Giovedì, 8 agosto 2013
Canto e demolizione, otto poeti spagnoli contemporanei, a cura di Alessandro Drenaggi, Lorenzo Mari e Luca Salvi - Thauma Edizioni, 2013.
Otto poeti spagnoli (José Maria Gomez Valero, Juan Antonio Bermudez, Laura Casielles, Miguel Angel Garcia Argüez, Carmen Camacho, Pedro del Pozo, Manuel Fernando Macìas, David Eloy Rodriguez), per lo più della generazione nata intorno agli anni Settanta, con stili e poetiche (e anche riuscite) molto differenziati che sembrano confermare, in Spagna come in Italia, l'inesistenza di scuole o movimenti o perfino di linee di tendenza capaci di fare massa critica, di dare una visione coerente e critica del tempo che stiamo attraversando. Ma, ovviamente, certo il panorama poetico iberico non si limita a questi nomi ed è certamente più vasto di quanto non appaia qui. Va detto, in ogni caso, che iniziative come questa di Lorenzo Mari e dei suoi compagni sono sempre benemerite per l'apporto che danno alla conoscenza di quel che succede al di fuori dei nostri confini.
Pubblico di seguito i testi che personalmente ritengo i più significativi. Non vi è attribuzione del traduttore in quanto, mi è parso di capire, il lavoro è stato affrontato collettivamente. Le versioni originali sono in calce.
Juan Antonio Bermudez
Equivoci, vocazioni
Quasi tutti i documenti in cui vengo nominato mentono. Mi sono visto in fotografie che nessuno mi ha mai fatto. Chi mi elogia o mi insulta non hai mai mangiato alla mia stessa tavola; emanano il loro verdetto senza guardarmi negli occhi come chi firma un contratto senza averlo letto.
Io stesso scrivo in una lingua che ancora non ho imparato; ricordo città che non ho visitato; ho ancora sulle labbra il sapore di una donna che forse non mi ha baciato.
Le mie dita stringono l'aria calda lasciata dalla sua pelle come chi abbraccia il cadavere di uno sconosciuto.
Canzone sensata per una ragazza seria
È strana la vita ed è strana la vita irripetibile di ognuno, questo ronzio cosmico e la breve carezza di una pelle sulle proprie ossa, sulla spugna, sul fango, sulle arance.
È strana la vita, i suoi percorsi. Il ritmo di milioni di molecole (ciò che furono o sono, ciò che saranno) sfocia in noi ed eccoci qui, all'improvviso e nudi. Tutto quadra: le fughe trovano un senso, le tue cicatrici accusano i miei fallimenti e con paura e con ansia e con pigrizia una volta di più inventiamo il mondo.
Laura Casielles
Prima coniugazione
Trovare le parole fondamentali. Imparare come dire perdono nella lingua di chi irrompe, e buongiorno, e prendi e sono venuto a conoscerti, imparare come dire grazie nella lingua anche di quelli che distruggono e che anche si disfano, come dire caffè, amore, patria shalom, salam aalaikum, imparare come si dice vieni, entra, questa è casa mia in un Paese a sud del quale appena restano rovine, imparare obrigada, spasiba, imparare quali colori non esistono nelle lingue d'Africa. E come rispondere di sì a Pechino. Arrivare nelle città e scoprire i segreti del mercato, capire, imparare qual è in ogni terra l'etimologia di anima, e in che modo salutavano la paura i miei bisnonni.
Trovare le parole fondamentali. E poi parlare.
Miguel Angel Garcia Argüez
Gerarchia delle creature
È che la morte è sempre stata L'unico linguaggio che non parla E per questo tutti sanno Che dietro ogni dio c'è un machete
E guardate tuttavia Con quanta indifferenza Gira l'ingranaggio delle montagne
La macchina perfetta della nebbia Che avvolge con dolcezza Le cime delle montagne e le valli L'agrodolce e precisa gerarchia In cui convivono tutte le creature.
Guardate:
C'è una farfalla Nell'occhio del coccodrillo Un coccodrillo Nello stomaco del ragno Un ragno Nel dente del giaguaro Un giaguaro Nelle squame del pesce Un pesce Nella pelle della vipera Una vipera Nella testa della scimmia Una scimmia Nel cuore dell'uomo Un uomo Nel muso del cane Un cane Nel ventre del pellicano Un pellicano Nel cervello del lombrico Un lombrico Nelle ali del colibrì Un colibrì Nelle labbra della mia amata.
Carmen Camacho
Esercizio di stile / II
Proverò a non usare parole perfette quali bellezza libertà la tua luce Troppo grandi / che aspettino// Più urgente mi è dire ieri notte contai con il corpo le trecento dita della tua mano.
Clausola
Ci sono danni che non copre l'assicurazione combinata sulla casa, lo so. Le chiamate perse, per esempio, le lettere strappate, la corda di seta, la notte che c'è dietro gli specchi, questa piaga di vetri nel petto. L'ablazione della mia sete.
Così presi la malattia dei saponi.
Per questo l'amai, con tutto il mio disgusto. Contro la vita inquieta fui vuoto nel suo vuoto, freddo nel portaoggetti, materia immobile. Lasciai crescere le pareti di questa casa con me dentro.
Passarono secoli, secoli d'orologio.
Non abbonderò in dettagli, signorina. Dirò solo che ho strappato la porta dai cardini, che ho avuto la misericordia di gettare nel fango lo zucchero a velo, che adesso entra luce nella mia dispensa. Lo so, la polizza nemmeno contempla l'amore verso terzi, il temporale di sole, il tumulto nelle strade né la rivolta della formica.
Ma questo è un caso di delicatezza maggiore.
io chiamavo solo per dirle, amica, che ho finito per concedermi con tutti i rischi l'incertezza di vivere completamente spalancata.
Pedro del Pozo
A VOLTE la verità è dentro molto dentro e viene voglia di sbatterla contro il muro a volte la verità è addormentata e si dilata il desiderio di toccarla con estrema soavità di sussurrarle parole di falso amore a volte la verità è appesa al tetto e ci cade addosso quando non ce lo aspettiamo a volte la verità corre nuda per le strade e le autorità ordinano la calma gridando a volte la verità sembra che non esista —le autorità sono felici quando sembra che la verità non esista.
Manuel Fernandez Macìas
Io POSSO dire madre amico compagno omonimo simile compare collettivo figlia militante compaesano folla complice votante fratello camerata idolo partigiano amata maestro prossimo socio padre lettore
E parlare di solitudine: NON C'È ALCUN DIRITTO
Il deserto inghiotte le persone che lo abitano.
David Eloy Rodriguez
Ogni battito di cuore lasciato alle spalle è un enigma irripetibile (acque rapide ci trascinano via)
Durante la notte qualcuno amò qualche vecchia canzone nello stesso modo in cui si ama un angelo, in uno stesso ordito, con un'identica voglia di volare.
Durante la notte scoccarono le tre della memoria e qualcuno conobbe le dimensioni della paura, qual é il peso esatto del dolore.
Durante la notte qualcuno visitò terre emerse e naufragi, qualcuno indagò l'imprecisione dei propri limiti, qualcuno si fece sfiorare dal tatto del tempo come se fosse l'unica notte, l'ultima vita.
Durante la notte qualcuno bevve bottiglie piene del liquore tristezza, bevve come un antico e venerabile poeta cinese, bevve latte materno e acqua di mare.
Durante la notte qualcuno fece voti di ululato e di silenzio, qualcuno sbriciolò il suo cuore per gli uccelli, qualcuno pianse d'allegria in una lingua differente.
Durante la notte qualcuno ricordò i più belli tra i corpi, i più indomiti tra gli occhi, e baci magri e insolenti come pioggia d'estate o una rivoluzione.
Durante la notte qualcuno volle una lettera vera, una lettera scritta dalle dita del desiderio, un messaggio con parole non sfumate che nominassero senza che questo fosse un modo di cadere.
Durante la notte qualcuno cucì con un filo chiaro acque di sorgenti scure.
Gli uccelli della mattina si nutrono dei resti, delle alghe strappate dai sogni.
Fatica
Ho portato fino a qui il mio corpo e qui lo consumo nei giorni, qui mi sforzo da una luna all'altra finché la parola riposo fiorisce splendida nella mia bocca. Il tetto sotto al quale ci ripariamo è provvisorio e instabile; talvolta confondiamo tutto questo per un focolare. Formiamo una famiglia bizzarra: fratelli sotto le luci ininterrottamente accese della videovigilanza, che fraintendono il tempo in una fatica infilzata da obbedienze e disobbedienze, percezioni sottili, solitudine e compagnie, dialoghi ammutoliti. Visti da lontano sembriamo granelli di sabbia trascinati da un vento inutile. "E che importa?" ci diciamo gli uni agli altri. Ma nei sogni mormorano ombre che ci interrogano e che ci turbano, che sussurrano: "Come si può essere sabbia senza essere deserto, senza soffrire la sete?"
La diaria non ripaga il sangue delle mie ore, il loro alto sacrificio.
Sul lavoro è vietato parlare. Però io parlo. Tutti parlano.
In ogni decisione siamo eterni
I
È la terra, sono i lupi, è la luna. I tuoi piedi in questo fango. I tuoi piedi. Questo fango.
II
Non calpestiamo quasi più la terra, calpestiamo nomi, cifre, e questo non è camminare. Tanto lontani da quello che è così vicino! Ha luogo ogni giorno la cacciata dal paradiso.
III
Occorre verificare il mondo in tutti i suoi confini, accarezzare ogni cosa, per verificare che sia al suo posto. Destituiti del verbo libertà, spogliati del vissuto, siamo esseri che mancano di ogni possibile focolare, cani famelici che raspano, disperati, su una tomba.
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Equivocaciones, vocaciones
Casi todos los papeles que me nombran mienten. Me he visto en fotografías que nunca me hicieron. Los que me elogian o me insultan jamás han compartido el pan conmigo; publican su veredicto sin mirarme a los ojos como el que firma un contrato sin leerlo.
Yo mismo escribo en un idioma que aún no aprendí; recuerdo ciudades que no he visitado; tengo todavía en los labios el sabor de una mujer que tal vez no me besó.
Mis dedos aprietan el aire caliente que dejó su piel como el que abraza el cadáver de un desconocido.
Canción sensata para una chica seria
Es extraña la vida y es extraña la vida irrepetible de cada uno, ese zumbido cósmico y la breve caricia de una piel sobre sus huesos, sobre la esponja, el barro, las naranjas.
Es extraña la vida, sus trayectos. El compás de millones de moléculas (lo que fueron o son, lo que serán) desemboca en nosotros y aquí estamos, de repente y desnudos. Todo encaja: las huidas encuentran su sentido, tus cicatrices tachan mis fracasos y con miedo y con ansia y con torpeza inventamos el mundo una vez más.
Primera conjugación
Encontrar las palabras elementales. Aprender cómo decir perdón en el idioma del que irrumpe, y buenos días, y toma, y he venido a conocerte, aprender cómo decir gracias en el idioma de los que también rasgan y también se desgarran, cómo decir café, cariño, patria, shalom, salam aalaikum, aprender cómo se dice pasa, entra, esta es mi casa en un país al sur del que apenas quedan ruinas, aprender obrigada, spasiba, aprender qué colores no existen en las lenguas de África. Y cómo responder que sí en Pekín. Llegar a las ciudades y descubrir los entresijos del mercado, entender, aprender cuál es en cada tierra la etimología de alma, y de qué modo saludaban al miedo mis bisabuelos.
Encontrar las palabras elementales. Y luego hablar.
Jerarquía de las criaturas
Y es que la muerte ha sido siempre El único lenguaje que no habla Y por eso todos saben Que detrás de cada dios hay un machete
Pero mirad sin embargo Con cuánta indiferencia Va girando el engranaje de la sierra
La máquina perfecta de la niebla Que envuelve con ternura Los picos y los valles La agridulce y precisa jerarquía En que conviven todas las criaturas.
Mirad:
Hay una mariposa En el ojo del cocodrilo Un cocodrilo En el estómago de la araña Una araña En el diente del jaguar Un jaguar En las escamas del pez Un pez En la piel de la culebra Una culebra En la cabeza del mono Un mono En el corazón del hombre Un hombre En el hocico del perro Un perro En el vientre del pelìcano Un pelícano En el cerebro del gusano Un gusano En las alas del colibrí Un colibrí En los labios de mi amada.
Ejercicio de estilo / II
Procuraré no emplear palabras redondas verbigracia belleza libertad tu luz Demasiado grandes / que esperen// Más urgente se me hace decir anoche conté con el cuerpo los trescientos dedos de tu mano.
Letra pequeña
Hay daños que no cubre el seguro combinado del hogar, lo sé. Las llamadas perdidas, por ejemplo, las cartas rotas, la soga de seda, la noche que hay detrás de los espejos, esta plaga de cristales en el pecho. La ablación de mi sed.
Así contraje la enfermedad de los jabones.
Por eso le quise, con todo mi hastío. Contra la vida en vilo fui hueco en su hueco, frío en la guantera, materia inmóvil. Dejé crecer las paredes de esta casa conmigo dentro.
Pasaron siglos, siglos de reloj.
No abundaré en detalles, señorita. Sólo diré que he arrancado la puerta de cuajo, que he tenido la misericordia de tirar al barro el azúcar glasé, que ahora me entra luz en la despensa. Ya sé, tampoco contempla la póliza el amor a terceros, el temporal de sol, el tumulto en las calles ni el motín de la hormiga.
Pero este es un caso de delicadeza mayor.
Y yo sólo llamaba para decirle, amiga, que me acabo de conceder a todo riesgo la incertidumbre de vivir abierta de par en par.
A VECES la verdad está dentro muy dentro y dan ganas de golpearla contra la pared a veces la verdad está dormida y se extiende el deseo de tocarla con extrema suavidad de susurrarle palabras de amor falso a veces la verdad está suspendida del techo y cae sobre nosotros cuando no la esperamos a veces la verdad corre desnuda por las calles y las autoridades piden calma a gritos a veces la verdad parece que no existe —las autoridades son felices cuando parece que no existe la verdad.
Yo PUEDO decir madre amigo compañero tocayo semejante compinche colectivo hija militante paisano multitud cómplice votante hermano camarada ídolo partidario amada maestro prójimo socio padre lector
Y hablar de soledad: NINGÚN DERECHO HAY.
El desierto se traga a las gentes que lo habitan.
Cada latido que dejamos atrás es un enigma irrepetible (aguas rápidas nos llevan)
Durante la noche alguien amó unas cuantas canciones viejas, del mismo modo que se ama a un ángel, con la misma textura, idénticas ganas de volar.
Durante la noche dieron exactas las tres de la memoria y alguien supo del tamaño del miedo, cuánto pesa de cierto el dolor.
Durante la noche alguien visitó tierras firmes y naufragios, alguien averiguó lo impreciso de sus límites, alguien se dejó rozar por el tacto del tiempo como si fuera la única noche, la última vida.
Durante la noche alguien bebió botellas de licor de tristeza, bebió como un antiguo y venerable poeta chino, bebió leche materna y agua del mar.
Durante la noche alguien hizo votos de aullido y de silencio, alguien desmigó su corazón para los pájaros, alguien lloró de alegría en un idioma distinto.
Durante la noche alguien recordó los más hermosos cuerpos, los ojos más indóciles, y besos insolentes y flacos como la lluvia de verano o una revolución.
Durante la noche alguien quiso una carta verdadera, una carta escrita por los dedos del deseo, un mensaje con palabras no borrosas que nombraran sin que eso fuera una forma de caer.
Durante la noche alguien cosió con un hilo claro aguas de fuentes oscuras.
Los pájaros de la mañana se alimentan de despojos, de algas que arrancaron de los sueños.
Labor
Yo traje a este sitio mi cuerpo y aquí lo desgasto en jornadas, aquí me esfuerzo de luna a luna hasta que la palabra descanso florece hermosísima en la boca. El techo bajo el que nos guarecemos es provisional e inestable; en ocasiones confundimos todo esto con un hogar. Conformamos una familia extraña: hermanos bajo las luces permanentemente encendidas de la videovigilancia, sacándole punta al tiempo en una labor enhebrada por obediencias y desobediencias, sutiles percepciones, soledades y compañías, diálogos callados. Vistos desde lejos parecemos granos de arena arrastrados por un viento inútil. "¿Y qué importa?", nos decimos los unos a los otros. Pero en los sueños murmuran sombras que nos interrogan y nos turban, que musitan: "¿Cómo se puede ser arena sin ser desierto, sin sufrir la sed?"
El jornal no paga la sangre de mis horas, su alto sacrificio.
En el trabajo está prohibido hablar. Pero yo hablo. Todos hablan.
Somos eternos en cada decisión
I
Es la tierra, son los lobos, es la luna. Tus pies en este barro. Tus pies. Este barro.
II
Ya casi no pisamos tierra, pisamos nombres, cifras, y eso no es caminar. ¡Tan lejos de tanto que está tan cerca! Cada día acontece la expulsión del paraíso.
III
Hay que confirmar el mundo en todos sus extremos, acariciar cada cosa para comprobar que está en su sitio. Destituidos del verbo libertad, despojados de vivencia, somos seres sin hogar posible, perros famélicos que escarban, desesperados, en una sepultura.
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