Fiamma a gas
Lampione scultore,
scultore di cose mai vedute,
forse ridicolo,
ma pieno di buon umore.
Lampione scultore,
questa notte barili, barili
di vento.
Ubbriacatura completa:
sbattute sul casamento
della tenebra
alto diecimila piani senza lumi,
capitomboli sul selciato,
piruette nel fango,
esercizi di traballamento
sull'elastico sensibile.della pioggia.
Lampione scultore,
pel vicolo questa notte
pochissime cose;
un pisciatoio a tettoia
che tu inghiotti e ridai
con mutevole forma di donna,
un carretto abbandonato,
enorme uccello
con ali di ruote,
e un'ombra di cane
o meglio, un lungo cane d'ombra.
Benone scultore,
abbozzature
e deformatore;
eccoti un uomo filosofo,
mantello nero nero.
L'abbranchi? No.
Soltanto la testa.
Decapitazione superba,
e schiaffi e colpi di luce
sul torso che cammina lo stesso.
Poi gonnelle, gambuccie
e mani fugaci;
famiglie toccate,
mangiate,
digerite nell'enorme budello
del buio,
inseguite sull'angolo;
teste a triangolo,
ricopiate,
rimpastate,
segate sui muri;
padri seri, mamme gravi
trasformati in ridicoli fantocci,
e mezzi visi che se ne vanno,
e'occhi chiusi e riaperti
da lancette fulminee di luce.
Infine un ubbriaco:
nera linea spezzata di canti a sghimbescio.
Sosta della tua luce;
acutissima voglia rattenuta.
Quasi quasi...
No, no che passi
unica serietà della notte,
vagabonda pensosità della vita.
Le tue schiere di luce
presentano le armi
sino in fondo al vicolo.
Domani all'alba
l'ultima pisciata di giallo
sul lampionaio impettito,
l'ultima smorfia sotto
gli scappellotti del sole
vilissimo illuminatore
di cose,
contro te, lampione scultore,
creatore di mondi originali
di forme.
da Ponti sull'oceano - 1914
(...) quanto Folgore ha di meglio, una vena leggera di impressionista fantastico che è anche il trait d'union con la vocazione dì parodista e favolista. Queste.qualità divengono più evidenti e consapevoli nelle due raccolte successive, dove sono i suoi testi migliori. Strumento tecnico fondamentale già di Ponti sull'Oceano è l'uso ad oltranza, anche teorizzato dal poeta, della sintassi nominale, con quasi completa abolizione del verbo (anche all'infinito). Ma è difficile condividere l'accostamento fatto da De Maria, su questa base, a Ungaretti e addirittura a Benn: in Folgore, fuori di ogni espressionismo come di una vera ricerca dell'essenzialità lirica (tant'è vero che prevale pur sempre la tecnica elencatoria), la sintassi nominale veicola un senso alacre della varietà ritmica e della libertà associativa e soprattutto un impressionismo pago di sé e quasi ilare che, nei momenti più prosciugati e geometrici, può far pensare - come ha ben notato Jacobbi - al Bontempelli de Il purosangue. (Pier Vincenzo Mengaldo)
note biobibliografiche: (v. qui)
altri testi in rete: (v. qui)
nell'illustrazione: caricatura di Luciano Folgore di Ivo Pannaggi