La pubblicazione di un libro di Wallace Stevens, per quanto non
recentissima (l'uscita è avvenuta nel Febbraio 2014) è sempre una bella
notizia, soprattutto se lo si ritrova in una piccola biblioteca
pubblica piena di gialli. Una cosa insolita, una piccola epifania.
"Le aurore d'autunno" (Adelphi, 2014) sono l'ultima raccolta di
Stevens, apparsa nel 1950. In Italia, sempre per la cura di Nadia Fusini
che firma nel libro un saggio di introduzione importante e
appassionato, era già stato pubblicato da Garzanti nel 1992, se non vado
errato.
Pubblico qui alcune delle poesie più brevi (ma certo non di minore
importanza) e in un certo senso più "leggibili" (per quanto lo possa
essere Stevens che è sempre aperto ad una moltiplicità di
interpretazioni), tralasciando per ragioni di spazio i fondamentali
poemetti come Aurore d'autunno, Un primitivo come un globo (che però è possibile leggere QUI), Cose d'agosto e soprattutto Una sera qualunque a New Haven.
Queste, seppure più brevi, sono ugualmente importanti e capaci di dare
l'intensa emozione che si prova sempre leggendo Stevens. E un'ottima
occasione di rilettura, o di lettura per chi ancora non lo avesse fatto.
OMONE GRANDE E ROSSO CHE LEGGE
C'erano spettri tornati sulla terra per sentire le sue frasi,
Lui seduto che leggeva ad alta voce le grandi tabulae azzurre.
Erano quelli del deserto delle stelle che avevano atteso di più.
C'era chi tornava per sentirlo leggere dal poema della vita,
Della pentola sulla stufa, la brocca sul tavolo, i tulipani.
Erano quelli che avrebbero pianto pur di entrare scalzi nella realtà,
Avrebbero pianto di gioia, tremato di freddo nel gelo,
E gridato pur di sentirlo ancora, avrebbero accarezzato con le dita le foglie,
Le spine più acuminate, afferrandosi al brutto,
E ridendo, mentre lui seduto leggeva, dalle tabulae di porpora,
I lineamenti dell'essere, le sue espressioni, le sillabe della sua legge:
Poesis, poesis, le lettere, i caratteri, i versi ispirati,
Che in quegli orecchi e in quei cuori sottili, esausti,
Prendevano forma, colore, e la misura delle cose così come sono,
E dicevano per loro l'emozione, che era ciò che era loro mancato.