Giovedì, 13 ottobre 2011
Si può scandagliare il testo per scoprire una sorta di pseudomessaggio (o forse di ipermessaggio?), che cosa l'autore ha detto senza saperlo. Questo percorso di lettura, di tipo psicanalitico, ci porta verso gli strati profondi e inconsci del linguaggio poetico. È lecito parlare di isotopia psichica (in senso freudiano o lacaniano), anche se - come osserva giustamente M. Pagnini - occorre fare attenzione a non violentare il testo, imponendogli una griglia costrittiva che ne deforma la voce (ad esempio, con la pretesa di un'autonomia del significante come veicolo dell'Altro Discorso, il discorso dell'inconscio). È possibile comunque recuperare una metodica psicanalitica all'interno di un discorso critico essenzialmente semiologico, come abbiamo cercato di mostrare in una analisi del Gelsomino notturno di Giovanni Pascoli. Rileggiamo, ancora una volta, questa poesia che, com'è noto, venne pubblicata nel 1901 in occasione delle nozze di un amico, secondo la testimonianza del poeta: « E a me pensi Gabriele Briganti risentendo l'odor del fiore che olezza nell'ombra e nel silenzio: l'odore del Gelsomino notturno. In quelle ore sbocciò un fiorellino che unisce (secondo l'intenzione sua), al nome d'un dio e d'un angelo, quello d'un povero uomo: voglio dire, gli nacque il suo Dante Gabriele Giovanni ». Il Pascoli, a conferma del carattere velatamente sensuale della lirica, raccomandava tra l'altro all'amico di non leggerla subito alla sposina, ma « domani se mai ».
E s'aprono i fiori notturni, nell'ora che penso a' miei cari. Sono apparse in mezzo ai viburni le farfalle crepuscolari. Da un pezzo si tacquero i gridi: là sola una casa bisbiglia. Sotto l'ali dormono i nidi, come gli occhi sotto le ciglia. Dai calici aperti si esala l'odore di fragole rosse. Splende un lume là nella sala. Nasce l'erba sopra le fosse. Un'ape tardiva sussurra trovando già piene le celle. La Chioccetta per l'aia azzurra va col suo pigolio di stelle. Per tutta la notte si esala l'odore che passa col vento. Passa il lume su per la scala: brilla al primo piano: s'è spento... È l'alba: si chiudono i petali un poco gualciti: si cova, dentro l'urna molle e segreta, non so che felicità nuova.
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