Cinzia Demi - Ero Maddalena - Edizioni puntoacapo, 2013
Per afferrare tutta la grandezza/bellezza di un’opera poetica bisogna fondersi con la liricità del verso, lasciarsi possedere dal significato delle
immagini, attraversarle come fossero piazze vuote o stracolme di aloni, albe, crepuscoli, vortici di esperienze passate e ricomposte. Il poeta, che
scansiona il reale, rinviene con maestria le voragini che appartengono al mondo e ai suoi altrove, molto spesso luoghi timorosi della Luce e del
plurisimbolismo in essi contenuto. Cinzia Demi nel suo lavoro poetico Ero Maddalena, Edizioni puntoacapo 2013, si inserisce con
consapevolezza raffinata nel surrealismo novecentesco per far emergere parole ed energie dallo stato inconscio, affinché la scrittura poetica possa
liberarsi completamente dei segni inibitori e delle finalità preordinate. L’autrice supera ogni razionalità partendo da una figura biblica, Maddalena, personaggio sotteso da una frangia di immaginario. Maria Maddalena o di Magdala è stata, secondo il Nuovo Testamento, una donna
discepola di Gesù e venerata come santa dalla Chiesa cattolica. Questo personaggio conserva una profondità di spunti riflessivi che ci spingono a ricrearlo
per scoprirlo ogni volta, attraverso gli influssi epocali/storici, fino a ritornare al punto enigmatico, arcaico e iniziatico della figura misteriosa che
rappresenta. Demi, per tutto il suo percorso poetico, riveste di un modo costante la presentazione della donna, quasi sempre votata alla tragica esperienza
del ruolo che ricopre: rende possibili le voci e gli aspetti di un’ombra irreale, che vaga nei vasti dintorni della storia umana, come un evento che si
svela in ogni istante della quotidianità. Maddalena siamo anche noi, infatti, donne erranti in identità che continuamente perdiamo e che continuamente
ritroviamo; Maddalena è la nostra forma inconscia che dialoga con il nostro sé: è l’ulteriore presa di coscienza del disagio socio-psicologico con cui ogni
figura femminile deve fare i conti. Articolazioni senza volto e nazionalità: donne, madri, figlie, di oggi e del passato, distrutte e poi purificate dallo
slancio restaurativo dell’animo umano, sono le protagoniste di questa silloge, preziosa ed elegante, in terzine originali intrise di classicità e
modernità. Le Maddalene perseverano nel mutarsi espansioni di un vissuto nei vissuti: infatti, la donna di Magdala erano e sono tutte le donne che si
proiettano nel mondo in un modo baudelairiano superando, quindi, l’astrazione simbolico/fittizia per calarsi nelle vicende umane più semplici, più sommesse
o precarie, passionali e dolorose. L’autrice contrassegna radici storico/sociali celebrando l’esistenza del percorso poetico/analogico e tracciando
strutture freudiane che si confermano e si contraddicono nel convenzionalismo del riscatto emozionale. La fuga, i tranelli, la nausea, il nome che cerco, un bacio, il portone, il respiro, la chiesa, il sepolcro, la pietà, la semina, le pietre, la cura: parole tematiche e anche
allegoriche che evocano intenzioni precise, implacabili, mettendo spalle al muro l’io neurovegetativo del lettore e che sanno riportarci nel complesso
creato-universo di ripudio/offesa, accoglimento/perdono. (rita pacilio)