Martedì, 27 settembre 2005
che poise la domenica passain silenzi pelosiin gesti pedissequiin certe sintassi ove
innesti elementi di disturbonei rapporti tra umanicerti inappropriati sorrisise si pensa a un numerofinito di autunnicon un tot di foglie corrosedi animosi rovescio res nulliusdisperse nei rigagnie il senso e il suono da quiil letto che rompe le ossa il muro cinesedelle ombrepassanti nelle pozze ultimisprazzi di luce e un ventomistrale sulle palpebrecome galleggiare veleggiareverso il soffitto con la calmadi chi si guarda da fuoriin modo del tuttodistaccato................................................che poinon ho dato consigliaiutato nessuno a sbagliarea morire serenamentesicuro delle solitudiniche ognuno avesse la suatuttavia imperfettapercorsa com’era da incursionida chimere d’altri utopieprese a prestito calatecome il sole che lasciail vuoto indeterminatodel cielosolo contato gli angolile porte e le occasionie contigui i passi e prossimie lontani e smorzati e spentidi tutti e ciascuno di noiognuno per la sua stradae echi sui muri e ombrecome di radiazioni raggelateper sempre................................................che poinon sarebbe possibile viverea certe velocitàcome vuoi - riempire la vita di tuttoogni bulimico interstizioogni ora ogni minuto di noisorridenti felici iperattivisvolazzanti in cielisenza la minima nuvolae schiocchi di baci e sospirie tuttobelloove invece la vitasi fa carsico silenziocosì - tanto per resistere - contro questo mondo rumoredi carrelli semafori scaffalivirus letali e troiee bombe divine dappertuttosilenzio prego silenzioattività cerebrale zeroappena un brusio di fondoclandestino...................................................se poinel percorso onirico uno spazionascosto tra le costole oveil dito raggiunge quasi il cuoreuno scatto meccanico che chiude on/off e interrompeil circuitoresettando il tutto...................................................e quiha cittadinanza ancheil disordine – siarima che non baciao donna che non ama,sia carte troppo vuote eetica dell’ariao ironia delle nuvole su sapore d’acciaio – comesopravventod’un rassegnato abbandonoe/o rimprovero muto(nella polvere che mùlina come fosse settembre...)set. ’05
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