Recupero dal mio ammasso di ritagli di giornale, con un pò di aiuto tecnologico,questo interessante articolo che Adriano Sofri ha dedicato a un particolare aspetto del poemetto eliotiano "La Terra desolata"
Adriano Sofri - La sofferenza di Eliot
L' opera poetica più importante del Novecento The Waste Land pretende i superlativi, e l' irriverente Christopher Hitchens (che obietta: quando mai si può pensare all' aprile come il mese più crudele?...) deve dichiararla «il poema più sopravvalutato del canone angloamericano». T. S. Eliot lo scrisse a Losanna, dove curava un esaurimento nervoso, nell' inverno 1921-22. Una versione italiana, curata da Angiolo Bandinelli, sostituisce alla consolidata traduzione del titolo - La terra desolata - la citazione dantesca Il paese guasto. (Inferno XIV, 94: In mezzo mar siede un paese guasto). L' ipotesi (compresa la corrispondenza e l' assonanza waste-guasto) è seducente, benché vada contro una nota di T. S. Eliot, che dichiara di aver tolto il titolo dall' opera di Jessie L. Weston sulla leggenda del Graal, From Ritual to Romance (1920). La trafila del rimando dantesco è ricostruita da Carlo Ossola, Dante nel Novecento europeo (2005): dalla Terra guasta di Giorgio Caproni (1960) al Paese guasto di Giovanni Giudici (1982), e analogamente per la versione francese La terre gaste, che era già nel Perceval di Chrétien de Troyes, antecedente dello stesso Dante. Già Renato Poggioli aveva segnalato nel 1955 il parallelo fra il Waste Land e il paese guasto, ma per concludere che, data la testimonianza di Eliot, doveva trattarsi di una mera coincidenza. Più sospettamente, una poesia intitolata Waste Land, di Madison Cawein, era uscita nel 1913 su una rivista che Eliot doveva aver visto.