C'è un elettrogramma che collega il nostro cuore, il nostro cervello, il nostro sesso alla parola; una linea sinusoidale, fatta di picchi e anse, di oscillazioni anche repentine, di precipitazioni in nuclei di senso che ci riportano una qualche conoscenza del nostro essere. Così come un elettrocardiogramma restituisce, a chi sa leggere, una risposta che però a volte è sibillina come l'ibis redibis non morieris in bello attribuito alla Sibilla, anche la poesia, forse l'espressione più alta della parola, mantiene per definizione un grado di ambiguità interpretativa o, se preferite, di polisemia che poi non è altro che il vero dono, la vera comunicazione con il lettore.
Non è ovviamente un caso che abbia parlato di elettrogramma. Al di là del titolo, questo poemetto di Carla Paolini, poesia che in effetti non si concede subito ma richiede al lettore una sua devozione, porge delle risposte,offre degli indizi, fin dalla sua impostazione grafica che costringe l'occhio a seguire le anse e i picchi di cui si parlava, lungo un percorso - forse metaforico - che porta a una specie di agnizione finale e (anche graficamente) centrale. Carla usa un linguaggio condensato in brevi strofe sciolte, che rammenta a tratti la poesia di ricerca del secondo novecento, a volte ricorda Porta o, perchè no, Amelia Rosselli (ma le ascendenze, ammesso che abbiano senso, andrebbero trovate anche in altri suoi lavori). In queste strofe, poi, il linguaggio coagula ulteriormente attorno a parole affini o parenti che fanno da chiavi di lettura. Seguendo il nostro ipotetico elettrogramma vediamo svolgersi un dramma per impulsi, una "galassia di scosse" che avvia un percorso attraverso il dolore, forse il dolore come elemento conoscitivo di sè, un evento esterno reale o simbolico che si immette nel nostro corpo (nel nostro essere), lo scuote, vibra "il soffione dei nervi", strappa il "guaito" non ostante la mordacchia, agita il corpo in "colpi d'anca", in conati, lo inabissa "alla base della memoria" dove forse è possibile rivegetare la coscienza in "nuovi polloni". E ancora "il corpo nell'aria danza per ciò che non potrà mai fare", scala il "formidabile versante del travaglio", aborre l'ombra, le "presenze che non si compongono". E cedendo alla "punizione", accettando di varcare la soglia del dolore, l'essere "avverte una rinascita", seppure ancora dubitosa, "si abbandona all'origine", scopre uno spiraglio nelle proprie profondità, accetta l'eclisse di sè, la lacerazione ("sfondi oppositivi", "polarità della coscienza", "antitesi che disossa") da cui forse nasce "un ordine ignoto", forse nuovo, come una quiete degli elementi. In fondo a questo travaglio rimane una sineddoche di sè, un nucleo indivisibile e irrinunciabile, "una sola parte per il tutto", come, io credo, una decantazione della vita stessa. Di essa, di questa "zolla rossa" di estrema identità, ci si deve riappropriare immaginandola, nominandola, (ri)creandola con il linguaggio stesso della poesia.
Imperfetta Ellisse - Carla Paolini
ELETTROSHOCK
contrae
una galassia di scosse
entro la fase di
riparazione
che si confronta coi
gettiti del sommerso
visuali diffidenti
lo schermano
foggiate dall’ imperfetto che affila la
narice
deve recalcitrare a
lato
dove scemano i
tracolli
sterminandosi oltre il
soffione dei nervi
nel dualismo di
attrito
non gettiamogli l’osso da
mordere
che il suo guaito si arrampichi
dietro l’ansa capovolta del
destino
a depredare gli umori esausti della
sopravvivenza
avvicinandolo nell’odore
nero dei ceppi
fra colpi d’anca che lo
sconfinano
si avverte un dilatare di
secche spaccature che rimontano il brivido
ha condizioni sfumate
come gorgheggi che si disattivano nella
pozzanghera di scolmo
per non rimettere la vita alla
vita
non può lasciarsi
emergere
per visitare le sue
riparazioni
fissa un punto condiviso
alla base della memoria
e la natura lo rivegeta
con furia
desolazioni che lo distaccano
in fila per una
sfarfallano a macchiare la
coscienza
e ributtano nuovi polloni
convinte che “neanche i morti saranno al
sicuro”
interroghiamoci mentre
cade
il corpo nell’aria danza
per ciò che non potrà mai fare
ondula le sue ali contro
lo sgomento dei piccoli uomini
a rovescio fra gli smerli
dell’orrore
i suoi suoni hanno odori di
parola
protraggono succhi importuni sullo scarto
dell’intimità
nel formidabile versante del
travaglio
teme
la palude che trasporta
un’ombra
e le presenze che non si
compongono
per insufficienza
acrobatica costitutiva
cedendosi alla punizione
avverte una rinascita che incarna il
pericolo
fra i due rapporti segreti
che l’occasione imprime
quando trasale
si abbandona
all’origine
e sposta il desiderio
nella profondità sommersa
dove l’arco
dell’insidia
può essere
dirottato
la sua eclissi lo abbaglia
espressa nel segreto straniante
per quell’ondare antitetico inciso nella
contrapposizione
va
registrato
un tempo di rilevazione
che scambia i suoi indici
per dispendio
fatale
molto dopo l’esordio
c’è un sussulto circoscritto
che basta per introdurgli la
suzione
costipata negli accrescitivi della
nausea
l’insufficienza
si trasfigura intorno
all’asse che produce gli sfondi oppositivi
traduce la polarità della
coscienza
nel contatto che
agisce
forgiando un ordine
ignoto
giovani terapie
si giocano nello spasmo
crepuscolare
l’antitesi che disossa le sequenze
reali
resta intatta
una sola parte per il tutto
la sua zolla rossa
estremo guado di resistenza
irrorato dal flusso immaginario
che attende di essere
pronunciato
Carla Paolini vive e lavora a Cremona. Laureata in lettere con una ricerca sulla retorica per immagini nella pubblicità. Cura in collaborazione con altri poeti, musicisti, pittori, fotografi, l'organizzazione di reading di poesia presso biblioteche, librerie e associazioni artistiche.
Partecipa a progetti per manifestazioni culturali, era presente al Bunker poetico organizzato da Marco Nereo Rotelli per la Biennale di Venezia nel giugno 2001. Segnalata al Premio Lorenzo Montano 2003 per la ricerca letteraria (bandito dalla rivista Anterem - Verona). Ha pubblicato racconti e poesie su antologie e riviste e varie raccolte poetiche tra cui "Modulati" (Anterem), "Ai cancelli del flusso" (Campanotto), "Una x una" (Baroni). Suoi testi possono essere letti sul sito personale dell'autrice e sul suo blog