Venerdì, 8 giugno 2018
Joan Josep Barceló i Bauçà - Collegamenti covalenti - Aletti
editore, 2017
Joan Josep Barceló è un poeta catalano, anzi per la precisione
maiorchino, che ha intensi e frequenti rapporti con l'Italia e la sua
poesia. L'ho incontrato di recente a Bologna, dove era uno dei
finalisti del Premio "Bologna in lettere" per l'opera inedita. Ho
ascoltato le sue poesie in italiano, ho chiesto che le rileggesse nella
loro versione originale, in catalano. Lo scopo era ottenere proprio
quello che mi aspettavo, un senso/suono, una musica appunto
"originale", cioè qualcosa che filtra in chi legge o ascolta ad un
livello un po' più sub-limen, più vicino all'atto di creazione. La
poesia è anche questo.
In questo libro, tradotto in italiano (anzi riscritto, non vi è testo a
fronte) dallo stesso autore, ritrovo senso, suono e liricità di quelle
poche poesie ascoltate. La conferma di uno stile, di una disposizione
poetica che mi erano piaciuti, una poesia che sfuma le cose, le
percezioni, le esperienze, le avvolge in una atmosfera vagamente
surreale che le agita. Liriche soprattutto, sì, voci di un io molto
presente però non particolarmente egotico, capace di muoversi abilmente
tra altezze diverse, diciamo tra una terra tangibile, amorosa e
sensuale, e quindi grata e vitale (una "esegesi terrosa che crea la
vita"), e un cielo dove insieme collocare e da cui trarre la parte
volatile, la dimensione extrareale dei nostri pensieri, forse delle
nostre angosce o dubbi circa l'esistere. Come i legami covalenti a cui
allude il titolo (una proprietà chimica, una sovrapposizione, anzi una
comunione di atomi che annoda elementi) gli elementi materiali e
immateriali (come ad es. lo sperma e l'aura sentimentale delle
relazioni amorose) della poesia di Barceló si fondono, creano un
diverso o più forte oggetto. Non è tanto da dove si muove, questa
poesia, quanto dove giunge, dove si realizza - anche velocemente (i
testi sono tutti relativamente brevi), anche semplicemente se si vuole
- "l'artificio che gioca con l'aria". Mi pare che ci sia nella poesia
di Barceló una fiducia sia nel potere evocativo del suo particolare
linguaggio poetico, che per l'autore appare essere tanto più forte
quanto più esso è sfumato, o - come si diceva - "semplice"; sia nel
manifestarsi, con altrettanta immediatezza, dell' avvenimento
poetico in ogni momento, come un fatto naturale su cui
costruire il suo testo. Cioè per Barceló la poesia è ovunque e ovunque
determinata, per quanto molto di essa ruoti intorno a un centro in cui
l'io, poetico e autoriale, si colloca stabilmente. (g. cerrai)
agonizzante
l’angusto muscolo ha dovuto crescere all’interno del legno marcio, soltanto per esistere, nonostante la seduzione della lingua discrimina lo spirito della guerra.
è il tuo sangue, quello che bagna la pietra, è una possibilità, quello che ti guarda con le mani e ti pulisce con acqua viva, quello che muore nella crosta di sale.
ora, lei è morta, non esiste, le ceneri sono nascoste nell’ossario.
carne cruda
tempo fa ho tessuto il silenzio con lana di ferro contemplando segreti troncati.
non è consigliabile sottoporsi all’inganno, perché la voce è l’anima, tra il verde e il giallo, non parla del verso che vive nelle vene, la bile sale intrepida e mi pugnala, perché non amo il tormento.
non c’è bisogno di morire così in fretta, il tempo può aspettare, l’intolleranza potrebbe sigillare una scadenza lenta.
agnosia
il giudizio taglia il gusto e le distanze d’astuzia, si attacca nei fili del discredito.
la vita è vita, una festa continua che masturba gli ostacoli.
senza allontanarsi troppo, alla fine della strada, un fiume attraversa l’alba e bacia le erbe, lascia i fiori, il sangue degli uomini è facile da comprare.
clavicole di drago
sono adultero, stigma attivato sul collasso dun’alternativa.
simbolizzo il desiderio di una chiave tagliente che serve per aprire tutte le porte.
io appartengo alla cima di un magnetismo brutale, l’artificio che gioca con l’aria, un essere ribelle con la faccia arrabbiata.
io sono il sito dove nasce lo sperma.
un taxi dell’aeroporto di barcellona
il disgelo vegetale devi vestirti di scuse.
qualcuno parla di plotoni sovversivi, di gole e d’infarti.
si può iniziare una lotta o un sacco, ma, a me mai mi sono piaciute le guerre, io vivo in pozzi sotterranei, ho lo spirito di negromante.
nuvole
veloce come il vento, il futuro racchiude un gioco d’impossibilità, contrazioni dell’anima tra i petali di anemoni vestiti di sangue.
l’incontro e l’equivoco scoperto, l’unico focolaio vivo che si veste per non andare spogliato.
essi non camminano nei giorni di nebbia vogliono uccidere il potere delle fiamme, fustigare le risposte con il segreto che mantiene vergine la vita.
|