Martedì, 2 novembre 2010
È una parola arcaica e ricca di energia, quella di Margherita Rimi. Una parola spesso ruvida, che si incide e affonda anche nel prevalente verso breve o brevissimo, che trova qui una piena giustificazione nello scandirsi faticoso e senza automatismi letterari della sua pronuncia: «Dalla trasparenza /delle mie ossa /guardo /il mio bacino /Salgo /sui miei piedi /intitolati a me». Ed è una parola che arriva subito, che comunica con forza perché dice cose essenziali, nella sobria concisione estrema dei suoi modi. (..). (dalla nota introduttiva di Maurizio Cucchi)
da La cura degli assenti - Lietocolle 2008
Sono spoglia anche di me di questo calibro banale dei miei chiodi dei contrassegni sovrapposti dalle parole
Non costruisco più su cancellature avverse Sono il grafico bendato delle mie ginocchia.
***
Si conclude. Senza sogni e senza realtà
Adesso ci guadagniamo Compiamo il lutto dello specchio La fuoruscita dalle nostre parole
Adesso quello che siamo dopodetti Quello che non ci riconosciamo.
***
Dalla trasparenza
Dalla trasparenza delle mie ossa guardo il mio bacino Salgo sui miei piedi intitolati a me
Ho scelto di avverarmi.
***
Generazionale
Cosa abbiamo creduto
Lasciata in piedi non so più ricadere né rincorrere una croce che manca
Inizio come te sdottrinata muta a dondolare.
***
Chi ci ha fatto troppo oltre l'urgenza di esistere Cosa portiamo oltre questo movimento
Tirocinio ossessivo l'attesa ripetuta Le pause intromissive della morte
Architetto la mia venuta ancora in vita.
***
Il giro a vuoto inconcludente delle tue braccia
L'impossibile passaggio delle tue labbra tra i miei desideri
Non mi volevi quello che potevo essere.
|