Sabrina Colandrea, è nata a Tricarico (Mt) nel 1986. Attualmente vive a Pisa dove frequenta il secondo anno del corso di laurea in Letterature europee per l'editoria e la produzione culturale. Ha partecipato nel 1999 al premio internazionale di poesia "La Cruna" di Matera, in cui ha conseguito il terzo posto nella sezione giovani.
L’ ALTALENA
“ Spinciii! “
Vorrei saper riprodurre
quel suono bambino e
la risata
pura,
scrosciante,
irrefrenabile
che ne seguiva…
“ Ancora! “
Volavo.
Stavo volando
-a volte è possibile-
“ Spinci mamma,
spi-nci! “
Poter sfiorare
bianche
farfalle
-ogni volta un piccolo
traguardo-
“ Ancora!! “
Adesso ricordo:
c’era una canzone,
il sottofondo perfetto…
“ Sii! Spinci! “
Stavo danzando.
Ogni nota
era un salto
nel vento.
Toccare il cielo con un dito
non era mai stato
possibile…
“ Ancò.. “
Come piangevo!
“ No (a mamma),
è solo un graffio.. “
Non era solo quello:
un po’ di polvere,
un ginocchio sbucciato.
Già le mie dita stillavano sangue…
Era solo la prima ferita.
Non si sarebbero più fermate.
FAVOLA MACABRA DI UN VIAGGIO IN AUTOMOBILE
Miss - mano ferma
tiene il volante
in una stretta d’acciaio.
Io
-attenta-
la strada bagnata.
Rivoli di arcobaleno
ci sfiorano le ruote…spazzatura.
Bidoni vecchio modello:
strade –deserte- al detersivo.
Ci sono fiori agli angoli
dei marciapiedi concimati,
mucchi di self-service
per cani al verde.
La gomma
-appiccicosa-
trattiene pietruzze bianche.
Dettagli.
Lei non se n’è accorta
-guida-
ma ci siamo “impanate”.
Come carne a fette
-insanguinata-
sul pangrattato.
Stiamo segnando l’asfalto.
Siamo ferite lacerate,
indelebili,
siamo stracci di carne ustionata
sul vestito di nylon
che ha preso fuoco.
Ora è fin troppo evidente.
Tutto risulta lento.
Pesante, come il nostro silenzio.
Lei è nevrotica,
si perde tra i pulsanti:
“Maledetto fango!”
Fango?!
…La strada oggi è lunga
ma sapremo tornare…
Lo specchietto retrovisore
non nasconde
le tracce del nostro misfatto.
Piove sull’innocenza.
Gretel ancora semina ciottoli
sul corpo del fratello trucidato.
ELETTROCARDIOGRAMMA
“Goodbye heart”, a Stephen
…PUM-PUM…PUM…
Manca l’aria…
Manca l’aria
qui dentro.
Ancora una volta circondata.
Tutt’attorno l’universo
ed io al centro.
Quanto protetta
possono farmi sentire
4 mura, 7 stanze, 3 piani?
Troppo –quasi in clausura-
oppure troppo poco.
Ma mai nella giusta misura.
Se ancora capita che
-stordita-
annaspo sul copriletto
in cerca di una stupida matita.
E non per studiare.
La matematica resterà un’incognita
con cui giocare a nascondino
quando non potrò farne a meno.
L’italiano una passione segreta, poi
un “ruggere” sempre meno sommesso.
Solo un sordo potrà non farci caso.
Ma la ragione, quella vera,
del mio eterno soffio al cuore
non me la spiegherà Roberti
in meno di due ore.
E nemmeno l’Asprella
-per l’amor di Dio-
forse però non saprei farlo
neppure io.
…PUM-PUM…PUM…
E si consumano,
si rincorrono
i miei battiti bambini.
Sullo sfondo:
Brunelleschi e Donatello
a Roma, in via Frattini…
Kant che mi mostra
la via della ragione,
Dante quella per il paradiso…
“ Stairway to heaven! “ grida,
la chitarra in mano,
in un ghigno più simile a un sorriso.
(Se lo vedesse Virgilio).
…PUM-PUM…PUM…
Dice Seneca
e ha ragione:
“ Quanto tempo è passato
dopo la televisione? “
…PUM-PUM…
e ancora PUM…
mi solletica il cuore,
a ricordarmi
che nella vita
non si può solo
studiare.
…PUM-PUM…pum-pum..
Ora devo andare…
CROCE ROSSA
“Cronaca Rosa”
Franchino Giuseppe:
l’unico nome che ho voluto ricordare
-o era Antonio?-
per l’improvvisa paura
di vedergli
socchiudere gli occhi
-appiccicaticci-
in un’ultima,
lunghissima,
lacrima.
Sotto un lettino di cellophane:
un cuore debole,
un intestino rattoppato,
vuoto ormai da giorni
-Quanti intrugli
gli avrà preparato
quella donna?-
Trova la forza di sorridere,
lei.
Ma è in quegli occhi verdi,
da gatta,
che leggo apprensione,
amore,
paura.
Tende le sue mani di carta,
lui.
Di carta, sì.
Sono loro che mi hanno ispirato.
Parole non dette,
come su fogli bianchi,
ho visto nelle crepe
delle sue dita.
Fogli accartocciati,
ho scoperto un’intera vita
raccontata
dalle rughe di quel viso.
Occhi di felino.
Raffreddato.
Arrabbiati.
Non si arrenderanno
a questa ferita.
Ecco:
lei gli prende la mano.
Si guardano.
La statale ancora brulica di
cavallette.
Sorridono:
non è ancora finita.
…Poter scappare
da queste lenzuola d’acciaio,
con passi leggeri
-nudi-
attraversare il silenzio
d’ogni stanza,
librarmi in volo
sola con il mio pigiama,
raggiungere luoghi irreali
-di sogno-
recitare mille favole,
un solo principe:
il mio cuscino…
…poter vivere felice e contenta…
senza streghe
cattive.
MERCOLEDÌ, QUARTA ORA
Quando il tuo sguardo
si posa su una penna
piantata in una gomma,
l’ombrellone,
strisce nere e gialle,
ruota nella sabbia,
tuo padre sorride
(sai che è stanco),
la pelle scalpita al sole,
nonna in un angolo
pela una prugna
e te la offre
-con tutti i granelli-
eppure la mangi,
con gusto,
allunghi i piedi
nella sabbia,
lucertola
sinuosa,
ti piace socchiudere
gli occhi e
vedere le tue gambe bianche
sparire
tra le palpebre calde,
ti spogli,
inciampi,
corri fino alla riva,
arrivi per prima,
ti tuffi.
Poi la penna cade.