TRASPARENZE DI FRONTIERA
Esistono geografie e topografie ideali. Strade di citta’ che si sovrappo
ngono come se appartenessero allo stesso agglomerato urbano. Cosi’, ad
esempio, quando mi capita di andare a Firenze e passeggiare davanti a palazzo Pitti, la prima cosa che inevitabilmente mi viene in mente e’ la citta’
di Trieste. E’ un ricordo che in me ha un’ origine casuale e che , dal punto di vista temporale, si colloca agli inizi degli anni ottanta, quando, da
neoiscritto all’ universita’ di Firenze, ero in cerca di un alloggio. La ricerca mi porto’ a conoscere una famiglia istriana che viveva, e penso che
viva tuttora, in un appartamento davanti a palazzo Pitti. Ebbene, come mi venne spiegato con dovizia di particolari tramandati dalla generazione piu’
vecchia a quella piu’ giovane, in quell’appartamento trovo’ ospitalita’, durante la guerra, il poeta triestino Umberto Saba. E’ ovvio che questo non
e’ l’unica cosa che unisce due citta’ cosi’ differenti tra loro come lo sono Trieste e Firenze. Ma e’ probabile che per me quell’esperienza fu, in
qualche modo, determinante, sia pure inconsciamente, per quel processo interiore che mi porto’ ad avvicinarmi alla grande letteratura triestina.
Il viaggio che da Trieste porta a Firenze fu un itinerario ideale di una intera generazione di intellettuali di frontiera, attivi fra il 1900 e il
1915. Di fatto il connubio fra queste due citta’, opposte per carattere e tradizione, celebra l’ intrusione, nella sconnessa terra che dal duro
altopiano carsico si sbriciola come arenaria marnosa nel mite mare altoadriatico, di quel luogo ideale che e’ la lettaratura. Scrive Giani Stuparich in Trieste nei miei ricordi:
“ Sembrera’ casuale un rapporto fisico e interiore tra la Toscana e la Venezia Giulia, tra Firenze e Trieste, eppure tutte le volte che io ripenso alla
mia esperienza trovo che il rapporto e’ profondo: tra le due terre c’e’ una rispondenza di contrasti e somiglianze che va piu’ in la’ di una semplice o
passeggera simpatia…Mai , come in quelle sere fiorentine con Slataper, io sentii, per merito della sua creazione, nascere il Carso dalla Toscana.”