Passo, cammino, attraversamento, valico attraverso il fuoco, forse
purificazione. Nel fuoco dell'amore, e quindi della passione, della
combustione anche erotica di essa, delle sue ceneri. Sebbene nessuna
Araba Fenice sia mai risorta dalle ceneri dell'amore, almeno nel suo
fuoco è vissuta, e vive, in un costante momento che in questi testi
sembra contrastare il fluire del tempo. Temi che Rita Regina Florit
spesso accarezza, come nel suo video poema "Varchi del rosso" (v. qui),
parente stretto di questo libriccino, in cui l'elemento erotico era
costantemente sotteso alla complessa trama simbolica e metaforica, a sua
volta di radicate ascendenze transalpine, mentre qui l'arsione è più
esplicita e in un certo senso più terrena, fatta di vampate ritmiche.
Come nei testi brevi e brevissimi in cui la forma chiusa prende il
sopravvento (settenari, endecasillabi) e il fuoco si fa canto acceso.
Rita R. Florit - Passo nel fuoco - Edizioni d'If, Napoli 2010, pagg.32 (il libro ha vinto il premio I miosotis IV edizione)
Sei poesie di Rita Regina Florit, in parte inedite. Una presenza costante della natura che mi ricorda il Pier Luigi Bacchini delle “Contemplazioni meccaniche e pneumatiche”( v. qui ), un vecchio poeta che i cosiddetti “giovani”, che tendono a leggersi tra loro, ignorano. Ma la natura, in queste poesie di Rita, nasconde sempre un’ulcerazione che affiora nella scelta di parole “dure”, di vario peso semantico (drago, irrequieto, ustorio, appassendole, artigliate, spietato ecc.) che stemperano il lirico e che ci dicono attenzione, persino gli iris nascondono qualcosa, anche la viola porta con sé un dolore. Insomma, un correlativo oggettivo che ha ancora una funzione memoriale, di rielaborazione del dubbio, ma con una punta di moderna, sana “cattiveria”