Ospito qui un estratto dal libro "Fugacità del tempo", che mi è stato inviato dall'autore, Antonio Spagnuolo, che ringrazio per l'attenzione e la cortesia. L'editore è LietoColle.
A volte succede che il poeta in qualche modo anticipi il lettore (o il critico), o gli offra una lettura, per quanto essa sia necessariamente parziale. E' questa la prima impressione che ho avuto leggendo questi testi. Dice Spagnuolo in uno di essi: "una poesia senza soccorsi, / precipitata in verbi, fremente, / quasi una pazienza che blocca il tumulto, / che precede il verso, / per deformare il segno di follia / che mi costringe". Spagnuolo sembra avere un'idea precisa della sua poesia, che mi sembra appartenere al grande flusso della poesia lirica italiana, con una certa impronta ermetica, di fondo esistenziale e biografico, di analisi di una realtà personale (ma anche generalizzabile) che per essere efficace deve appunto essere "senza soccorsi", cioè impietosa, ma anche appunto "pazientemente" deve "deformare", cioè piegare alla comprensione, filtrare, rendere poeticamente quella stessa realtà. Una realtà che "svanisce" (concetto ricorsivo: "vaga sembianza", "stupore e smarrimento", "inganno degli anni", "a brandelli" ecc.), che svanisce indifferente e incerta e che per essere afferrata deve essere quasi atomizzata, scomposta (anche questo concetto ricorsivo, ad es. nella XXX) e decantata nel flusso del linguaggio, fatto di due/tre ampi periodi, di vocaboli immateriali o simbolici, disposti su un sottofondo colorato di malinconia ma anche di una disincantata consapevolezza quasi sapienziale (sono cose queste, per intenderci, che non possono appartenere alla onnipresente "poesia giovane"). Si diceva dell'idea che ha l'autore della sua poesia: che, mi sembra, è anche implicitamente una dichiarazione di poetica, di riflessione sulla funzione del poeta di fronte a "l'accadere delle forme", sulla necessità di controllare la materia stessa ("il tumulto") della poesia, sia che essa parli dell'età che avanza, della fugacità tempo, dell'amore, o di sè stessa.
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