Inedita in rete, una selezione tratta da "Corporea - Il corpo nella poesia femminile contemporanea di lingua inglese", gentilmente inviatami da Loredana Magazzeni, una delle curatrici del volume. Poesia femminile e femminista, in cui il corpo, fin nelle sue evidenze fisiologiche, emerge prepotentemente non solo come terreno di riappropriazione, coscienza, identità, ma anche come terreno confinario, fronte, baluardo. O luogo in cui perfino la parola poetica assume una densità di carne. Se c'è il rischio insito, come avvertono appunto le curatrici, di una visione riduttiva e storicizzata di questo tipo di poesia (e forse anche, aggiungo, del subire questo corpo come limite poetico, del non riuscire a recuperarlo come luogo, anche, di gioia) è anche vero purtroppo che la storia non insegna niente, come dimostrano i fatti di violenza che leggiamo tutti i giorni sui giornali. Ma c'è anche la distruttiva rivoluzione (o effettiva controriforma) culturale che si compie sul corpo delle donne attraverso una sistematica riduzione ad oggetto operata dai mezzi di informazione di massa, come testimonia egregiamente il bel documentario "Il corpo delle donne" (v. qui) di Lorella Zanardo. (g.c.)
Questo libro nasce dal piacere condiviso di colmare una lacuna. In Italia tutto il corpus di testi di donne in lingua inglese dell’ultimo quarantennio è stato tradotto in minima parte e le poche eccezioni sono per lo più esaurite e introvabili da tempo. Siamo invece convinte dell’importanza di non perdere il valore di una riflessione collettiva di grandi proporzioni scaturita dalla riscoperta del corpo in ambito femminile e femminista. Paradossalmente, proprio l’uso politico del corpo come grimaldello per scardinare la visione del mondo e il linguaggio tradizionalmente conformati sull’ottica maschile ne ha legato le sorti all’effimera fortuna del movimento, facendo sì che oggi in buona parte della cultura dominante la semplice menzione del corpo rimandi a qualcosa di percepito fastidiosamente come risentito e superato.
Contrastare il rischio che questi testi vengano archiviati come vecchi senza che mai sia stata concessa loro circolazione è dunque il nostro obiettivo. Essi infatti esprimono la differenza femminile non tanto e non solo per combattere il mondo tradizionale, quanto per arricchirlo. I criteri di selezione applicati sono stati la qualità poetica e il grado di implicazione corporea. Abbiamo privilegiato autrici viventi e testi non ancora editi, tranne quando la loro rilevanza ha richiesto delle eccezioni alla regola. (nota editoriale)
Involucro di pelle
Dorothy Molloy
In un involucro di pelle
in una scatola di osso
vivo. Braccia,
gambe, dita, alluci,
caviglie, spalle,
gomiti dotati di snodi. I piccoli
badili della clavicola.
Il cingolato della mia
colonna. Le ampie scodelle
dei miei fianchi.
In un involucro di pelle,
in una scatola di osso
vivo. Interminabili matasse
di capelli spinte attraverso
l’epidermide. Una fornitura
di unghie centenaria si acquatta
nelle punte delle dita
e sotto i cuscinetti
degli alluci.
Si celano tamburi nella voluta
dell’orecchio; un ponte
mi attraversa il naso.
Il mio ventre un’officina,
un impianto che ricicla,
un cumulo di concime organico.
La pelvi un recinto,
un terreno di coltura
un vivaio.
Le spugne dei polmoni,
la pompa del cuore, il battito a polso
collo
e tempia.
Sola nella mia grotta
vado alla ricerca, accendendo fiammiferi
mentre procedo. Graffiti
di sangue ed escrementi brillano
sulle mie pareti paleolitiche.
Trad. di Fiorenza Mormile