Da "Too early too late", arte contemporanea, Medio-Oriente e modernità (Pinacoteca di Bologna, gennaio-aprile 2015)
“Troppo presto e troppo tardi” già e non ancora, un tempo anacronistico rispetto a quello storico, costantemente fuori dalla temporalità dell’attuale come
il vento d’una rivoluzione mancata o a venire, cominciata troppo presto o che si è tradotta in atto troppo tardi, costantemente traslata su un piano
virtuale, indeterminato, oltre semplicemente come quel tempo dell’a-venire rispetto a ogni presente storico. Così il titolo del film di Jean-Marie Straub e
Danielle Huillet, “Trop tot, trop tard” fa eco all’esposizione alla pinacoteca di Bologna inquadrando nei termini di tale temporalità differita o
metaforica la relazione, per esempio, tra Medio Oriente e modernità in Iran, tra arcaismo e una non riuscita democratizzazione imposta in molti dei paesi
medio-orientali sul modello occidentale, ciò che si è ripercosso a più ampio raggio nel conflitto di civiltà, nella dicotomia aperta e ancora oggi
irrisolta tra islam e occidente dopo la fine del bipolarismo mondiale.
Nel film due temporalità storiche differenti sono messe in parallelo, quella delle lotte contadine nella Francia rivoluzionaria del 1789, poi quella delle
rivolte anticolonialiste egizie nel 1952 sullo sfondo di immagini svuotate, la campagna deserta francese, poi quella egizia scossa invisibilmente dal vento
di eventi accorsi, evocati più che palesemente presentati _ il vento di quei processi rivoluzionari che scuotono alle radici lo stato di cose esistenti_
mentre una voce fuori campo legge la parole di Engels a Karl Kautsky sui lasciti della rivoluzione francese. In tale temporalità dislocata, in tale
orizzonte spazio-temporale aperto sull’area Medio-Orientale si situa lo sguardo scelto dalla mostra, sguardo gettato dall’Occidente europeo al mondo arabo,
caucasico o dell’Asia centrale, dalla Turchia all’Iran dall’Egitto alla Libia, Siria e Palestina partendo da un preciso punto di vista topografico,
l’Italia, nello specifico Bologna al di là d’ogni stereotipo o visione orientalista. La scelta curatoriale di Marco Scotini resta infine quella di mostrare
il lavoro di artisti contemporanei medio - orientali nel loro interfacciarsi allo sguardo d’ artisti e critici occidentali rivolti alla stessa area
geografica: tra i più noti riferimenti il “Taccuino Persiano” di Michel Foucault scritto per il Corriere della Sera durante la rivoluzione iraniana nel
‘79, le fotografie scattate da Gabriele Basilico a Beirut all’indomani della guerra civile negli anni ‘90, i “Sopralluoghi in Palestina” di Pasolini nel
’64, infine il film dei coniugi Straub sulla mancata rivoluzione egizia.