Quello che so
La contemplazione delle torri e delle querce
mi ha fatto amare il vento -
striscie cupe e lucentezze
Dànno ancora frastuono le campane
con il batacchio elettrico sbattuto da un vento a tasti,
ma il rintocco del tram
certe volte lo sovrasta.
Dalle dimensioni verdi dei tronchi delle roveri -
benché prigioni nel folto dei recinti,
fuoriescono rami così intrecciati e torti,
così ammuffiti, e vòlti a Nord e col sapore di piogge,
e vòlti agli altri punti cardinali
da sembrare fierezza e dolore insieme.
Invece vengono ordinati a palchi
secondo la memoria numerica degli acidi.-
Sono ventosi
questi mesi, chiamati luglio e agosto, e anche settembre.
Al passaggio d'agosto le nubi basse,
nelle loro circolazioni imprevedibili
o secondo i modelli statistici,
sembravano staccarsi dal fogliame;
però le pagine degli alberi
fanno narrazioni favolose, fingono persino Dio
e le cose dell'anima. Come le campane
quando tace il traffico. Ma i differenti suoni dipendono
dalla rosa dei vènti - e la scienza
è il puntello dell'anima, e il corpo
ne è partecipe. Dove vanno le ipotesi sul cielo
confuse dalla birra? o quando i granuli anemòfili d'aprile
ci respirano eccitazioni tra le labbra? Avviene anche
tra i querceti delle cattedrali.
Poi esiste la presenza di Dio
quando ascolta la nostra preghiera.