Sabato, 12 giugno 2010
Una scrittura molto particolare, quella di Michelangelo Ricci, in questo suo libro "Droga". Magmatica, esorbitante, debordante, ossessiva, percussiva, a volte infantile e scatologica, a tratti ecolalica. Ma sopratutto libera, fluviale, anarchica e menefreghista (di canoni, ritmi, modi e stili) e, come sua ratio e somma giustificazione, assolutamente teatrale e teatrante, cosa che risulta evidente anche ad ignorare il curriculum dell'autore. Per lo più testi lunghi, di ampio respiro, pensati come monologhi. Per cui leggersi queste poesie in silenzio, magari a letto prima di addormentarsi, è partire già col piede sbagliato. Bisognerebbe probabilmente alzarsi, con o senza pigiama, mettersi davanti a uno specchio o sul balcone, e declamarle a voce altissima. Sperando che nessuno chiami la polizia.
Dice Ricci in un'intervista: D: A leggerle sembrano quasi un discorso che ti fai ad alta voce. Predomina il suono più della struttura letterale.
R: Il tentativo è quello di fare delle poesie che siano del suono non delle parole scritte. Penso che uno che non le ha mai sentite recitare e ci si metta davanti, a livello di struttura, possa avere delle difficoltà, poi se prova a dirle a voce alta è semplice. Questo è il trucco. Così i letterati dicono che te non sai scrivere e di loro ce ne liberiamo fin da subito. Ho provato a togliere l'aspetto letterario delle mie poesia affidandomi alla poesia POP. Spero di aver fatto della poesia POP, ovvero dare ai miei testi una vestitura che non fosse di complessità, di essere astratta, di non sapere di cosa si parla. E presentarle al pubblico in forma di reading vuole essere una conferma di questo, il fatto cioè che tu provi con delle musiche a dare un ritmo così che la rendi più fruibile.
D: Ci viene quindi da chiederti dove sta la poesia nelle tue poesie?
R: Quindi la poesia sta? Se sta non è. O la senti o non la senti. E' indistinguibile la forma dalla sostanza nella poesia, forse questa distinzione va bene in altri tipi di arte che non possono essere né la pittura né la poesia; forma e contenuto qui sono identici.
dall'intervista di Rita Di Ianni e Laura Barbieri su "Pisanotizie.it"
E l'editore? Dice sempre Ricci nell'intervista: "Scomparsedizioni. Questo editore è venuto da me, mi ha voluto pubblicare il libro, me lo ha fatto arrivare ed è scomparso, non c'è più, non c'è l'indirizzo, non c'è nome, nulla. (Ride)"
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