Quello che fugge
Sono geloso delle gocce d'acqua
Stefanu Pergola
Datemi giusto il tempo di salvare questo sguardo
che si rovina
sì, un momento nient'altro che un momento
per toccare con mano
quest'urlo lancinante
come d'un grido bambino
sapete, quello che faceva tremare il ciottolo
trasportato dal fiume lesto più del vento
Andiamo, datemelo questo breve istante
io per carità ve lo domando
Lo sguardo
...la memoria triste
della neve...
Jaume Pont
No, facile non è
davvero non è facile
cogliere la mano e la sua ombra
la solitudine del timo
o il lamento di un pezzo di carne
senza rimorso macellato
bisogna tendere l'orecchio
e tacere
afferrando un silenzio
carico di mormorii
Bisogna anche scavare
e scavare sempre
e unire la forza d'un uomo
all'incredulo occhio di bambino
La donna, lei,
sempre se ne sta qui
Forza di un soffio
Pesano
i cento ricordi genitori
Ghjacumu Fusina
Non andate verso questa voce che chiama
mandatele la vostra voce
e lasciatela andare
che non ha bisogno d'altro
questa voce che chiama
Se cercate di fare di più
farete impallidire la sua immagine
e distruggerà la sua memoria
l'eco assordante che farete
Portate pure le mani alla bocca
e senza forzare dite
anzi non dite sussurrate piano piano
sussurrate questa canzone d''altri tempi
d'erica e di vento di mare
sentirete allora l'eco che voi conoscete
E' l'eco della voce che chiama
senza speranza e senza desiderio
una voce stremata
che non vuole addormentarsi
Lei
Lei
sempre di passaggio
e tuttavia qui
Michel Dugué
E io non so più come chiamarla
non ho sotto la lingua
il nome liscio che assomiglia
ai suoi occhi alla sua bocca
a tutto questo respiro che trasporta
E io non so più a chi parlare
non so più farla cantare
m'ha reso folle e me ne sto qui
a sfiorare la notte di queste giornate
Lei ha così tante cose da dire
che non c'è più bisogno di parlarne
ha mille cose da fare e
non c'è più la forza per andare
Gocce
Gocce cadevano dalle foglie
un sorriso raggiante di piacere
l'aria di mare luccicava
e le api, loro, se ne ridevano
loro pensavano ad altre cose
all'aria freschetta di settembre
a dita che carezzavano altre dita
e anche ad altre cose mi pareva
Le gocce cadevano ancora
ma foglie non ce n'erano più
e voi che l'avete saputo
non mi avete detto niente
Questo non l'avrei mai creduto
Se ne partono
Non se ne vanno
si muovono
anche il pettirosso lo sa
certo non ve lo dice ma lo sa
provate a gettare uno sguardo una mattina
ma non guardate con occhi sgranati
giusto un'occhiata
così, come rubata
Vedrete come una partenza
può assomigliare ad un pensiero
questo mondo raccolto
che mai non c'è stato
A noi tocca restare
per qualche tempo ancora
sopra a un prato pieno d'asfodeli
Abbiamo detto
C'è qualcosa che vibra
e poi tutto si perde
le parole se ne vanno via
il fico se ne resta qui
c'è questo prato che si apre
la terra che si spaura
e la luce che insegue l'ombra
che ci accorda un sospiro
Ecco che ora una stella s'affaccia
non c'è che la notte
che ce la possa portare
Le due metà della notte
Mi riprenderai la notte
che tu m'avevi lasciato
questo giorno di incontro in cima
a un crocevia
Una grande notte salata
tutta nascosta al domani
Un filo strappato
di un lume di gioventù
metteva il suo aceto
in una metà di sogno
mentre l'altra se ne restava dolce
più vicina alla mano
che alla bocca aperta
Ossa da lanciare
Certo che getteremo le ossa scure
della memoria in quest'acqua bassa del nostro desiderio
di sicuro è così che noi faremo
ma chi può dire
se ce ne ricordiamo
o se possiamo ancora,
chi allora sarà che conoscerà la storia
Lui se n'è andato
lei non è più qui
loro, questi mendicanti del terzo giorno,
non vogliono sapere nulla
noi le lanceremo comunque le nostra ossa scure
e tanto peggio se l'acqua non è poi così bassa
Dare e prendere
Ditemi se l'avvenire che voi mi promettete ci fa più liberi,
e io vi dirò se mi conviene
Marceddu Jureczek
Datemi la libertà di essere questa goccia d'acqua
così piccola mi basta a sufficienza
una goccia una sola che due sarebbe troppo
Che?
una goccia soltanto a voi vi pare poco?
Pensate pure quello che volete
la libertà in una goccia agognata
conosce anch'essa l'ebrezza di spazi maestosi
conosce la via lattea e l'arcobaleno
conosce tutto quel che può conoscere
della goccia
dove s'annega il nostro mondo
senza veramente mai saperlo
E poi questa libertà non me la date:
me la prendo da me
Prigioniero
Aspetto
la voce del vento
nella notte che si allarga
Nathalie Billecocq
La pagina era bianca bianca
e scrivere non poteva
aveva tante cose da dire che tutto
gli veniva confuso
il fiore le nuvole e anche il sorriso pensoso
della micia di casa
Come poteva fare per distinguerli
per dare all'uno o all'altra i suoi colori
più ci pensava più
la pagina restava bianca
finché s'è messo ad ascoltare
strappando il foglio gettando la matita
la micia addormentata s'è svegliata
le nuvole che spuntavano laggiù si son fermate
e il fiore s'è messo a ricordare il profumo
dei giorni trascorsi
Stamani la scrittura ha preso pensione
tra le catene della pagina
ma è lui il prigioniero che cerca
di mettere un cognome alle parole orfane
di un vento così ciarliero
(trad. G.Cerrai - per le traduzioni si è tenuto conto in qualche punto anche della versione francese a cura di Dominique Colonna)
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