Una poetessa che non conoscevo, "scoperta" per caso leggendo un giornale durante le mie vacanze in Val Badia. Poetessa di lingua ladina, scrive anche in italiano e le sue poesie sono state pubblicate di recente da Einaudi. I testi qui presenti sono gli unici che sono riuscito a reperire in rete.
Giuseppe
albanese che ti alzi ogni giorno e ti separi
é tempo per una madre
e un bambino di nuovo
a scontrarsi con altri corpi
in questa terra che non vuole
chi senza origine non é piú nessuno
Giuseppe di Galilea
che ora sei di ovunque
da dove si fugge - ancora ieri
ed é giá oggi
a ficcar le mani nella terra dei tuoi padri
tra le foglie secche di alberi fucilati
questo nome ora é profugo nel mio giardino
e io pronta a serrar le porte
a te che chiedi il mio sorriso e un soldo
- come il mondo
ho violato l’anima e la tua esistenza -
questo é un attimo secolare
e chi é nessuno sono io
in questa casa a guardarti
fuori che ti allontani
il vestito di Angelina
Angelina corri a casa
c’é chi spara - e c’é chi cade -
corri corri - Angelina dal vestito
che ha le forme di chi nasce
- Angelina della vita -
dai mille volti che mi passano davanti
e altrettante disperazioni
- questo nome sono gli anni
religioni e guerre - ora come sempre -
niente cambia e troppo muore
madri e madri e Angelina
- che in Israele o in Palestina
il sentimento resta uguale -
donne gravide a far da cena
a gremire i popoli - e le preghiere
perché tornino i loro padri
Angelina corri a casa
corri corri - Angelina
delle nostre gravidanze -
quanto odio a seppellire
- e quanto pianto -
eppure oggi é recente sangue
/600 morti in Terra Santa,
dei quali 500 i palestinesi
dal settembre 2000 fino adesso
finita di scrivere il 23.V.2001/
Maria di Palazzolo Vercellese
Maria di Palazzolo Vercellese
che cammini con la fede in mano
e una gonna
che non ha ceduto le rose
a una rassegnata vedovanza
chiedi alla polvere di ascoltar poesia
e ti commuovi se l’ascolta
e mi confidi una sottile aspirazione
a evadere con un sorriso
estremamente semplice
- Maria di Palazzolo Vercellese -
ho ancorato il tempo a questa immagine
dalle poche case
e dalla poca gente
ha le vie interrotte
- quelle che portano al mondo -
eppure mi versa l’anima adosso
fino a brillare questo incontro
come il riso che ti circonda
luglio 2001
Francis Poulenc
Trio per Oboe, Fagotto e Pianoforte
Presto – Andante – Rondo
hommage ad
Alberto Santi
Marco Salvatori
e Paolo Vergari
„Presto"
il gufo
é la qualitá di ció che é fermo
- cosa pensa
una fronte tondeggiante
schiva di onori
gli occhi frontali ora guardano il pubblico
questo aspetto risulta di un solo pezzo
come davanti a un grande mare
all’orizzonte un sottile beccuccio piegato
- é salpato il fagotto –
„Andante"
luminoso oboista
io chiudo gli occhi stupiti
il tuo costante sorriso
é un continuo gioire
questo corpo oscillante
insegue armonioso le note
dondolando le braccia
vi appare un legno dal suono alto
e soffiandoci dentro il cuore gonfio
é possibile sentire di piú ?
„Rondo"
- ballo in tondo – amico mio
le tue dita sono uccelli
lo stormo é un turbine di suoni
qui s’interrompe il tempo
e si ripete un istante
fino a posarsi le mani
come una condannata morte
in dono alla bellezza
si alzano, appena poco
e poi ferme – il loro peso regale
é un abbandono al silenzio
Roberta Dapunt vive in Val Badia ed è tra gli interpreti piú sensibili e acuti della realtà ladina odierna. Ampia e riconosciuta è la sua produzione poetica in lingua ladina. Con questo volume (La terra più del paradiso, Einaudi 2008) raccoglie i versi in lingua italiana. La sua opera si distingue per una fortissima inquietudine religiosa: preghiere, allucinazioni e immagini di morte si mescolano in un canto che è soprattutto di dolore, ma anche di rispetto per il silenzio, per i morti e per chi, tra i vivi, sa trovare un posto discreto accanto al respiro delle cose. (nota redazionale, fonte internet)
dalle Note di Copertina de "La terra più del paradiso":
La voce di Roberta Dapunt non viene dai circoli poetici e letterari delle grandi città, non è levigata, non adotta intonazioni alla moda: forse anche per questo suona così nuova, autentica e pregnante, e si segnala tra le più interessanti della recente poesia italiana.
I versi di Roberta Dapunt si snodano tra angoscia e armonia. Da un lato c'è un percorso tormentato attorno a inquietudini religiose, preghiere che non placano, immagini di morte; dall'altro il senso di sacrale purezza che risiede nella terra, nei ritmi della natura, nella vita di montagna e nei suoi riti che legano insieme le persone, i loro gesti senza tempo, gli animali, il silenzio. Ne risulta un passo irregolare, febbrile e pacato insieme: una sapiente zoppia che permette di attraversare una realtà multiforme senza schematizzarla in moduli precostituiti e automatici.
Un brano:
"Credo nelle anime sante,
nella loro indipendenza conquistata
sui sensi di una preghiera.
Credo nel lamento di un uomo in
agonia,
inaccessibile silenzio degli ultimi
istanti in una vita.
Credo nel lavaggio del suo corpo fermo,
nel suo vestito a festa e nell'incrocio
delle mani,
testimoni di un battesimo confidato."