Una traduzione, che vuole essere un semplice omaggio a una grande poetessa, di cinque delle nove poesie in francese di Amelia Rosselli, contenute in Adolescence (exercises poétiques 1954-1961), già pubblicate in Primi scritti (Guanda 1980), ora in A.R., Le poesie, pref. di G. Giudici, Garzanti 1997 e 2007.
ora te ne vai dalla tavola dell'ospite
questo non finirà mai questa passeggiata
poetica e le grandi palme che ti guardano
da dietro un basso muro. La palma è alta
la casa-ufficio ancor più alta essa serve da sfondo
poi il fogliame le punge il tetto e ancora
il cielo che non dice mai niente di superfluo
perchè parla per allusioni. Gli uccelli puntuti
montano la guardia a coppie sono chiamati in missione
di quartiere in quartiere. E io casco dal sonno
non resisto più me ne vado. Come fare
se non vivere fino a morirne giovane?
(1954)
I colori i colori le vocali le vocali
comincio a penetrare nell'ammasso delle cose, ché
c'è oggi questa luce elettrica del sole
che denuda ogni pensiero delle mie cervella, e
svela del mio cuore anche i nervi diventati trasparenti
dove l'orribile piaga si mostra facilmente.
Da dove viene questo sole che risplendette nelle mie orecchie
da dove viene questa follia che si presenta da sé
sorridente lontana da antiche imbarcazioni
oziosa e pensosa sempre soggetta
alla morte che la tiene per le ali. Perchè sempre
ritornerai tu al deposito dei tuoi singhiozzi
la tua nera casa, i muri della tua prigione.
(1956)
Io recitavo addii cerebrali
tormentavo il mio povero cervello
piangevo di lacrime amare
tutto ciò per un branco di cervelli
Ah se fossi calma come il mare
quando fa fresco e le palme
s'aprono al falso vento che la terra
sopporta meglio della gamma
dei colori violenti del sole
che mi ferisce ch'io dorma o vegli.
(1957)
Perchè ho dovuto io svegliare il bambino
con delle risate così sonore
L'acqua cola rapida
lungo le grondaie, e
non c'è più un suono
nella casa. La
luce si spande sui
muri stanchi
e bruciano amare
sillabe negli angoli.
(1957
quando si è pronti a ricevere l'importanza della notte
prorompe il sangue. Tutte le sere erano una
serie di dimenticanze! Tutti gli uomini giocavano per terra e
la foresta era una serie di noie. Per terra la pietra si
difendeva. Difendeva l'entrata agli
specchi scintillanti! Se io gioco tra gli uomini
per terra bisogna che una sera d'una serie
di noie e dimenticanze mi riconduca alla pietra che dimentica!
Tutte le pietre per terra erano una
serie di noie, e la violenza mascherata d'un
uomo mascherato era anche essa stessa la stessa
serie di noie. Oh violenza non gioca che con
i miei utensili, la pietra e il ramo, la violenza carnale
e il gatto che non dimentica. Il parco, bello, crudo e
violento rosso e nero si levava all'alba
che non portava perciò nessun proposito
agli uomini viziati, la birra cola
la notte, e il generale dorme. La mia testa tra le mie mani
la tasca vuota, l'aereo si butta.
(1961)
(trad. G.Cerrai, © CCL)