Sei poesie di Rita Regina Florit, in parte inedite. Una presenza costante della natura che mi ricorda il Pier Luigi Bacchini delle “Contemplazioni meccaniche e pneumatiche”( v. qui ), un vecchio poeta che i cosiddetti “giovani”, che tendono a leggersi tra loro, ignorano. Ma la natura, in queste poesie di Rita, nasconde sempre un’ulcerazione che affiora nella scelta di parole “dure”, di vario peso semantico (drago, irrequieto, ustorio, appassendole, artigliate, spietato ecc.) che stemperano il lirico e che ci dicono attenzione, persino gli iris nascondono qualcosa, anche la viola porta con sé un dolore. Insomma, un correlativo oggettivo che ha ancora una funzione memoriale, di rielaborazione del dubbio, ma con una punta di moderna, sana “cattiveria”