmise l’amore per i grandi autori, quali: Rudyard Kipling,
Gilbert Keith Chesterton, Joseph Conrad, Dante Gabriel Rossetti. A dodici
anni, su consiglio di un medico, e a causa della sua cagionevole salute, fu
spedito alla “Hitchcock Military Academy” di Jacinto, in California. L’anno
dopo si trasferì con la famiglia in Georgia dove fu iscritto alla
“Summerville Academy”. In questi anni scrisse i suoi primi componimenti
poetici, alcuni dei quali vinsero qualche premio letterario e furono
pubblicati anche in riviste locali. Nel 1915 pubblicò la sua prima raccolta
di poesie, dal titolo: Five Men And Pompey. Nello stesso anno si
iscrisse alla “Yale University” dove divenne redattore del periodico
letterario studentesco e del periodico umoristico. A causa dello scoppio
della Prima Guerra Mondiale, dovette abbandonare i suoi studi che riprese
comunque qualche anno più tardi fino a conseguire la laurea magistrale nel
1920. Nell’estate dello stesso anno fece il suo primo viaggio a Parigi,
dove conobbe Rosemary Carr che sposò l’anno successivo al rientro negli
Stati Uniti. In questi anni scrisse numerosi romanzi, racconti e poesie.
Nel 1920 pubblicò il suo primo romanzo: The Beginning of Wisdom, di genere autobiografico, nel quale trattò il
tema della vita dura e delle sofferenze patite durante gli anni della
scuola miliare. Negli anni successivi pubblicò altri due romanzi: Young People’s Pride (1922), e Jean Huguenot (1923), ma i
suoi più grandi riconoscimenti vennero dalla produzione poetica, come la
lirica: The Ballad of William Sycamore 1790–1880, (1923), in cui
celebra il folklore e la storia americana, elementi che riprese anni più
tardi nelle sue opere più celebri come il lungo poema epico: John Brown’s Body (1928) per il quale vinse il premio Pulitzer per la poesia l’anno
successivo. Nel 1933 scrisse insieme alla moglie, Rosemary Carr, la
raccolta poetica: A Book of Americans, in cui sono presenti molti caratteri storici dei bambini americani in età
scolastica. Tra i racconti più noti ci sono: Devil and Daniel Webster (1937), By the Waters of Babylon (1937) e Johnny Pye and the Fool Killer (1938). Rimase incompiuta, invece la sua opera più ambiziosa: Western Star, un lunghissimo poema epico-narrativo che nel suo intento avrebbe dovuto
consistere di cinque libri. Benét fece in tempo a scriverne solo uno prima
di morire per un attacco cardiaco nella sua casa di New York, il 13 marzo
del 1943, all’età di quarantacinque anni. Il libro fu pubblicato postumo lo
stesso anno e l’anno successivo gli valse il secondo premio Pulitzer per la
poesia.
nelle foto: Stephen Vincent Benét; Pag. 4 della poesia “The Ballad of William Sycamore 1790–1880”, nell’edizione originale del 1923. Articolo e traduzione a cura di Emilio Capaccio Foto: fonte web Continua a leggere "" Martedì, 8 novembre 2016 passa spesso per l’indesiderabile
R. D.
René Daumal nacque a Boulzicourt, una piccola località nel dipartimento delle Ardenne, nella Francia settentrionale, ai confini con i Paesi Bassi, il 16 marzo del
1908. Il padre esercitava la carica di funzionario presso il ministero delle Finanze ed era votato ai principi del socialismo e profondamente
anticlericale. Daumal frequentò gli studi secondari a Reims, nel dipartimento della Marna, dove fondò il gruppo dei «Phrères simplistes», composto da altri
tre intellettuali, ispirati alla poetica e agli eccessi di Alfred Jarry, Arthur Rimbaud e al paradigma dei surrealisti di Breton, Il gruppo era composto,
oltre che da Daumal, da Roger Vailland, Roger Gilbert-Lecomte e Robert Meyrat. Come Rimbaud, anch’essi cercavano quel dérèglement de tous les sens (irregolarità di tutti i sensi) attraverso l’uso di oppio, etere, assenzio e praticando il gioco della roulette russa. Intorno al 1924, Daumal cominciò ad
ingerire con una certa regolarità anche il tetracloruro di carbonio, più noto con il nome di freon 10, che utilizzava per uccidere i coleotteri che
collezionava, con l’intento di delineare e scandagliare un mondo parallelo alla realtà, immergendosi volontariamente in un coma prossimo all’esperienza
della morte apparente. Dal 1925 al 1927 preparò a Parigi il concorso per entrare nel liceo Henry IV, dove divenne alunno del filosofo e saggista
Émile-Auguste Chartier. Negli stessi anni conobbe la poetessa e filosofa Simone Weil. Nel 1928 fondò e diresse — insieme ai vecchi amici, Roger
Gilbert-Lecomte e Roger Vaillard, e insieme al pittore Joseph Sima — la rivista “Le Grand Jeu”, in cui apparvero i suoi primi componimenti poetici. La
rivista ebbe soltanto tre numeri e cessò nel 1931. In questi anni conobbe Hendrik Cramer, poeta olandese, che collaborò ai primi due numeri della rivista,
marito di Véra Milanova, che sarebbe diventata la futura compagna di Daumal. Iniziò un crescente interesse per la cultura e la filosofia orientale e
cominciò a studiare il sanscrito.
In seguito Daumal conobbe il ballerino indù Uday Shankar e si unì alla sua compagnia teatrale per una tournée negli Stati Uniti durante gli anni 1932-1933.
Ritornato a Parigi, il poeta piombò in una profonda crisi finanziaria, restando a volte anche senza una dimora stabile. Si trasferì a Ginevra con la
compagna, Véra Milanova, e iniziò la stesura della sua prima opera in prosa: La Grande Beuverie (La Grande Orgia) che pubblicherà a Parigi solo
nel 1937. In questo periodo, nella rivista: “La Nouvelle Revue Française”, pubblicò uno studio filosofico su Spinoza e a partire dal 1934, pubblicò alcune
traduzioni dal sanscrito. Nel 1936 pubblicò la sua prima raccolta poetica: Le Contre-Ciel. Nel 1939 venne a sapere di essere affetto da una grave
forma di tubercolosi polmonare. Proseguì senza sosta la sua attività di scrittore e traduttore di frammenti di grandi testi indù. In questo stesso periodo,
durante un soggiorno a Pelvoux, sulle Alpi, iniziò la stesura della sua più importante opera in prosa, rimasta incompiuta: Mont Analogue (Il Monte
Analogo). Si tratta di un romanzo di avventura sull’alpinismo, visto in un’ottica metafisica come viaggio per raggiungere la vetta, raccordo tra terra e
cielo, sulla quale ognuno compie e trova le ragioni della propria esistenza. L’opera doveva prevedere sette capitoli, ma Daumal ebbe il tempo di scriverne
solo cinque prima di morire. Nel 1940 collaborò con la rivista “Fontaine” e pubblicò la raccolta poetica: Poésie noire et poésie blanche. In
questi anni le sue condizioni di salute peggiorarono precipitosamente. Morì a Parigi il 21 maggio del 1944. Aveva trentasei anni.
Articolo e traduzione a cura di Emilio Capaccio Foto: due immagini di René Daumal e Il gruppo dei «Phrères simplistes» (fonte web) Continua a leggere "" Mercoledì, 21 settembre 2016Emilio Capaccio - Voce del paesaggio, nota di Rita Pacilio Emilio Capaccio - Voce del paesaggio – Kolibris, 2016
Alla mia famiglia , inizia con una dedica il bel libro di poesie di Emilio Capaccio dal titolo Voce del paesaggio, edito da Kolibris, 2016, e l’incipit … Ma la vita, la vita, la vita, la vita è possibile solo reinventata (Cecília Meireles) definisce quanta realtà è insita nei versi della raccolta. Se il poeta è il tramite tra la poesia e il misterioso reale, allora qui troviamo numerosi suggerimenti per lo spirito e per la società intera. Il discorso, sin dalle prime poesie, si fa tensione: dalla parola emerge la nostra storia e le sue ragioni. Le continue guerre, le uccisioni per nome di un Dio che non porta nome, i valori decapitati dall’opportunismo economico e dai compromessi, sono in rapporto vivo con l’animo dell’autore che non dimentica di sorprendersi e stupire senza esprimere giudizi moralistici, ma, corrispondendo a ciascuna forma di dolore intimo e sociale. Così la voce di Capaccio si intreccia con quella delle coscienze dell’umanità rivendicando il diritto di pace e di amore, opponendosi con forza alla tragicità della realtà. In verità il profondo monito è rivolto al senso di responsabilità e di colpa divenuto sempre più minimo dentro di noi; ecco perché interviene la poesia. Il poeta ha necessità di indicare a se stesso la via possibile da percorrere, attraverso il linguaggio, per comprendere l’esperienza umana e per lottare contro di essa al fine di salvarsi dall’abbandono, dal fallimento, dalle solitudini. La poesia non viene prima degli accadimenti, ma all’interno di essi, nell’attraversamento dei dubbi e dei contrasti, come possibilità di purificazione, come operazione di salvamento. Bisogna partire dalla creazione, dall’inizio, dalla nascita, per raggiungere l’innocenza, la verginità delle cose sensibili e, la prosa, la narrazione degli antefatti, servono all’autore per raggiungere lo stato di contraddizione dei luoghi della volontà, più intimi, procedendo verso i labirinti della verità. Accostarsi alla realtà della parola consente di essere in più luoghi, in più paesaggi e lì trovare le risposte semplici, le più audaci e irrinunciabili. Sono gli intrecci delle tradizioni e la prospettiva intellettuale della bellezza a illuminare l’autore che si accosta e misura il sublime e il terribile del mondo con intelligenza e saggezza, unica modalità per sentirsi vivi, consapevoli, pronti nella vita. (rita pacilio) Continua a leggere "Emilio Capaccio - Voce del paesaggio, nota di Rita Pacilio"
(Pagina 1 di 1, in totale 9 notizie)
|
AmministrazioneRicerca veloceARCHIVIO GENERALERecent Entries
Tagsadelphi editore, adriano spatola, alain jouffroy, alessandra sciacca banti, alessandro assiri, alessandro de caro, alfonso berardinelli, alfredo riponi, amelia rosselli, andrea inglese, angèle paoli, antologia, antonio porta, arcipelago itaca, areale italiano, arte contemporanea, avanguardia, bernard noel, bologna, camera di condizionamento operante, carla paolini, caterina davinio, chiara de luca, copyleft, corrado costa, critica, czeslaw milosz, daniele poletti, daniele santoro, danilo mandolini, davide castiglione, davide nota, derek walcott, diaforia, diego conticello, dino campana, domenico ingenito, dominique sorrente, dotcom press, ebook, editrice pequod, edizioni arca felice, edizioni arcolaio, edizioni cfr, edizioni joker, edizioni kolibris, edizioni lietocolle, edizioni oèdipus, edizioni progetto cultura, elia malagò, elisa castagnoli, emilio capaccio, emilio coco, emilio villa, Enrico Cerquiglini, enrico de lea, enzo campi, eugenio montale, eventi, fabio orecchini, federico federici, filosofia, fotografia, francesco balsamo, Francesco De Girolamo, francesco iannone, francesco marotta, francesco muzzioli, franco fortini, gabriel del sarto, gabriella musetti, gemellaggio, georges bataille, ghérasim luca, giacomo cerrai, giampaolo de pietro, gianfranco fabbri, gianni toti, giovanna tomassucci, giovanni giudici, giovanni raboni, giuliano ladolfi editore, giuseppe samperi, giuseppe scapucci, haiku, hanno detto..., HOMEWORKS, ibrid@menti, ibrid@poesia, il foglio clandestino, incerti editori, inediti, italo calvino, ivano mugnaini, jane kenyon, john taylor, l'impero dei segni, lampi di stampa, la vita felice, le voci della luna, lorenzo mari, lorenzo pompeo, lucianna argentino, luigi cannillo, luigi di ruscio, maalox, maeba sciutti, mambo bologna, marco saya editore, maria pia quintavalla, marina pizzi, mario fresa, marsiglia, martha canfield, massimo pastore, matteo fantuzzi, matteo veronesi, maura del serra, maurizio cucchi, michel deguy, mostra, nanni balestrini, narda fattori, natalia castaldi, nathalie riera, news, note acide, noterelle, oboe sommerso, olivier bastide, palazzo albergati, paolo fabrizio iacuzzi, parole in coincidenza, paul celan, pensiero, piero bigongiari, pier paolo pasolini, pisa, pisa university press, pistoia, poesia, poesia americana, poesia di ricerca, poesia francese, poesia inglese, poesia ispanoamericana, poesia italiana, poesia lirica, poesia multimediale, poesia polacca, poesia spagnola, poesia sperimentale, poesia surrealista, poesia tedesca, poesia visiva, poetica, poeti dell'est, poetry slam, politica fragmenta, premio il ceppo, prufrock edizioni, puntoacapo editrice, questionario, raffaelli editore, raymond farina, recensioni, riflessioni sull'arte, riletture, rita florit, rita pacilio, riviste, roberto ceccarini, roberto veracini, roland barthes, rplibri, saggio, salvatore della capa, sandra palombo, scriptorium, sebastiano aglieco, semiologia, stefano guglielmin, stefano lorefice, surrealismo, t.s.eliot, teresa ferri, tradizione, traduzioni, transeuropa edizioni, ugo magnanti, umberto saba, valeria rossella, valerio magrelli, valérie brantome, video, viola amarelli, viviana scarinci, wallace stevens, wislawa szymborska, zona editrice
|