Su Internet Culturale, il portale nato dal progetto “La Biblioteca Digitale Italiana e il Network Turistico Culturale (BDI&NTC)”, promosso dalla Direzione Generale per i Beni Librari e gli Istituti Culturali (DGBLIC) del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e realizzato dall'Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle Biblioteche Italiane e per le Informazioni Bibliografiche (ICCU), segnalo una piccola mostra digitale su Cesare Pavese intitolata "Ho dato poesia agli uomini", versione elettronica della mostra tenuta a Buenos Aires presso la Fondazione Borges nel 2001.
Cesare Pavese è stato uno degli scrittori che più mi ha impressionato, quando ero un lettore compulsivo e onnivoro, non pochi anni fa. L'edizione di "Lavorare stanca" che ricordo risale alla fine degli anni Sessanta. Poi naturalmente gli interessi e gli orientamenti si evolvono, ma riconosco che in Pavese c'è molto, un interesse ancora vivo che forse andrebbe approfondito, per certe scelte stilistiche e tematiche, come ad esempio la poesia-racconto e quel verso lungo che sta tra il blank verse Whitmaniano, di cui però Pavese temeva quel chè di "oratorio" che si porta dietro, e l'allungamento ipermetrico (fino a 16 sillabe, 5 accenti tonici principali) del verso libero tradizionale, accentato sulla base di quella che Pavese in un suo scritto definisce "una certa tiritera di parole". Il verso, per intenderci, usato per la prima volta ne "I mari del Sud".