Venerdì, 18 marzo 2011
L'aver incrociato per caso, secondo le dinamiche oscure e virali che (ir)regolano Facebook, un tipo dal bizzarro nickname di Leo Earrings, mi ha riportato alla memoria qualcosa che avevo letto (e scaricato) tempo fa, mi sembra su Absolute Poetry. Si tratta di Dismissione di Fabio Orecchini (ecco qua!), che poi ho scoperto essere diventato un libro, uscito per Polimata nel 2010 con postfazione di Andrea Inglese. Ne propongo alcuni brani, tratti dal documento che avevo, ignorando però se poi corrispondano alla stesura definitiva su carta. Sono comunque già sufficienti per farsi un'idea di un libro in cui l'idea "politica" e quella poetica del canto trovano un significativo equilibrio e un potente impatto. Inutile definire questa come poesia della crisi o poesia civile o chissà cos'altro. Quello che conta, qui e ancora, è l'istituirsi della poesia come mezzo altamente titolato di denuncia e di indagine della realtà sociale, di uno spirito del tempo, buono o problematico che sia. E mezzo, bisogna aggiungere, flessibile nei modi e nei linguaggi, capace di "sporcarsi" (o contaminarsi, dice Inglese) senza perdere la propria peculiarità. Capace di riappropriarsi di un territorio. Di narrare.
La dismissione è un libro che […] ci introduce in quella zona incerta che sta tra oblio e attualità, tra testimonianza orale e ricostruzione storica, tra fine dell'epica industriale e inizio della tragedia post-industriale. Orecchini evoca […] la Dismissione: declino dell'industria pesante, lavoro operaio, operai uccisi dal lavoro. […] Ponendo subito l'orizzonte della scrittura ben al di là dell'esperienza individuale, in un territorio più ampio, dove si è costretti a misurarsi con le forme collettive del vivere, dalle storie famigliari alle vicende di classe. […] Orecchini utilizza dei personaggi – madre e padre – e degli interni familiari, ma non è propriamente leggibile una storia. Ciò che domina le prime tre sezioni è l'intrusione corrosiva e velenosa del mondo lavorativo nell'intimità familiare. […] Come se le figure umane sedimentassero alla stregua di sostanze materiali in seguito ad un processo di dismissione. […] Il lessico contaminato evoca una scena di contaminazione. […] È l'amianto che contamina i lavoratori, è il lavoro che più in generale infetta i lavoratori, li corrompe nel fisico e nell'equilibrio mentale, ed infine è l'artificiale che s'introduce nell'animale, lo modifica irrimediabilmente, produce un ibrido mostruoso. La fabbrica scompare lasciando dietro di sé, negli uomini che l'hanno vissuta, un'impronta devastante, l'assenza di esperienza e di ricordi. […] Fino dove l'artificiale è penetrato nella nostra intimità animale? Fin dove […] è ancora ipotizzabile una lingua autentica, al riparo dalle contaminazioni delle forme di vita tecnologiche e dei giochi linguistici ad esse corrispondenti? […] Sono tutte domande, queste[…]. Ed è proprio attraverso di esse che Orecchini ha voluto costruire il suo libro.
dalla postfazione di Andrea Inglese (fonte: sito Polimata)
da Lamine RovineII. Rovine
7:02 a.m. - Stabilimento Fincantieri
Nella nebbia più gelida la morte liquida gli alberi muti immuni tramano autunni [oltre la carreggiata] tra le righe d'asfalto asfodeli sfogliano i rami, del moto apparente della morte non resta che rame, sterminato fogliame. Dall'ovario infero un calice subnullo il frutto una bacca carnosa e rossa monospermica cade e non c'è nulla che possa fermare la sirena risuona nel tempo come lamina ondula pochi minuti forse un'ora la trave cede e non c'è nulla che possa fermare
la [ri]produzione dell'ovvio l'abitudine al male
Fincantieri: la soluzione
E tutto riappare miseramente monomero amore metallifero di morire mentre mormori e invano collezioni potassa sillabe oddii
le mani mutile le bocche cucite fracassano i timpani assolti, inutile silenzio e apnèa il respiro parola.
Lingua morta fragilita e scuce risvolti di pieghe contratte leucemie,
lascia che io frenetichi eresie mendaci e tulle nella gola immacolato e incorruttibile amianto sangue rappreso ciniglia.da Corpi dissepoltiII. Termodispersione
fibrilla – ma non una scheggia di luce - la vita nei giorni dimenticati e anche il mattino di siepi pare grinzare - fraintende le foglie nel loro restringersi- come in attesa del tempo non v'è traccia
filamenta, nell'erba un sospiro di gigli potenziali le tue mani le forbici tagliare incidere radici sradicare fusti sradicare - la coscienza dell'autunno il primo giorno di primavera - equinozio questo nostro silenzio
lamina rugiada allungata il tuo sguardo l'artiglia la solca la terra il mio io - l'umido terrestre -
goccia dopo goccia il primo sole le lacrime il sudore quel silenzio
le mosche cercano gli occhi sempre gli occhi, l'iride.
da Nella madre
I. Laminare
Strisciavi fino al divano le fami saziate non la tua – avanzi - nel corridoio seminare di ciglia “non sei tornato a casa stanotte” disossata voce nelle gengive – saliva - la mano a stringere il collo i denti finti,
la nostra coscienza è la materia dei corpi vive nei corpi non esiste [di là, in cucina, le dita grasse di mio padre macchiavano il bicchiere]
un esercizio continuo al lutto il tuo svuotare il silenzio nel catodo urlante camminare laminare come un ladro [in casa propria] me lo hai insegnato tu dietro i mobili covano le polveri - brandelli di corpi - le anime dei vivi
ti spogliavi fumavi ti toglievi le scarpe [me che ti rubo i piedi] cadevi vorticante nel sogno -sempre lo stessodell'intima morte defecare b[latte] corpi defecantiIII. Corpo[razione]
ti riavrai tra le scaglie di mani nei palmi rigati e vuote le ferite che sgratti via [nel rovinare di unghie scaglie di te sulle lenzuola nei piatti sulle tovaglie - ti ho mangiato]
- ineluttabile l'avanzare dei deserti - l'ammoniacarsi arido delle falangi – dei metatarsiil disossarsi del dorso
lo strazio muto dei calli gonfi come sassi i piedi ancora nell'acqua nel sale.
Mi riavrai e sarà l'alluvione in agosto la saliva la mia che cola sui bicchieri il sudore dei tegami nei ricami - le giunture dei polsi -
quello che non ci voleva grandine vuoto ad appannare gli occhi che guardano quei vetri
me che ritornoda Stadio finale - Elementi di reazioneI. Sovraesposizioni
Aveva le scarpe lucide e vuote una camicia bianca le ossa screpolate
mani bocche piedi occhi, lame. La pelle.
Qualcuno alzò il labbro superiore ispezionò la bocca muovevi i pensieri con la lingua nella bocca le mucose ulcere i denti ancora buoni,
infettarsi come gatti nel cortile sotto il letto
la lingua ruvida e verde che vortica poi l'ospite arrivò e l’attenzione si consegnò ai lampadari d'ottone ai fiati odorosi ai calendari la luna domina la semina i ventagli a muovere sguardi pupille le risa dei bambini quegli orecchini grandi di perla i lobi colavano fin sulle spalle
“Ma dove sono gli occhi. Dove sono?” le foto sature e sovraesposte càdere e cadono sparse sul comodino
quel giorno siamo rimasti vili non siamo andati a vederlo morireIII. ossidoriduzione
lumina caustica il cielo fenolico Dio annusava l'aria dall'alto dei caterpillar claustrofobica quell'aria maleodorosa la terra smossa la cava bruciava nel tramonto fibrosa brulicante di cavi travi macchine pneumatiche polveri e grida. Si scavò per giorni e giorni. Ma la terra era solida ghisa, iridio l'uomo morto mio padre. L'uomo di metallo. La bara di cute che alluminava – inossida - le carni scavate anch'esse. Si disse: “Tornare allo stato primordiale...”
Meta uomo mesotelioma.
da Alchimia speculativa
Rubedo - Gazprom Citycaria e s'incrinala massa d'ossa del cranionei cretti e increspature mareedi niente cementi e nervatureindotti condutturerigassificatori gasdotti:il benessere è nel sottosuolo- sottocutaneo -in superficiel'enorme camera a gas
Albedo – Deflagrazione interiore
la materia sintetica
La fibra di carbonio si tesse in armature elastica forma di grafite polimera libra senza peso nelle ossa. Impalcature di spazio.
Come onda dielettrica la fibra ottica vibrando nel vetro Ultrapura conduce la luce multicroma. L'indice di rifrazione domina il tempo della rarefazione.
la sintesi materica
Fabio Orecchini (Roma, 1981), poeta e regista, dopo essersi laureato in Antropologia culturale presso l’Università La Sapienza di Roma con una tesi sperimentale sulla concezione di corpo, malessere e malattia tra i “sans papiers” della città di Roma in collaborazione con Medici senza frontiere, ha intrapreso un cammino di ricerca nell’ambito del cinema, della videoarte e della poesia. Nel 2004 pubblica la raccolta di versi Acrilico (Edizioni ArtEuropa, Roma) per la quale riceve alcuni premi e riconoscimenti letterari. Nel 2008, insieme a Alessandro Dionisi e Marco Vitale ha fondato l’Associazione Culturale e webTv “Meddle TV” , in seno alla quale è nato [A]live Poetry, un progetto ibrido di documentazione visiva e videoarte dedicato ai poeti contemporanei, realizzando opere con Elio Pagliarani, Giuliano Mesa, Assunta Finiguerra, Luigi Nacci, Lidia Riviello, Dome Bulfaro, Giulio Marzaioli, Laura Pugno, Ensemble Duale, Elisa Davoglio. E' direttore artistico del Beba Do Samba di Roma. Ha organizzato e promosso, insieme a Davide Nota e altri, il libro/movimento "Calpestare l'oblio". Suoi testi e poesie sono apparsi in riviste, libri concepts (Concepts Arte, Arpanet, Milano, 2006), antologie (Pro-Testo Fara Editore, 2009), blog e siti letterari (Nazione Indiana, Absolute Poetry).
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