Venerdì, 27 gennaio 2017
Alcune poesie di Nelly Sachs (1891 - 1970), premio Nobel per la letteratura nel 1966, di religione ebraica, amica di Paul Celan, anch'essa sfuggita in extremis ai campi di sterminio nazisti passando in Svezia con l'aiuto di Selma Lagerlöf nel 1939. Ho scelto dei testi che parlano di quella tragedia senza tuttavia nominarne esplicitamente alcun riferimento, parlano di dolore e basta. Perché le memorie sono molte, spesso contraddittorie, e appartengono, devono appartenere a tutti. E tutte sono incastonate nel dolore, e il dolore è incastonato nella Storia. E poiché, come afferma Karl Popper, in realtà non c'è nessuna storia dell'umanità, c'è soltanto un numero illimitato di storie, così credo che ci sia un numero illimitato di memorie, moltissime delle quali atroci. Forse bisognerebbe istituire il Giorno delle Memorie, affinché si impari dalla Storia senza imparare troppo bene da essa, perché credo sia necessario operare, come recita il titolo di una poesia di Sachs qui non presente, "affinché i perseguitati non divengano persecutori". In fondo la memoria è come la paura, è buona e utile se salva la tua vita, o quella di qualcun altro. Bisogna tentare di capirlo, oppure ammettere, come dice ancora Sachs, che il secolo passato è "un salice piangente chinato sull'incomprensibile". (g.c.)
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