Riprendo qui da “Terres de femmes” alcune traduzioni in francese di testi tratti da “Variazioni belliche” di Amelia Rosselli, libro che è totalmente inedito in Francia, non ostante che l’interesse dei francesi per A.R. sia a mio avviso costantemente in ascesa, cosa che per altro queste stesse versioni dimostrano. La traduzione è dovuta a Marie Fabre, già allieva della École normale supérieure (Lettres et Sciences humaines) e docente aggregato di italiano. Dopo un master di secondo livello all’Università di Bologna su Italo Calvino e Elio Vittorini, sta attualmente curando presso l’Université Stendhal – Grenoble 3 una tesi di dottorato sui rapporti tra utopia e letteratura negli stessi autori. Ringrazio Angèle Paoli e Marie Fabre per la loro cortese disponibilità.
EXTRAITS DE VARIAZIONI d’AMELIA ROSSELLI
Negli alberi fruttiferi della vita si
dibatteva l’ultima mosca. Un ribelle
disfatto dalla sua propria disposizione
al bene si sorvegliava ansioso di finirla
con il male. Il mondo sorvegliava molto
stanco della prigionia. La sua propria
disposizione al bene lo imprigionava.
Amelia Rosselli, Variazioni (1960-1961) in Variazioni Belliche, Le poesie, Garzanti, 1997 ; ried. collana Gli Elefanti, 2007, p. 254. A cura di Emmanuela Tandello. Prefazione di Giovanni Giudici.
Dans les arbres fruitiers de la vie se
débattait la dernière mouche. Un rebelle
défait par sa propre disposition
au bien se surveillait impatient d’en finir
avec le mal. Le monde surveillait très
las de l’emprisonnement. Sa propre
disposition au bien l’emprisonnait.
Se non è noia è amore. L’intero mondo carpiva da me i suoi
sensi cari. Se per la notte che mi porta il tuo oblio
io dimentico di frenarmi, se per le tua evanescenti braccia
io cerco un’altra foresta, un parco, o un avventura: ―
se per le strade che conducono al paradiso io perdo la
tua bellezza : se per i canili ed i vescovadi del prato
della grande città io cerco la tua ombra: ― se per tutto
questo io cerco ancora e ancora: ― non è per la tua fierezza,
non è per la mia povertà: ― è per il tuo sorriso obliquo
è per la tua maniera di amare. Entro della grande città
cadevano oblique ancora e ancora le maniere di amare
le delusioni amare.
Amelia Rosselli, Variazioni, op. cit. supra, p. 292.
Si ce n’est ennui c’est amour. Le monde entier m’arrachait ses
chers sens. Si dans la nuit qui m’apporte ton oubli
j’oublie de me freiner, si dans tes bras évanescents
je cherche une autre forêt, un parc, ou une aventure : ―
si dans les routes qui mènent au paradis je perds
ta beauté : si dans les chenils et les évêchés du pré
de la grande ville je cherche ton ombre : ― si dans tout
cela je cherche encore et encore : ― ce n’est pas pour ta fierté
ce n’est pas pour ma pauvreté : ― c’est pour ton sourire oblique
c’est pour ta manière d’aimer. Dedans la grande ville
tombaient obliques encore et encore les manières d’aimer
les amères déceptions.
Per tutto l’inverno che fu come un gelo tra le
tue braccia io fuggivo desolata per una vasta, grande
pianura color ambra. Non era per gelosia che sfumavano
le grandi ombre dei grattacieli; non era per il
gelo che io disdegnavo l’amico. Disegnavo attentamente
grandi trionfi che sfumavano anch’essi al primo
vano apparire del sole. Il sole forse era la tua
ombra sagace e sadica, la tua mano era piena di ombre
e i tuoi occhi simulavano la rapina, il sale e
i trionfi.
Arrestandomi su dei marciapiedi guardavo attentamente
muoversi il fiume. Non era chiaro se la città
si vendicasse!
Amelia Rosselli, Variazioni, op. cit. supra, p. 321.
Pendant tout l’hiver qui fut comme un gel entre tes
bras je fuyais désolée à travers une vaste, grande
plaine couleur ambre. Ce n’était pas par jalousie que s’estompaient
les grandes ombres des gratte-ciels ; ce n’était pas à cause du
gel que je dédaignais l’ami. Je dépeignais attentivement
de grands triomphes qui s’estompaient eux aussi à la première
vaine apparition du soleil. Le soleil peut-être était ton
ombre sagace et sadique, ta main était pleine d’ombres
et tes yeux simulaient le braquage, le sel et
les triomphes.
En m’arrêtant sur des trottoirs je regardais attentivement
le fleuve se mouvoir. Il n’était pas clair que la ville
se vengeât !
Tutto il mondo è vedovo se è vero che tu cammini ancora
tutto il mondo è vedovo se è vero! Tutto il mondo
è vero se è vero che tu cammini ancora, tutto il
mondo è vedovo se tu non muori! Tutto il mondo
è mio se è vero che tu non sei vivo ma solo
una lanterna per i miei occhi obliqui. Cieca rimasi
dalla tua nascita e l’importanza del nuovo giorno
non è che notte per la tua distanza. Cieca sono
chè tu cammini ancora! Cieca sono che tu cammini
e il mondo è vedovo e il mondo è cieco se tu cammini
ancora aggrappato ai miei occhi celestiali.
Amelia Rosselli, Variazioni, op. cit. supra, p. 333.
Le monde entier est veuf s’il est vrai que tu marches encore
le monde entier est veuf si c’est vrai ! Le monde entier
est vrai s’il est vrai que tu marches encore, le monde
entier est veuf si tu ne meurs pas ! Le monde entier
est à moi s’il est vrai que tu n’es pas vivant que tu n’es
qu’une lanterne pour mes yeux obliques. Je suis restée aveugle
depuis ta naissance et l’importance d’un jour nouveau
ne m’est que nuit dans ta distance. Je suis aveugle
parce que tu marches encore ! Je suis aveugle parce que tu marches
et le monde est veuf et le monde est aveugle si tu marches
encore agrippé à mes yeux célestiels.
Dalla nota alla traduzione:
Si affianca spesso Amelia Rosselli a Sylvia Plath, di cui fu traduttrice in italiano, nella categoria della “poesia confessionale” femminile. Categoria che è pratica ma un po’ facile, poiché essa permette, grazie a qualche similitudine tematica e stilistica di qualche sostanza, di eludere almeno due elementi che costituiscono la specificità di A.Rosselli nel paesaggio poetico italiano e oltre. Questi due elementi sono intimamente legati alla vita e alla poesia della Rosselli: essisono la storia della Seconda Guerra mondiale e il pluriliguismo. La portata dell’autobiografismo rosselliano, le voci, le lacerazioni e le ossessioni che l’attraversano, non può esere compresa che a partire da questa storia, che è direttamente quella della lingua della poetessa. [...] Della sua nascita in esilio e della sua infanzia passata sotto i bombardamenti, nei continui spostamenti, la poesia della Rosselli conserva numerose tracce – e la sua lingua ne porta definitivamente il segno, divisa tra il francese, l’inglese e l’italiano. R. rifiuta tuttavia la definizione di Pasolini che parlava a suo riguardo di cosmopolitismo: “ E’ cosmopolita chi sceglie di esserlo. Noi non siamo dei cosmopoliti, siamo dei rifugiati”, e si definisce come “figlia della Seconda Guerra mondiale”. Come disse giustamente Alessandro Baldacci, “il plurilinguismo rosselliano non è il segno di una festosa vitalità della lingua, non è un euforico gioco babelico”: è il marchio della persecuzione, dell’appartenenza perduta, di cui la poesia della Rosselli conserverà sempre la traccia, la violenza e forse soprattutto il ritmo. [...] I suoi primi tentativi di scrittura nelle tre lingue sono marcati da numerose contaminazioni, scivolamenti da una lingua all’altra, autotraduzioni. Ma questo processo di traduzione spontanea non cessa con il passaggio all’italiano come lingua poetica unica: la Rosselli integra nel corpo della sua Libellula (1958) numerose citazioni, letterali o alterate, di autori stranieri che conosce nel testo, tra cui Lautréamont, Rimbaud, Shakespeare, Montale, Campana, Rilke o ancora Mallarmé. Le “Variazioni belliche, scritte sotto il segno di Kafka, comportano anch’esse numerose citazioni – per esempio un francese riconoscerà facilmente delle espressioni, dei procedimenti o dei versi interi ricalcati da Rimbaud e trascritti in italiano. [...] Questo rapporto di semi straniera con la lingua italiana è una delle grandi originalità della sua poesia, in cui conserva volontariamente errori di grammatica, elementi di sintassi francese o inglese tradotti letteralmente, o ancora un gran numero di neologismi – cosa che la rende talvolta difficile da tradurre. Ma più profondamente, è tutta la sua poesia che è segnata da questo lavoro della lingua italiana come qualcosa di “esteriore”: la sua maniera di cogliere e di riutilizzare delle espressioni idiomatiche, di cortocircuitarne il senso, di accostare delle parole incongrue sulla base della loro sonorità. Ancora Pasolini, nella sua introduzione del 1963 alla poesia della Rosselli (ne Il menabò), aveva parlato di “lapsus” all’interno del testo – ma queste alterazioni di sonorità, questi scivolamenti di senso sono davvero una scelta poetica cosciente. Questo rapporto con la lingua fa di Amelia Rosselli un caso unico nella poesia italiana, perché se la letteratura francese è stata segnata da diversi casi di autori stranieri che scrivevano in francese, così che Deleuze ha potuto teorizzare questa specificità con il “balbettio” di Gherasim Luca, Amelia Rosselli è per quanto ne so il solo scrittore ad aver scelto l’italiano tra altre lingue, e ad averlo arricchito per mezzo di questo approccio di plurilingue. [...] E’ già stato detto che Amelia Rosselli aveva una grande passione per la musica (soprattutto per la musica contemporanea), passione lampante nella sua poesia, che lei sembra lavorare visualmente e ritmicamente alla maniera di una partitura – d’altronde basta ascoltare una registrazione della Rosselli che legge le sue poesie, o fare noi stessi l’esperienza di una lettura a voce alta, per sapere quanto questa poesia si trasformi velocemente in un canto ora trascinante, ora discordante. Non dimentichiamo che appena dopo Variazioni belliche, l’autrice pubblica Spazi metrici, un articolo teorico in cui indica il nuovo metodo di versificazione e la tecnica tipografica a partire dai quali compone i suoi testi. Variazioni belliche è così costruito come una serie di “variazioni” attorno a temi, espressioni, parole, motivi ritmici che ritornano in maniera ricorrente, ciclica, in tutto il libro. Le variazioni si dispiegano anche all’interno delle poesie, attraverso un processo anaforico ricorrente, di cui ci si può rendere conto nelle traduzioni. I temi fondamentali della raccolta sono la relazione amorosa, tra sfiducia e desiderio di fusione, la ricerca spirituale e morale, le tracce della guerra. La sua poesia è incredibilmente violenta, drammatica, a volte mistica, e integra allo stesso tempo degli elementi ironici, di parodia o di sarcasmo sorprendenti. Questa mescolanza di passione torturata, quasi innocente, e di distanza ironica resterà uno dei tratti fondamentali della poesia della Rosselli.
Marie Fabre, testo inedito per Terres de femmes (estratto e trad. G. Cerrai - 2009)