Bernard Nőel e il tempo capitale
di Alessandro De Caro
La poesia di Nőel è un organismo in continua mutazione, che non rimanda soltanto ad una concezione esistenziale dell’uomo- immagine retorica, se si
vuole, di cui abbiamo avuto infinite varianti- ma ne spinge le radici più lontano, producendo qualcosa come un ostacolo, tattico e politico, alle
rappresentazioni dominanti. Penso sia depistante leggere Nőel come un poeta dell'anima e della riflessione, comunque la si voglia intendere; a
somiglianza di altri autori di area francese, come Blanchot o Bataille, il suo lavoro è un atto di resistenza nei confronti delle categorie in cui, da
sempre, la critica tenta di ridurre la letteratura. D’altra parte, la cifra filosofica e politica di questo scrittore e intellettuale consente di
verificare fino a che punto una certa poesia francese del Novecento ha potuto essere, tra le altre cose, un’autentica poesia civile. In questo saggio
prenderò in esame il canto uno de La chute des temps[i].
1.
qui
et de ce mot lancé
est-ce vers toi ou bien vers qui
la vieille plainte déchire
chacun confond le sang et le savoir
il y a fuite d’avenir
chi
e di questa parola gettata
chissà verso di te o verso chi
l'antico lamento strazia
ciascuno confonde sapere e sangue
c'è una fuga di avvenire