Dopo Jaroslav Mikolajewski, a cura di Lorenzo Pompeo, (v. qui) pubblico una selezioni di testi di K. Karasek, noto poeta polacco, tradotto anch'esso dall'amico Lorenzo, slavista collaboratore tra l'altro della bella e-zine eSamizdat nonchè poeta.
IL POETA SIEDE SULLA NUVOLA
A cura di Lorenzo Pompeo
Krzysztof Karasek nasce a Varsavia nel 19 febbraio del 1937. Ha studiato filosofia all’università di Varsavia e ha debuttato nel 1966 sul mensile “Poezja”; la sua prima raccolta, Godzina jastrzębi (“L’ora dell’astore”) del 1970, è seguita, nel 1972 da Drozd i inne wiersze (“Il tordo e altre poesie”) nel 1972, mentre i due volumetti sono successivamente confluiti nella raccolta Poezje del 1975. Da allora sono apparse varie raccolte e antologie. È stato redattore della rivista “Orientacja” dal 1967 al 1971 e dal 1972 ha diretto il settore della poesia nel periodico “Nowy wyraz” e ha condotto un programma di poesia alla radio. Saggista e traduttore dal tedesco (ha tradotto, tra gli altri, Gotfried Benn)
In Polonia, dove la sua barba bianca è assai nota ben oltre i circoli dei cultori del verso, la sua poesia venne associata, già negli anni ’70 alla generazione della “nowa fala”, ovvero ai poeti che si erano formati a seguito del trauma del ’68 polacco, quando alle manifestazioni studentesche represse brutalmente dalla polizia seguì un’infame campagna antisemita orchestrata dal regime. Manifesto di questa generazione fu il saggio Il mondo non rappresentato firmato nel ’71 dai poeti Zagajewski e Kornhauser. L’intento di questi poeti era quello di “demistificare” e “decostruire” la rappresentazione della realtà offerta dai mezzi di comunicazione di massa controllati dal regime (per inciso, anche i primi documentari di Kieślowski sono l’espressione della medesima esigenza).
Tuttavia in Karasek la dimensione dell’impegno non è mai stata prevalente. Ciò che condivide la sua poesia con quella della generazione della “Nowa fala” è, semmai, una certa inquietudine e un disagio, uniti a una grande diffidenza nei confronti del mondo, minacciato dal non senso, sia nella dimensione pubblica che in quella privata, come appare evidente anche dal titolo della sua raccolta del 1979 Prywatna historia ludzkości (“Storia privata dell’umanità”). Grazie anche a una profonda e ricca vena metafisica, la poesia di Karasek non ha affatto risentito delle trasformazioni politiche e sociali che il suo paese ha attraversato negli ultimi due decenni.
I TESTI