La Gru, mi dice l'amico Davide Nota, rinasce. Ne sono felice, meglio una rivista in più che una in meno, in questa palude che lui stesso e i suoi compagni denunciano. Una rivista con un programma impegnativo e con riferimenti culturali da far tremare i polsi, da Gramsci a Pasolini, da La Voce a Officina. Non so se La Gru corrisponda a quella linea locale, marchigiana o meno, di cui abbiamo già parlato con Davide su questo blog, ma spero vivamente (e ho ragione di credere) che corrisponda ad una linea editoriale. L'elenco dei redattori e dei collaboratori mi sembra offra ampie garanzie. La seguiremo con attenzione.
Ne approfitto per qualche piccola considerazione su nascita morte e risurrezione al tempo della rete.
Che ci sia un'araba fenice (che invece è una gru) risorgente dalla proprie ceneri è un fatto positivo, tanto più che le ceneri, da quel che è dato capire, erano più di tipo per così dire ambientale che ideologico e programmatico e culturale (e basta leggere sia la raccolta dei numeri usciti fino alla sospensione, sia l'antologia "Scorie contemporanee" per farsene una consistente idea)
La rete (è di questa che si parla) è un ambiente mutevole. Me ne accorgo quando faccio una revisione dei miei link. Ci sono anche sparizioni, più o meno dichiarate. Ciminiera, ad esempio, di Davoli, Del Sarto e altri, che pure aveva una sua poetica (trovo ancora interessante e niente affatto superato, ad esempio, un articolo/editoriale - se volete lo trovate qui - in cui si sosteneva la ricerca di un io non passivamente lirico, che parte dal vissuto e dall'esperienza per rivelare un senso del mondo più universale e quindi di tutti). Oppure Scritti inediti, sito davvero ben fatto, che dopo sei anni di attività, si è congedato con un malinconico "arrivederci ragazzi", e non sappiamo se questo arrivederci è l'annuncio di una nuova fenice. O anche Pseudolo, attento a linguaggi anche non verbali o di confine (l'ultimo "numero" era dedicato all'osceno), che dopo due anni di inattività non esiste più nemmeno come pagina fantasma. Oppure ancora L'Attenzione, iniziativa con una proposta forte e ideologicamente connotata nata intorno a un nucleo di poeti e intellettuali di rilievo, che ritiene di doversi dare, come nelle relazioni amorose, una pausa di riflessione a tempo, per ora, indeterminato. Ci sono poi blog che chiudono i battenti o chiudono i commenti, con scelte che vanno da "io non ritengo di dovermi più esprimere in questa forma" a "io mi esprimo, dico la mia, e non mi interessa il dibattito o la vostra opinione", con tutte le sfumature intermedie. Il che potrebbe testimoniare a favore della non necessità della critica, ma anche di un ripiegamento verso aree sempre più private del fare cultura, oppure ancora del bisogno di una "sospensione del flusso. o di (altre, e intermittenti) scritture, laterali rispetto al flusso" (M.Giovenale, v. qui)