Mercoledì, 22 agosto 2012
(...) Il lungo sguardo paziente; che è lo sguardo sulla realtà nei suoi multiformi aspetti - i personaggi, le situazioni e le conversazioni della vita quotidiana, gli animali, le piante, i paesaggi... che non rivelano nulla di se stessi al colpo d'occhio affrettato e superficiale al quale la vita che conduciamo spesso quasi inavvertitamente ci abitua. La ricerca poetica di Raimund è un allenamento dei sensi, un acuirsi delle percezioni (non è un caso che i riferimenti ai sensi — e non solo alla vista e all'udito — siano così frequenti nella sua poesia), un'interrogazione al mondo e sul mondo. Una poesia quindi che, nonostante la grande sapienza verbale, si propone non solo come arte del dire, ma come arte del percepire e del conoscere. In questo tipo di tensione conoscitiva sta, io credo, uno dei sensi più profondi della poesia di Raimund (...). (Augusto Debove)
27 Agosto, di Notte
Sediamo sulle sedie scanalate nella cucina buia. Tu parli e fumi; la brace punteggia di rosso le tue frasi che girano in circolo.
I rami davanti alla finestra imbellettano i vetri, i muri, il soffitto, pennellano la cucina, tratteggiano la credenza; al Neon del lampione scintilla
il rubinetto, che perde sempre. Allibisco: il riguardo nelle tue frasi mi sconcerta, è così interamente privo di compassione. Spiegazioni sottili,
trasparenti, si scheggiano sulle mie labbra come vetro. Mi vergogno, sonnolento, sbadiglio e dico: domani - ho paura - di nuovo con sulla lingua un sapore amaro
mi sveglierò, e pesanti giù mi ricadranno le palpebre. Tu dici: non fa proprio niente, se solo questa notte portasse la svolta.
27 August. Nachts
Wir sitzen auf den gerippten Sesseln in der finster Kuche. Du sprichst und rauchst, rot punktet die Glut deine Kreisenden Sätza
Die Aste vor den Fenster schminken die Scheiben, die Wände, die Decke, bepinseln den Herd, stricheln die Kredenz, im Neonlicht der Strassenleuchte glitzert
der Wasserhahn, der stetig tropfende. Ich staune, die Rücksicht in deinen Sätzen verwirrt mich, ist sie doch ganz ohne Erbarmen. Erkarungen, durchscheinend
dunn splittern wie Glas von meinen Lippen. Ich schäme mich schläfrig, gähne und sage, ich furchte, morgen fruh werde ich wieder mit einem bitteren
Geschmack auf der Zunge erwachen, und schwer werden die Lider mir fallen. Du sagst, das mache gar nichts, wenn nur diese Nacht die Wende bringe.
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