Sabato, 17 luglio 2010
ANTRACITE
Fabbriche e treni perdono lucore, invecchiano, sbiadiscono col tempo, sconfinano nel bigio della nebbia. L'antracite perdura, abbasso, nera, fragile, dura, riflessi di metallo, terra chiusa e remota a lumi spenti. Ne intendo i segni, i cippi calcinati del confine, l'ala del fossile confitta sulla costa le mani rattrappite dei compagni naufraghi morti nel golfo senza mare. Può darsi avvenga domani un altro rogo non l'aperta l'allegra combustione che macchia l'aria di fumo e d'amaranto, la soffocante perdita dell'anima noi incastrati nell'ombra.
Penso alla pioggia, alla cenere, al silenzio che l'uragano lascia amalgamati nella vergine lapide di melma dove drappelli d'uomini e di bestie verranno ancora a imprimere un transito nel mondo, all'alba ignari sul nero cuore del mondo.
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