A proposito di Matisse, “Doppi e serie”, Centro Pompidou, Parigi
Una pittura della luce, del lato luminoso dell’essere umano ricercando questa armonia di composizione dove nessuna linea o tonalità colorata si
potrebbe escludere senza che venisse meno l’unità d’insieme. Algebra perfetta di linee essenziali, figure immerse nel colore, ogni cosa trovando un
proprio posto, lì perché definita nel suo dover essere, ordinando il caos nella creazione.
Non la riproduzione della natura ma la “semplificazione delle idee nella plasticità delle forme”. Attraverso i mezzi più semplici permettere al pittore
di esprimere,“oltre la realtà data, tutta la sua visione interiore.”
Il pari, il doppio, la copia d’un lavoro mai identico a sé stesso, il rifacimento a distanza di pochi mesi d’uno stesso soggetto appare nel lavoro di
Matisse come una forma di rispecchiamento, del sé come dell’atto creativo, tradotta in termini puramente plastici nella variante temporale. La sua pittura
costante processo d’auto-riflessività non smette di confrontarsi alle diverse suggestioni estetiche che s’ affacciano_ divisionismo, fauves, stilizzazione,
l’arte astratta_ un’influenza ora più presente d’un'altra che gli permette di mettere alla prova, sperimentare o esplorare il modello implicando diverse
risposte o varianti rispetto al medesimo.Stesso motivo, stessa cornice, momenti differenti ravvicinati nel lavoro seriale, ora distanziati nel tempo danno
vita a sdoppiamenti, diversi modi d’essere del soggetto nella pittura ritornando a opposizioni emblematiche quali interno e esterno, abbozzo o lavoro
finito, sintesi o espansione d’un motivo, visione a distanza o dettaglio che riassorbe su sé tutta la scena.