Lunedì, 31 gennaio 2011 C'è da chiedersi (a prescindere dal fatto che un autore deve essere letto più che celebrato), se la cultura possa essere soggetta (a torto o a ragione) a una pressione di tipo lobbistico, ovvero a dei rapporti di forza (politica, economica, elettorale) cui eventualmente soggiacere. Qui non si tratta di scontro ideologico o di guerra delle idee, ma secondo me di una punizione postuma. Uno dei problemi di certe punizioni postume è che lo sono perennemente, cioè sono a tempo indeterminato, perchè legate indissolubilmente alla memoria collettiva, che al contrario di quella individuale è teoricamente eterna. E tralasciamo qui il fatto che, in quanto eterna, è contemporaneamente inutile (la Storia non ci insegna mai nulla, qui e ora) e dannosa (perchè spesso alibi di odii altrettanto infiniti, roba di tutti i giorni sui giornali). E c'è pure da chiedersi se l'arte sia sempre (e comunque e a prescidere) bacata dal comportamento o ethos dell'artista al punto tale da inficiarne il valore estetico ma anche, appunto, quello etico. Alla distanza, cosa ci deve interessare di più, ad esempio di un gigante come Pound? La sua arte? I suoi vaneggiamenti? Il suo stile di vita? E' preferibile usarlo come strumento politico? Iscriverlo d'ufficio alla destra, come fanno quelli di Casa Pound? Certo adottare un punto di vista "bacato" può riuscire utile in qualche occasione, anche qui da noi, come quando i leghisti propongono di espellere dalle biblioteche le opere di autori che si sono pronunciati a favore di Battisti, un'idea (questa leghista) tanto idiota e pericolosa quanto, riconosciamolo, parecchio provinciale.
Forse non ho le idee chiare al riguardo, ma di una cosa sono abbastanza
sicuro, se posso permettermi una battuta estrema: che Hitler non
avrebbe mai potuto scrivere niente di simile a "Viaggio al termine della
notte", e Céline non avrebbe mai potuto uccidere sei milioni di ebrei
(e che Battisti non può competere con nessuno dei due, né come scrittore
né come assassino). E' proprio una questione di valori. Continua a leggere "" Lunedì, 8 novembre 2010Maalox 1
Continua a leggere "Maalox 1" Lunedì, 25 ottobre 2010Intervista su Poesia 2.0
1) Qual è lo “stato di salute” della poesia in Italia? E quello dei poeti? (continua qui) Mercoledì, 8 settembre 2010Il Grande Silenziatore
La profezia di Orwell non stava tanto nella nascita di una società occhiuta, onniveggente e ficcanaso, cosa che invariabilmente si è verificata ma che nell’immaginario collettivo si è ridotta a una stupida trasmissione televisiva per guardoni, diffusa in decine di cloni in tutto il globo. E’ ovvio che nello stesso immaginario come minaccia sociale si è depotenziata parecchio, e tutti sono convinti che non c’è niente di male se qualche telecamera ti riprende per la strada. Tranne quando, naturalmente, qualcuno non ti filma mentre sei al cesso con le mutande calate e ti sbatte su Youtube. Allora sì che ti incazzi, improvvisamente conscio del tuo status di cittadino (?) colpito nella sua privacy.
No, la vera profezia di Orwell, non a caso spostata nello stesso romanzo al 2050 (coraggio, c’è ancora tempo), sta nella progressiva distruzione della capacità di comunicare, soprattutto nel senso di mettere in comune affetti, sensazioni, idee, colori, opinioni. L’impoverimento della lingua è un fatto, ogni mese esce fuori una statistica che ti dice che il vocabolario di base (lasciamo perdere gli altri) è sempre più sparuto, che i nostri giovani sono sempre più asini, che essendo come popolo negati per le lingue non possiamo nemmeno fare affidamento su un altro idioma, una nuova lingua franca. Le colpe di questa situazione sono svariate, e vanno dalla televisione (naturalmente) fino alla educazione parentale (dis-educazione generazionale a cascata), passando per la solita scuola, e per Internet, un mezzo che contemporaneamente è democratico e superficiale, anche nel senso dell’inibizione ad approfondire un pensiero non casuale. Ma queste colpe hanno un denominatore comune, che è la trasmissione e la pervasività di una in-cultura epidermica e volatile quanto una canzonetta estiva, e soprattutto intercambiabile a seconda delle esigenze, in altre parole consumabile.
Continua a leggere "Il Grande Silenziatore" Lunedì, 12 aprile 2010Parliamo di blog, poesia, noiSabato 17 Aprile p.v., dalle ore 15.00 alle 17.00, presso la Biblioteca civica di Vimercate, si terrà l'incontro "La poesia nella rete - Spazi virtuali e immaginari poetici", a cura di Sebastiano Aglieco e di Francesco Marotta (programma qui), mentre Sabato 24 Aprile si terrà "C'era una volta nella Poesia on line”, una mappatura emozionale del contemporaneo, a Verona, presso il Centro turistico giovanile Via Santa Maria in Chiavica 7 (v. qui), a cura di Alessandro Assiri e Claudio Di Scalzo (dalle ore 15 alle 19). Due appuntamenti interessanti che francamente sarebbe stato meglio coordinare, per stra-ovvie ragioni. Speriamo che questo possa avvenire in futuro. Sarebbe importante esserci, ad almeno uno dei due. Per quanto mi riguarda ho fatto qualche riflessione, su uno spettro più ampio, qui e qui. Ma ci sono stati altri avvii di discussione, che Sebastiano Aglieco ha cercato di riepilogare qui, ma vedi interessante anche qui. Martedì, 30 marzo 2010Poesia e rete - Tutta colpa di Facebook, forse...![]() "La prima cosa di cui forse non si deve nemmeno discutere consiste nella morte dei blog di Poesia almeno come noi li intendiamo, cioè come uno strumento di condivisione, di ragionamento, di analisi, di coscienza militante di quello che avviene oggi nella Poesia italiana contemporanea. Che ci si stesse plafonando dopo una fase di esuberanza non è certo una novità ma qualcosa che conosciamo bene e accade almeno da un paio d'anni. Quello che va deciso ora è come andare avanti, cosa fare. Perché se i blog plafonano è indubbiamente esplosa al contrario la parabola ascendente di Facebook anche nella promozione della Poesia, ma Facebook è una risposta che mette in campo parecchi compromessi o quanto meno riporta in vita parecchi mostri del passato: prima questione, il circolo chiuso". Il problema in questo paese è spesso quello di scambiare il mezzo per il fine, e anche, come nel brano sopra, i numeri (in questo caso il successo di Facebook) per la qualità. Tempo fa ho incontrato un giovane poeta (non faccio nomi neanche morto). Non conoscendolo di persona, ho voluto stringergli la mano e presentarmi (vecchie pericolose abitudini d'antan). Lui mi guarda in faccia e fa: "Ma, ci conosciamo?". E alla mia risposta: "Si e no, diciamo che su Facebook...", lui alza gli occhi al cielo e ridacchia : "ah, Facebook, allora...", e un altro tizio che sta lì nei paraggi non richiesto ridacchia e fa: "eheh, Facebook, figurati i miei alunni sai come lo chiamano, faccia di buco, eheh". Va bene, mi sono sentito un pò fesso, e su una cosa hanno ragione, che chiamare amico qualcuno frequentato su Facebook è un pò azzardato, ma lo è se non riesci a stabilirci una comunicazione, uno scambio di idee vero, e da questo punto di vista invece posso dire di avere su Facebook qualche amico reale. Su una cosa invece non hanno ragione, cioè sul cullare la loro ipocrisia: tutti disprezzano Facebook e tutti sono su Facebook, di tutte le persone che conosco solo due o tre hanno avuto le palle di ignorare il mezzo completamente (e qui sì, potrei fare i nomi). Il punto è per quale fine lo usi. Altrimenti il mezzo usa te. Continua a leggere "Poesia e rete - Tutta colpa di Facebook, forse..." Venerdì, 26 marzo 2010Raiperunanotte e poi...![]() La cosa davvero interessante è il mezzo. Internet, lo streaming ovvero il flusso audiovideo via web, la capacità, con mezzi relativamente economici, di trasmettere il tuo contenuto a chiunque ne sia interessato. Può funzionare. Ha funzionato, e sembra anche alla grande nel caso di RAIPERUNANOTTE. Chi parla oggi di evento mediatico ha per una volta ragione, ed ecco perchè - altra sensazione - si pensa di aver assistito a qualcosa che potrebbe rappresentare una piccola rivoluzione (certo, piccola perchè abbastanza distante e diversa da quella a cui alludeva iersera Monicelli). Ha funzionato, dicevo, ed ecco perchè è così importante per la democrazia superare il digital divide interno al paese, diffondere la banda larga a tutti e sopratutto impedire alla politica di qualsiasi colore di mettere la mordacchia a Internet. Cosa che, visto il successo di ieri sera, riproveranno a fare al più presto, potete starne certi. Una piccola rivoluzione, un piccolo evento storico, dicevamo. L'alba di un'epoca che assomiglia a quella eroica delle radio libere? Non lo so, diciamo di sì se si mantiene appunto un'area libera, uno spazio di libera circolazione delle idee, dinamico e flessibile, insomma qualcosa di molto diverso da una web tv di partito. Diciamo di no se come per le radio il tutto verrà poi monetizzato, verrà fagocitato dal business e, salvo casi rari, buonanotte ai suonatori. Certo tutto costa, ma mi piacerebbe pensare che, non ostante le ovvie manifestazioni di soddisfazione degli organizzatori della trasmissione, non sono i numeri che fanno la differenza, anzi la logica degli indici di ascolto, dell'audience è da rigettare decisamente, proprio perchè legata alla commercializzazione non tanto degli spazi quanto degli occhi e delle menti di chi sta dall'altra parte dello schermo (o del monitor). Quello che fa la differenza è la qualità delle idee che riesci a comunicare e il loro contenuto intrinseco di libertà. E infine, cosa c'entra tutto questo con il nostro campo di interesse, la poesia ecc. Intanto che NON c'è un campo di interesse, nel senso che come esseri pensanti non possiamo limitarci a fare versi evitando di gettare uno sguardo attento a cosa sta succedendo in questo paese. E poi, proprio in un periodo in cui si cerca di riflettere sulle interazioni e le possibilità che la rete può offrire alla cultura in generale e alla poesia in particolare, forse dovremmmo includere nella riflessione anche le potenzialità che l'evento di ieri sera lascia intravedere. Parliamone. Martedì, 25 agosto 2009La poesia degli asini
acyaqkvpvd Martedì, 30 dicembre 2008E' assolutamente indispensabile
E' assolutamente indispensabile rilanciare questo post su LPELS di Francesco Marotta, uno dei pochi che non vuole limitarsi ad essere un ottimo poeta. Non perchè sia il migliore dei post possibili sulla tragedia di Gaza, ma perchè da lì se volete potete incominciare, spengendo la TV che tanto non vi dice nulla, a risalire una ragnatela di link e farvi una opinione un pò più approfondita sull'argomento. Cominciate a usare Internet in maniera un pò più creativa, grazie. Venerdì, 19 dicembre 2008O tempora o mores
Se il potere logora chi non ce l'ha, secondo un aforisma attribuito a uno degli ultimi "highlanders", Giulio Andreotti, mi sembra che sia anche vero che il potere corrompe chi ce l'ha, chiunque esso sia, in una sorta di caduta delle difese immunitarie dell'etica politica (se mai esse siano esistite). La questione morale in questi giorni rispunta come i funghi chiodini da un ceppo marcio, dappertutto. Questione annosa, che nella memoria collettiva si fa risalire al pronunciamento di Enrico Berlinguer (v. qui), anni '80, ma che è vecchia quanto la creazione dell'idea di Stato (per esempio, brogli elettorali, compravendita di voti e commercio di favori erano la regola nella Roma repubblicana e prima ancora in Grecia). La corruzione è di sistema, ma non nel senso autoassolutorio (e mozartiano: "così fan tutti") di Bettino Craxi. E' cioè sistematica, almeno in Italia, perchè i partiti non concorrono più, come dice la Costituzione, alla vita pubblica del Paese, ma se ne sono semplicemente appropriati, costruendo un meccanismo a prova di bomba che nemmeno Berlinguer, dall'oasi in un certo senso felice dell'opposizione di allora, poteva immaginare. Da una parte il progressivo smantellamento dei poteri di bilanciamento (informazione, magistratura, organi di controllo delle amministrazioni locali) dall'altra la blindatura della politica stessa, a cui si accede per cooptazione e fedeltà (abolizione delle preferenze, liste bloccate, diktat, attività parlamentare ridicola e minimale). Non c'è da stupirsi se alle ultime elezioni in Abruzzo poco meno della metà degli elettori sono restati a casa. Avranno pensato: che ci andiamo a fare? Il problema è che con questo sistema che tu ci vada o no è irrilevante, almeno dal punto di vista della selezione della classe politica. Per assurdo potrebbe bastare che andassero a votare solo i politici e le loro famiglie. Sì, lo so, è un discorso qualunquista, pessimista, disfattista, moralista e qualche altro -ista. Ma il fatto è, tornando a Mozart, che non c'è più nessun Ferrando o Guglielmo disposto a giurare sull'onestà della propria Fiordiligi o Dorabella, sapendo poi come va a finire. Ora sembra (notizia di ieri) che si sia sputtanato anche il Premio Nobel, per una questioncella che in Italia, con il pelo sullo stomaco che abbiamo, farebbe morire dal ridere (viaggi in Cina gratis, ma vogliamo scherzare? che volete che sia, ricordate quando Craxi, sempre lui, si portò in visita ufficiale in Cina decine e decine di amici e parenti a spese dello stato? Battuta di Andreotti, all'epoca ministro degli Esteri: "Sono stato in Cina con Craxi e i suoi cari..."). Eh sì, signora mia, non c'è più religione...
Lunedì, 3 novembre 2008
Postilla: mutatis mutandis, possiamo calcolare, con lo stesso sistema e qualche altra variabile, anche qualcos'altro. Per esempio, che al Senatore a vita Francesco Cossiga sono assicurati ancora 120-80=40 anni da utilizzare per dare buoni consigli su come infiltrare e massacrare gli studenti (v. qui) e per lanciare oscuri messaggi barbaricini del tipo "io lo so, ma col cazzo che ve lo dico"; e che il Venerabile Licio Gelli può ancora fare affidamento su 120-89=31 annetti buoni per presentare su Odeon TV la programmata trasmissione di revisionismo / disinformazione / fascismo "Venerabile Italia" (v. qui), nonchè per vedere se finalmente gli riesce di fare, magari con l'aiuto del suo pupillo, il golpe che insegue da anni. Mah, speriamo che la Morte ci trovi liberi... P.S. già che ci siamo, aderiamo all'invito di Luigi Metropoli a mandare una email di protesta a Odeon TV (mailto)
Lunedì, 14 aprile 2008Pomeriggio post elettorale
Siamo andati, ci siamo turati il naso e siamo andati. Ora, mentre scrivo, guardo fuori dalla finestra un pomeriggio post-elettorale con tutte le sfumature del grigio possibili come il mio umore, mentre di là la televisione snocciola la serie infinita dei numeri interi e decimali, razionali e irrazionali e in nessuno di essi trovo la musica delle cose o l'armonia che decantano tanto i matematici. Tutto il creato è matematica, dicono. Ma anche, temo, l'entropia senza fine che caratterizza questo paese che è sempre più difficile amare. Siamo andati e abbiamo prodotto numeri. Numeri, dico, non nomi. I nomi per lo più erano già comodamente seduti sugli scranni di Camera e Senato, con in mano ciascuno il suo sacchettino di numeri, come la tombola, con i quali cominceranno a giocare con le nostre vite. Come la goccia cinese i numeri estrarranno le nostre pensioni, la nostra istruzione, il nostro lavoro precario e quello dei nostri figli, la nostra guerra e la nostra pace, la nostra comunicazione, i nostri redditi, la nostra ricerca, la nostra giustizia e magari anche la nostra nuova Costituzione. E lo faranno con la massima serenità, loro, i numeri, perchè comunque vada loro cascheranno in piedi giacchè vivono in un mondo parallelo da dove entomologicamente scrutano la vita della gente, del popolo (quanto gli piace questa parola!) con un cannocchiale all'incontrario. Nell'altra stanza il cicaleccio continua, in una filza di commenti tra addetti ai lavori arbitrati da qualche altro privilegiato, perfettamente inutili e inconcludenti. Sì, va bene, sembrano dirsi tra le righe, qualcuno ha vinto e qualcuno ha perso, ma non ne facciamo un dramma. E poi, guardandoci attraverso lo schermo: è la democrazia, baby, e tu non puoi farci niente.
Mercoledì, 21 marzo 2007Integralismo & relativismo, due lemmi
Riunisco qui, a puro titolo informativo e senza commenti (ma ce ne sarebbero da fare, anche in relazione alla situazione politica italiana) due lemmi di
attualita'. Nomina sunt consequentia rerum, dice Giustiniano, ma non so se questo concetto puo' essere applicato anche agli -ismi. Ricordiamo che i
dizionari, per loro natura o per immaginario collettivo, portano con se' un'aura di oggettivita' e imparzialita' che in altri termini non e' che una quota
statisticamente maggioritaria di significato condiviso, a parte forse Wikipedia che come sappiamo e' una realta' abbastanza particolare.
in|te|gra|li|smo
NOTE
1. L'unica differenza fra i due termini e' che integrismo - dato come semplice equivalente di integralismo dal Vocabolario della lingua
italiana Treccani, edizione in linea - essendo meno comune non e' altrettanto logorato: non ha subito l'uso generico, approssimativo e scorretto
dell'altro. Negli anni settanta, il vescovo Franco Costa dichiaro' in un documento della Conferenza Episcopale Italiana che era possibile riconoscere integrismo in Comunione e Liberazione (accusa che, a causa dell'importanza dell'estensore, e' rimasta a lungo come etichetta del movimento)
laddove sulla stampa si preferiva il termine "integralismo" (gia' allora dispregiativo: per esempio nel 1975 Il Messaggero pubblicava una notizia
intitolata «Picchiati studenti integralisti di Comunione e Liberazione»). Il termine integrismo, tuttavia, e' stato poi spesso usato all'interno
del mondo cattolico collo stesso senso dispregiativo di integralismo.
2. Definizione del 1908 citata dal Dizionario Etimologico della Lingua Italiana Zanichelli. 3. Dalla definizione di integralismo del Vocabolario della lingua italiana Treccani, edizione in linea.
V. anche
Relativismo, fondamentalismo e integrismo
di Umberto Eco
Fonte: Wikipedia (autore non noto) s.m. 1 CO concezione o atteggiamento politico, economico, culturale, ecc., tendente a rifiutare la convivenza di idee e posizioni differenti, respingendo come inaccettabili tutte le opinioni differenti dalle proprie: i. islamico, i. cattolico 2 CO estens., eccessivo rigore, intransigenza, intolleranza
3 TS stor. -> unitarismo
Fonte: De Mauro Paravia on line Continua a leggere "Integralismo & relativismo, due lemmi"
« pagina precedente
(Pagina 2 di 2, in totale 28 notizie)
|
AmministrazioneRicerca veloceARCHIVIO GENERALERecent Entries
Tagsadelphi editore, adriano spatola, alain jouffroy, alessandra sciacca banti, alessandro assiri, alessandro de caro, alfonso berardinelli, alfredo riponi, amelia rosselli, andrea inglese, angèle paoli, antologia, antonio porta, arcipelago itaca, areale italiano, arte contemporanea, avanguardia, bernard noel, bologna, camera di condizionamento operante, carla paolini, caterina davinio, chiara de luca, copyleft, corrado costa, critica, czeslaw milosz, daniele poletti, daniele santoro, danilo mandolini, davide castiglione, davide nota, derek walcott, diaforia, diego conticello, dino campana, domenico ingenito, dominique sorrente, dotcom press, ebook, editrice pequod, edizioni arca felice, edizioni arcolaio, edizioni cfr, edizioni joker, edizioni kolibris, edizioni lietocolle, edizioni oèdipus, edizioni progetto cultura, elia malagò, elisa castagnoli, emilio capaccio, emilio coco, emilio villa, Enrico Cerquiglini, enrico de lea, enzo campi, eugenio montale, eventi, fabio orecchini, federico federici, filosofia, fotografia, francesco balsamo, Francesco De Girolamo, francesco iannone, francesco marotta, francesco muzzioli, franco fortini, gabriel del sarto, gabriella musetti, gemellaggio, georges bataille, ghérasim luca, giacomo cerrai, giampaolo de pietro, gianfranco fabbri, gianni toti, giovanna tomassucci, giovanni giudici, giovanni raboni, giuliano ladolfi editore, giuseppe samperi, giuseppe scapucci, haiku, hanno detto..., HOMEWORKS, ibrid@menti, ibrid@poesia, il foglio clandestino, incerti editori, inediti, italo calvino, ivano mugnaini, jane kenyon, john taylor, l'impero dei segni, lampi di stampa, la vita felice, le voci della luna, lorenzo mari, lorenzo pompeo, lucianna argentino, luigi cannillo, luigi di ruscio, maalox, maeba sciutti, mambo bologna, marco saya editore, maria pia quintavalla, marina pizzi, mario fresa, marsiglia, martha canfield, massimo pastore, matteo fantuzzi, matteo veronesi, maura del serra, maurizio cucchi, michel deguy, mostra, nanni balestrini, narda fattori, natalia castaldi, nathalie riera, news, note acide, noterelle, oboe sommerso, olivier bastide, palazzo albergati, paolo fabrizio iacuzzi, parole in coincidenza, paul celan, pensiero, piero bigongiari, pier paolo pasolini, pisa, pisa university press, pistoia, poesia, poesia americana, poesia di ricerca, poesia francese, poesia inglese, poesia ispanoamericana, poesia italiana, poesia lirica, poesia multimediale, poesia polacca, poesia spagnola, poesia sperimentale, poesia surrealista, poesia tedesca, poesia visiva, poetica, poeti dell'est, poetry slam, politica fragmenta, premio il ceppo, prufrock edizioni, puntoacapo editrice, questionario, raffaelli editore, raymond farina, recensioni, riflessioni sull'arte, riletture, rita florit, rita pacilio, riviste, roberto ceccarini, roberto veracini, roland barthes, rplibri, saggio, salvatore della capa, sandra palombo, scriptorium, sebastiano aglieco, semiologia, stefano guglielmin, stefano lorefice, surrealismo, t.s.eliot, teresa ferri, tradizione, traduzioni, transeuropa edizioni, ugo magnanti, umberto saba, valeria rossella, valerio magrelli, valérie brantome, video, viola amarelli, viviana scarinci, wallace stevens, wislawa szymborska, zona editrice
|