Ripropongo qui, su suggerimento dell’amico Matteo Veronesi, l’articolo da lui scritto per “Pagina Tre”, la rivista on line di Liber Liber, nel quale prende in esame i recenti lavori degli eteronimi Marco Merlin “Nodi di Hartmann”; e Andrea Temporelli “Il cielo di Marte”, con la sua consueta lucidità critica. Matteo era già stato presente su questo blog con una sua recensione dell’antologia di Daniele Piccini “La poesia italiana dal 1960 ad oggi” (v. qui) e con alcune sue poesie (v. qui)
IL DUPLICE RESPIRO. MERLIN E TEMPORELLI FRA CRITICA E POESIA
Due libri, l’uno di poesia, l’altro di critica (Il cielo di Marte, Einaudi, Torino 2006, e Nodi di Hartmann, Atelier, Borgomanero 2006), giungono fra le nostre mani, direbbe Renato Serra, come un «dono», come un frutto puro, limpido e fresco, madido della stessa linfa vitale e vivificante che pervade i due risvolti e i due dominî (contrassegnati e marcati dalla distinzione, o dall’indistinzione, dell’identità una e duplice – quasi ricoeuriana dialettica di ipse e idem – suggerita dal binomio di pseudonimo e nome) in cui si manifesta e si articola una autentica esperienza esistenziale e creativa.