Venerdì, 23 agosto 2013
Prisca Agustoni - Poesie scelte (2000-2012) - Ladolfi Editore
Un'antologia della produzione in lingua italiana di Prisca Agustoni,
poetessa svizzera del Canton Ticino (ma dalle molte altre competenze
linguistiche, come si vede dalle note biografiche). Una produzione di
cui è difficile dare un'idea compiuta con i pochi testi qui estratti ma
essenzialmente centrata da una parte sulla condizione femminile, quella
personale ma anche quella storica (come nella raccolta Sorelle di fieno
del 2002 in cui la Agustoni narra vita e silenzi delle ragazze italiane
che all'inizio dello scorso secolo partivano dal Ticino per andare a
fare le tessitrici nei conventi di suore tedesche oltre il san Gottardo,
dove vigeva un sostanziale divieto di parlare la lingua madre).
Dall'altra l'elemento fondante, il leitmotiv, è la dimensione
plurima del confine, del limite o dell'orizzonte: come frontiera,
confinamento, barriera linguistica, sociale, morale, come porta, anche
intima, interna, psichica, da attraversare, territorio di incontro e di
reciprocità, come consegna all'Altro e spazio nel quale può avvenire una
trasformazione, un'influenza, come - aggiungo - avviene tra osservato e
osservatore nel principio di indeterminazione di Heisenberg. Una
dimensione plurima ben presente in questa poesia, che Fabiano
Alborghetti, nel suo bel saggetto finale, Il chiaro enigma, da
cui sono tratte anche le notizie biografiche dell'autrice, non manca di
indagare accuratamente, non dimenticando che il confine è da sempre un
irrinunciabile topos della letteratura. Poesia lineare,
asciutta, a tratti minimale, tutto sommato poco "lirica"e sentimentale,
testi per lo più brevi di una leggerezza in cui le diradature, gli spazi
vuoti (o anche qui - se preferite - i confini) sono anch'essi
significanti, insieme inviti di riflessione per chi legge e indizi di
"uno stato d'allerta nel quale sia la sensibilità che la riflessione
partecipano per catturare i minimi particolari che poi saranno
trasfigurati in immagini, silenzi, suoni" (Alborghetti).
Prisca Agustoni nasce nel 1975 nella Svizzera
italiana. Dal 1994 al 2002 vive a Ginevra dove si laurea in Letterature
ispaniche e filosofia ottenendo inoltre un Master in Gender Studies
con una tesi riguardante la rappresentazione della donna mulatta o nera
nella poesia prodotta durante il movimento avanguardista cubano (poesia
negra o negrismo) e nei paesi ispanici marcati dalla presenza
della popolazione afro-discendente. Dal 2003 vive tra Juiz de Fora, in
Brasile, dove insegna letteratura italiana e comparata all'Università, e
la Svizzera. Traduce in portoghese autori italofoni (Elisa Biagini,
Fabio Pusterla, Milo De Angelis, Valerio Magrelli per citarne una
manciata) e di lingua francese Julien Burri); autori ispanici (Jenaro
Talens, Alejandra Pizarnik, Alfonsina Storni). Traduce in italiano
autori di lingua portoghese (Paula Tavares, ma anche molti contemporanei
brasiliani) e francesi (Claire Genoux). Scrive in italiano, francese,
spagnolo e portoghese o si autotraduce.
da Sorelle di fieno (2002)
INTERMEZZO
dì marmo o dì carbone
Siamo giovani Penelopi. I nostri mari tutelano sgabelli. Nell'andirivieni di aghi i pedali Singer sono novene che germinano, lampade a petrolio percorrendo la via dei ciclamini.
Siamo giovani Penelopi con vecchi retaggi.
ritratto
Le suore sono sentinelle. Nei loro occhi i crocifissi e le piaghe di Cristo (ma siamo noi che sentiamo le pieghe nella pelle). L'asso nella manica è lo stufato di fagioli, il bianco di Genova la domenica
con il lambicco del Deutschsprechen, bitte.
filare la voce
A Elvezia piace cantare. Ma qui non vale l'argenteria lirica: i papaveri sono alti e le persiane continuano ermetiche.
miserere nobis
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, parce nobis, Domine.
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, exaudi nos, Domine.
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, miserere nobis
perché cambiamo la croce con il cesto, preferendo il fieno al fiele.
LA SECONDA SPONDA
a ritroso
La notte pulsa contro le tempie. Imita il movimento della mano quando schiaccia il sale grigio con la pietra. Dal riso nascono i cristalli che onorano la flora. La neve. L'ultimo pino cembro.
altalena
Seguo l'istinto delle mandrie. Non cammino più con i piedi. Volteggio assieme agli alianti.
incubo
il San Gottardo un'insenatura nei capelli, i crisantemi freschi e la penuria dei miei cari ritorni
il San Gottardo non è lo stesso da che ho lasciato i suoi formicai.
Testamento
Deposito fiori nella tramontana. Così l'esilio prenderà fuoco in noi, predatrici della semolina e dei granai.
da La morsa (2007)
LE DUNE
lungo il lago ci sono dune che si spostano con gli sguardi di chi da tempo vive altrove, in un transitorio perimetro, disinnescando grammatiche, corto circuiti che scavano ripostigli di cose nell'esitazione tra una lingua e l'altra
La finestra galleggia languida nella stanza. Emerge infine la luce, con lo scandalo famigliare delle cose senza nome che qui insorsero,
con le arance in panico.
* La stanza aveva solchi nelle pareti, una fessura tra le travi di legno così che la nebbia dei lunghi mesi invernali entrasse direttamente all'imbocco del sonno
da Casa delle ossa (2010)
entrano estranei i pensieri s'infilano nelle lenzuola smarrisco il sonno il cuore il senno mentre tu al mio fianco credi sia il caldo davvero solo il caldo che provoca sgomento non fiatare la notte è lunga e rinfresca anche il più torrido dolore
CASA DELLE OSSA
sfregare le parole è accendere il diario del corpo:
dita e unghie sulla punta di ogni sillaba sono lame sottili che si addentrano nella lingua per espellere gli unguenti oleosi del testo
da Sparsa memoria (2012)
La portarono in sordina a partorire in città
il prete si prese cura delle carte ufficiali
la figlia visitò le mura il Munster e il ponte storico
mentre in paese nessuno chiese di lei per mesi.
Dai suoi seni le colava uno strano sangue bianco
mentre le labbra del figlio rimasero chiuse per mesi,
teneri petali di rosa nel ventre fossili e sterpi.
Ma le prime parole, tremule, s'aprirono come s'aprono i cardi
o come i dentini di latte che spuntano già cariati.
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