Quando si finisce di leggere un libro di poesia, trascurando il fatto che sia un'opera prima e come tale sia pregna di freschezza e umori fecondi e interessanti prospettive ecc., si cerca una nota di fondo persistente, che poi con ogni probabilità è la chiave di lettura del libro stesso. Nel caso del libro di Giovanni Catalano (Immaginate la ragazza, Lampi di stampa 2009) le note di fondo sono diverse. Vediamo...
epifanie: la poesia si addensa intorno a nuclei epifanici (piccoli anzi piccolissimi eventi, lacerti di quotidianità, incontri ecc.) in cui qualcosa si manifesta, in modo molto laico naturalmente, niente a che vedere con nessuna manifestazione del sacro, ma piuttosto rivelazioni così come le intende Joyce nel suo Ritratto dell'artista da giovane. E spesso questa epifania è un amore, una ragazza e le interrelazioni con essa, fisiche e spirituali, cosa che ci riporta non casualmente al fatto che i poeti del dolce stil novo chiamassero epifania proprio il manifestarsi femminile, l'apparizione della donna. Questa percezione o nota di fondo non deve tuttavia dare l'idea in partenza che questo libro sia una raccolta rapsodica di impressioni o di occasioni, sebbene a tratti il crepuscolare si affacci brevemente. Sono semmai osservazioni di piccoli snodi o punti critici della vita in cui il poeta individua indizi di significato. Che queste epifanie siano poi evenienze del caso va quasi da sè, in un libro costellato di coincidenze, come nota Gianluca Chierici nella prefazione, ma questi casi non sono mai scambiati per destini anche quando li si chiama così, sono piuttosto intersezioni di traiettorie o collisioni di particelle di vita (mi rifaccio qui alla cultura scientifica di Catalano a cui giustamente fa riferimento Domenico Cipriano nella postfazione), che fissano un presente forse "un attimo in ritardo" e che a volte Giovanni, proprio come scienziato, osserva però un pò freddamente.
epifenòmeni (e non solo per assonanza con epifanie!): di pari passo ma molto più interessanti per un poeta come Giovanni sono gli effetti collaterali, gli strascichi, le risultanze non immediate degli eventi ("quello che resta / sono, a volte, le cose / lasciate due a due / nei piatti / come posate"). Se volete rimanere al tema principale del libro potremmo chiamarle le conseguenze dell'amore, rubando il titolo a un bel film. E perfino quelli che potremmo definire "epifenomeni ipotetici", cioè quelli che l'immaginazione creativa del poeta scorge nella meccanica degli eventi ("avresti potuto / lasciar cadere un segnalibro / che quel giorno / avrei raccolto"). Anch'essi concorrono a comporre la griglia dell'osservabile, ma hanno la caratteristica poeticamente preziosissima di essere "suggeritori" di chi scrive e di chi legge, di rientrare in quella area connotativa più tipicamente poetica. Non ci dimentichiamo infatti che di poesia si tratta, cioè una cosa in cui l'esperienza, tutta, anche quella scientifica, alla fine deve essere ricompresa.
indeterminismo: Catalano, in una nota a commento del suo stesso lavoro, fa espresso riferimento al principio di indeterminazione di Heisenberg, in un certo senso linea programmatica del libro. "L’esistenza ha lasciato il posto alla probabilità, passato e futuro sono ugualmente incogniti, mondi possibili e paralleli che si realizzano nella nostra labile memoria e nei sogni, nei libri, negli altri. Il presente invece è privo di durata, la scrittura non riesce a coglierlo, la poesia lo insegue ma giunge sempre un attimo in ritardo". Per fortuna la poesia moderna si è accorta indipendentemente da Heisenberg della incapacità di determinare la realtà e soprattutto della difficoltà di osservarla senza modificarla nella nostra percezione e senza esserne in qualche modo osservati. Così che la poesia del novecento è - di fatto e in maniera non programmatica - la poesia della illeggibilità del mondo e delle necessità di riscriverlo, e il lavoro di Giovanni si iscrive a pieno titolo in questa tradizione, compresi certi suoi tratti minimalisti e la voglia di frantumare la realtà in particelle più semplici, più "digeribili", perchè a volte l'ineffabile, l'indicibile è tale che non resta che dirlo nella maniera più semplice possibile, rinunciando un pò alla funzione poetica del linguaggio ("ma tu sei ovunque: / tra i capelli, sulle ciglia, / sotto il bianco delle unghie / e, sai, non posso non amarti") a favore di quella narrativa. Una semplicità, in qualche punto così disarmante da farsi epifenomeno verbale, con cui tuttavia in molti bei testi (soprattutto nella sezione "Il fabbricante di lenti", per me la migliore) Catalano attinge livelli di lirismo disilluso e malinconico, disvela qualche legame segreto, trova metaforicamente soluzione a qualche aporia del vivere, riesce a suonare quella che Paul Auster chiamava la musica del caso.
Coincidenze
E' qui che una coincidenza
potrebbe farsi destino.
Già da tempo, ancora adesso.
All'improvviso.
Avresti potuto
incrociarmi ai tornelli
o nella ressa ai gradini
o fermo sulla destra
d'una scala mobile.
Sulle maniglie d'un vagone
o qui seduti, solo divisi
dalle cuffie di un ipod
avresti potuto
lasciar cadere un segnalibro
che quel giorno
avrei raccolto.
Nell'odore dei freni
ti avrei sorriso e tu
mi avresti raccontato d'una vita
scandita dai treni,
dalle lunghe fermate.
Più tardi in Porta Genova
ti avrei lasciato un numero,
un indirizzo, il campanello
o - chiuso il romanzo -
qualche indizio indecifrabile,
almeno un nome, un saluto,
un discorso a metà
per convincerti a restare.
Biscotti al burro
Riordini la stanza,
rimetti a posto il letto
e a mente ricomponi
l'aspetto del mondo.
Dai un verso
anche ai capelli,
ti trucchi ed io
mi vesto.
Sui fornelli di ghisa
finalmente insieme
aspettiamo in preghiera
l'odore del caffè,
del latte bruciato.
Piangiamo.
Ci ha illusi la certezza
dei gesti ripetuti
e quei biscotti al burro
a forma di cuore.
Potrei dirvi di quanti
Potrei dirvi di quanti
attraversano i binari
per scegliersi il posto migliore.
Per alcuni è nella direzione
del viaggio, con le spalle
alla stazione, per altri è accanto
a una ragazza. La donna riccia
che col collo lungo se chiude
gli occhi si addormenta
e si dimentica.
Il vecchio stempiato
- chi sa chi è stato
a metterlo sul treno -
coi calzini spaiati
uno bianco, uno crema.
Chi non ha il biglietto
finge d'essere straniero.
Ma lo studente lato finestrino,
che evidenzia di giallo
le fotocopie, perche
non si distrae?
Cosa è successo?
Vorrei dirvi d'essere diverso
eppure anch'io non vedo
l'ora di scendere in banchina
per cercare nelle tasche,
spegnere e riaccendere
la sigaretta.
Dall'altra parte
Andiamo a letto insieme
e ciascuno a modo suo,
gli occhi pieni di sole
socchiusi piano
per non gridare.
Tu non lo sai ma con quel bacio
ci siamo scambiati il sonno
ed è per questo che stanotte
mentre io, dopo l'amore,
mi addormento sul fianco
tu staresti a parlare per ore.
Dio solo sa per quanto
sei rimasta accanto a me,
dall'altra parte
quando forse nel sogno
mi hai chiesto qualcosa
di me, che non ti ho detto.
Fiori di carta
Prima che sìa tardi
ti sfili le scarpe.
Io nei piccoli piedi
vedo strade più lunghe.
E ora che scende la luna
prima che torni
al suo posto
rassetti la camera,
i cuscini sul letto.
Ma non so star seduto
e poggiando la mano
sulla carta da parati
sento ancora la mancanza
d'una divinità
per quanto provvisoria.
In Feltrinelli
Con una gamba sull'altra
sulla poltrona blu che una ragazza
mi aveva appena liberato
per ritornare su, dove c'è campo.
E in fondo aveva tempo
per scrivere la tesi.
Lasciava sempre le frasi
a metà, poi ritornava.
Ed anche nel mio libro
leggevo del suo gatto
che a volte esce di notte
e poi ritorna.
Di sua madre che la chiama
a ora di cena.
Clorinda
Nel prodigio che tiene
nella collana le perle,
le foglie ai miei rami,
ci vestiremo.
Passeremo una mano
sulle briciole del tavolo
ma non è questo.
Mi stupisco del sollievo
con cui adesso rinunciamo
a riconoscerci.
Via Dante
Quando tutti vanno al lavoro,
una donna e un uomo
si baciano dai vetri
di una caffetteria del centro.
Sembra quasi di vederli
mentre si curvano sul tavolo
e l'uno verso l'altra
poco prima di lasciarsi
rovesciano una tazza di caffè.
Sulla tovaglia una mappa
che li porterà a casa.
Mi allontanai da loro.
E dietro l'angolo
la riconobbi la vecchia cieca
che mi chiese l'elemosina
e più di ogni altra volta
perché sapeva che avevo visto.
La responsabilità delle cose
Siamo responsabili
delle camicie sbiadite
cresciute sui fili
di un bucato al sole
come fiori
seccati dentro un libro
di Emily Dickinson.
Responsabili dei ritardi
in stazione o in aeroporto
e della valigia smarrita
che gira sul nastro.
Delle falene intorno
al lume
ora che siamo a letto
e ci amiamo.
C'è una responsabilità
in tutte queste cose
che avvengono per caso,
che avrebbero potuto
essere nostre
e, per una volta,
di nessun altro.