Sabato, 9 maggio 2015
Dieter M. Gräf è nato nel 1960 e vive attualmente tra Colonia e Berlino, dopo aver vissuto a Roma, New York e Vézelay (FR). E' poeta, con all'attivo diverse raccolte, nessuna delle quali tradotta in italiano (mentre esistono diverse traduzioni in inglese), e numerosi premi internazionali, tra cui il "Villa Massimo" di Roma nel 2004. E' inoltre fotografo e traduttore. Le versioni qui presenti sono di Alessandro De Francesco, Angela Sanmann ed Elisa Biagini, che è stata a sua volta tradotta in altre occasioni da Gräf. Le quattro poesie qui pubblicate sono per così dire tutte "italiane", poichè rimandano a personaggi e luoghi del nostro paese (l'editore Giangiacomo Feltrinelli, Claretta Petacci, il Lago di Como, che a Claretta e Mussolini si ricollega attraverso un suono) che Gräf rilegge e ricompone, con occhio acuto e uno stile del tutto personale, in una realtà sotto molti aspetti diversa, collaterale (cioè come vista da una prospettiva inusuale secondo il senso comune) ma non meno "reale", anzi, come nella poesia su Claretta, drammaticamente iperrealista. Una realtà, quel che più importa, magari intrisecamente violenta ma che contiene una poesia, una poesia che si può estrarre e far risaltare, anche in ciò che è apparentemente impoetico. Un atteggiamento artistico che non è banalmente ottimista (c'è del "buono" in tutto), ma che ha semmai l'ottimismo della ricerca, cioè la fondata convinzione che sia possibile instaurare un rapporto "poetico" con la realtà la più disparata, e con le forme che sia essa che la stessa forma-poesia possono assumere. Ovvero, secondo Gräf, una poesia che attrae per la sua capacità di mostrare "qualcosa che per me prima non esisteva". E' sotto molti aspetti il concetto di post-poesia su cui molti stanno riflettendo in questi anni. Come afferma anche De Francesco in uno scambio epistolare con Gräf, non solo una poesia di ricerca ma anche una "poesia alla ricerca": "Ci sono, tra gli altri, due generi di poeti: coloro i quali scrivono dentro e a partire da un'idea di poesia stabilita prima di loro, e quelli che cercano di trarre dalla poesia esiti che normalmente la gente pensa che non riguardino (o anche non dovrebbero riguardare) la poesia stessa. Questa seconda 'categoria' è per me molto importante, e io penso che entrambi apparteniamo ad essa". (g.c.)
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