Sabato, 21 luglio 2018
Chi è Alfonsina Storni? Può essere solo qualcuno che
incontri per caso, i n una biblioteca, come è successo a me. Una (per me)
sconosciuta poetessa argentina, nata però nel Canton Ticino nel 1892, morta
suicida a Buenos Aires nel 1938 perché ammalata di cancro, ragazza madre,
donna sempre indipendente in quei non facili primi anni del Novecento. In
realtà Alfonsina Storni è una figura centrale nella poesia latino americana
non solo femminile, dove è in compagnia di nomi come Gabriela Mistral e
Juana de Ibarbourou. E contemporaneamente è figura esemplare della lotta
delle donne per la propria emancipazione, non solo nella chiusa e
tradizionalista società argentina dell'epoca.
In quegli anni venti e trenta bonaerensi pieni di fermenti artistici (si
pensi a Borges, a Victoria Ocampo, alla rivista Sur) Alfonsina
Storni ebbe anche un notevole successo, soprattutto in virtù di uno stile
diretto, forse anche un po' datato e comunque lontano dal modernismo che si
stava affermando, ma capace di trasmettere emozioni vive, e di tematiche
che potremmo definire prefemministe e orgogliosamente libertarie, in cui
hanno spazio rilevante amore e eros, connotati però da una visione di essi
non subalterna, non viziata da una collocazione tradizionale e secondaria
della donna, non segnata da lirismi o romanticismi superflui, ma densamente
emozionale e insieme consapevole. Una poesia a testa alta, vissuta, che per
diversi aspetti mi ricorda la poesia confessionale americana di Sexton e
Plath, ma percorsa da un sentimento di orgogliosa solitudine, in cui gli
uomini non entrano a loro piacimento ma di volta in volta vengono accolti o
respinti senza rimpianti o deliqui.
Poemas de amor
è una raccolta abbastanza singolare per l'epoca in cui fu pubblicata, siamo
nel 1926, composta unicamente di prose poetiche, di testi brevi e intensi
nei quali l'amore viene cantato come da una certa distanza, con la
malinconia che l'argomento richiede, con il contrasto piacere/dolore che
rimanda alle espressioni più alte del tango porteño, ma senza lamentazioni,
anzi con un certo senso di superiorità morale, di indipendenza nelle
relazioni, di conscia maturità dei sentimenti (esemplare da questo punto di
vista è la poesia che aggiungo in calce, Inganno, tratta dalla
raccolta Ocra, del 1925) rispetto all'uomo.
Come scrive Beatriz Sarlo, l'autrice "pur ricorrendo alla
retorica tardo-romantica, in definitiva ne contraddice l'ideologia
esplicita. Alfonsina lavora con gli espedienti poetici che conosce, ma
deformandone i contenuti ideologici". E aggiunge: "Alfonsina: una donna
sola/una poetessa di successo. Questa combinazione, difficile nella Buenos
Aires del secondo decennio del Novecento, si fa largo nel mondo letterario
e nel pubblico. Ciò che si riconosce e si legge nella poesia di Alfonsina è
la volontà di contraddire i destini sociali, esercitata in decisioni
fondamentali della sua propria vita: essere una donna libera che a diciotto
anni inizia una relazione con un uomo sposato, senza tramutarla in
un'intollerabile situazione di licenziosità che avrebbe segnato per sempre
la sua vita; decidere di avere un figlio senza padre, lavorare per
mantenerlo in una grande città che non conosce, lottando per avvicinarsi a
forme professionali del mestiere letterario; brandire questa serie di
decisioni come un valore che la singolarizza ma che, al tempo stesso, può
esemplarmente funzionare per altre donne; imporsi, con tutti questi
obblighi morali e materiali, in uno spazio intellettuale dominato da
uomini; farsi amica di costoro senza rinunciare alla propria indipendenza e
alla libertà delle proprie scelte morali; scrivere una poesia chiaramente
autobiografica e, di conseguenza, render pubbliche vicissitudini, gioie e
sconfitte di relazioni considerate irregolari.
Alfonsina realizza tutto questo. Il suo impulso fondamentale è il rifiuto
dell'ipocrisia e del discorso doppio come forma di relazione fra uomo e
donna, con speciale attenzione alle questioni morali essenziali. Nella
forma della sua poesia non riesce a rompere con le convenzioni letterarie,
nemmeno con quelle più arcaiche rispetto al momento in cui scrive. Tuttavia
Alfonsina rompe quando sceglie i suoi temi poetici e vi imprime una
direzione apertamente autobiografica che non dissimula nemmeno ai suoi
inizi. In questa costosa rottura ideologica si spiegano tutte le forze che
investe nella sua poesia, per lo meno fino a metà degli anni trenta.
Alfonsina si procura un enorme consenso e, senza chinarsi a una morale
convenzionale, schiude la possibilità sociale a diverse identità femminili.
Contemporaneamente, lavorando con una retorica facile e conosciuta, fa in
modo che questa morale diversa sia letta da un pubblico molto più ampio di
quello dedito alle innovazioni avanguardistiche, da un pubblico che, in
verità, oltrepassa i confini dell'ambito intellettuale. Non opera una
duplice rottura, formale e ideologica, bensì una rottura semplice ma
immediatamente comunicabile, esemplare e piena di successo".
da El ensueño - Sogno
III
Esta madrugada, mientras reposaba, has pasado por mi casa. Con el paso lento y el aliento corto, para no despertarme, te deslizaste a la vera de mi balcón. § Yo dormía, pero te vi en sueños pasar silencioso: estabas muy pálido y tus ojos me miraban tristemente, como la última vez que te vi. § Cuando desperté nubes blancas corrían detrás de ti para alcanzarte.
III
All'alba, mentre riposavo, sei passato dinanzi alla mia casa: con passo lento e il respiro lieve, per non destarmi, sotto il mio balcone. § Dormivo, ma nel sonno ti vidi passare silenzioso: eri cosi pallido e i tuoi occhi mi guardavano tristi, come l'ultima volta che ti vidi. § Quando mi svegliai, nuvole bianche ti rincorrevano per raggiungerti.
VI
Por sobre todas las cosas amo tu alma. A través del velo de tu carne la veo brillar en la obscuridad: me envuelve, me transforma, me satura, me hechiza. § Entonces hablo para sentir que existo, porque si no hablara mi lengua se paralizaría, mi corazón dejaría de latir, toda yo me secaría deslumbrada.
VI
Al di sopra di tutte le cose amo la tua anima. Attraverso il velo della tua carne la vedo brillare nell'oscurità: mi avvolge, mi trasforma, mi sazia, mi strega. § Allora parlo per sentire che esisto, perché se non parlassi la mia lingua si paralizzerebbe, il mio cuore cesserebbe di battere, io tutta mi disseccherei, abbacinata.
VII
Cada vez que te dejo retengo en mis ojos el resplandor de tu última mirada. § Y, entonces, corro a encerrarme, apago las luces, evito todo ruido para que nada me robe un átomo de la substancia etérea de tu mirada, su infìnita dulzura, su límpida timidez, su fino arrobamiento. § Toda la noche, con la yema rosada de los dedos, acaricio los oíos que te miraron.
VII
Ogni volta che ti lascio, trattengo negli occhi lo splendore del tuo ultimo sguardo. § E allora corro a rinchiudermi, spengo le luci, evito ogni rumore perché nulla mi rubi un solo atomo della sostanza eterea del tuo sguardo, la sua infinita dolcezza, la sua limpida timidezza, la sua fine estasi. § Tutta la notte, con la punta rosata delle dita, accarezzo gli occhi che ti hanno guardato.
VIII
¡Palidez de tu cara desangrada! § ¡Zumo de nomeolvides atravesando entre napa y napa de la piel! § Cuando aposenté la rosa muerta de mi boca fui, sobre aquella pureza, más ligera que la sombra de la sombra...
VIII
Pallore del tuo volto esangue ! § Succo di nontiscordardirmé che attraversa la pelle di strato in strato! § Quando posai la rosa morta della mia bocca fui, sopra quella purezza, più lieve dell'ombra dell'ombra...
X
Cuando recibí tus primeras palabras de amor, había en mi cuarto mucha claridad. § Me precipité sobre las puertas y las cerré. § Yo era sagrada, sagrada. Nada, nadie, ni la luz, debía tocarme.
X
Quando accolsi le tue prime parole d'amore, c'era nella mia stanza un grande chiarore. § Mi precipitai alla porta e la chiusi. § Ero sacra, sacra. Nulla, nessuno, nemmeno la luce, doveva toccarmi.
XV
Pongo las manos sobre mi corazón y siento que late desesperado. § - ¿Qué quieres tú? § Y me contesta: - Romper tu pecho, echar alas, agujerear las paredes, atravesar las casas, volar, loco, a través de la ciudad, encontrarle, ahuecar su pecho y juntarme al suyo.
XV
Poso le mani sul mio cuore e lo sento battere disperato. § - Che vuoi? § E mi risponde: - Fenderti il petto, mettere ali, bucare le pareti, attraversare le case, volare impazzito attraverso la città, incontrarlo, trapassargli il petto e unirmi al suo.
da Plenitud - Pienezza
XXIX
¡Amo! ¡Amo!... § Quiero correr sobre la tierra y de una sola carrera dar vuelta alrededor de ella y volver al punto de partida. § No estoy loca, pero lo parezco. § Mi locura es divina y contagia. § Apártate.
XXIX
Amo! Amo!... § Voglio correre sulla terra e d'una sola corsa girarvi intorno per poi tornare al punto di partenza. § Non sono pazza, ma lo sembro. § La mia follia è divina e contagiosa. § Scostati.
XXXV
En la casa silenciosa, de patios calmos, frescos y largos corredores, solamente yo velo a la hora de la siesta. § Quema el sol sobre los mármoles. § La blanca y familiar perrita apoya sus patas delanteras sobre mis rodillas y me mira de un modo extraño. § Yo le pregunto: ¿también sabes tú que lo amo?
XXXV
Nella casa silenziosa, dai cortili quieti e dalle fresche e lunghe verande, io sola veglio nell'ora della siesta. § Il sole arde sui marmi. § La bianca cagnolina di casa poggia le sue zampe sulle mie ginocchia e mi guarda in modo strano. § Io le domando: anche tu sai che l'amo?
XL
He hecho como los insectos. § He tomado tu color y estoy viviendo sobre tu corteza, invisible, inmóvil, miedosa de ser reconocida.
XL
Ho fatto come gli insetti. § Ho preso il tuo colore e sto vivendo sopra la tua corteccia, invisibile, immobile, timorosa di essere riconosciuta.
da Agonìa - Agonia
LIII
Por veces te propuse viajes absurdos. - Vàmonos, te dije, adonde estemos solos, el clima sea suave y buenos los hombres. Te veré al despertarme y desayunaremos juntos. Luego nos iremos descalzos a buscar piedras curiosas y flores sin perfume. Durante la siesta, tendida en mi hamaca bajo las ramas - huesos negros y ásperos de los árboles adulzurados por la piedad blanda de las hojas - me dormiré para soñarte. Cuando despierte, más cerca aún que en el sueño, te hallaré a mi lado. Y de noche me dejarás en la puerta de mi alcoba.
LIII
Talvolta ti proposi viaggi assurdi. - Andiamocene - ti dissi - dove star soli, dove il clima sia mite e gli uomini buoni. Al mio risveglio ti potrò vedere e desineremo insieme. Poi ce ne andremo scalzi a cercare pietre strane e fiori senza profumo. Durante la siesta, stesa nella mia amaca sotto i rami - nere e scabre ossa degli alberi, raddolcite dalla blanda pietà delle foglie - mi addormenterò per sognarti. Al risveglio, più vicino ancora che nel sogno, ti troverò accanto a me. E di notte mi lascerai sulla porta della mia alcova.
LVI
Tenías miedo de mi carne mortal y en ella buscabas al alma inmortal. § Para encontrarla, a palabras duras, me abrías grandes heridas. § Entonces te inclinabas sobre ellas y aspirabas, terrible, el olor de mi sangre.
LVI
Avevi paura della mia carne mortale e in lei cercavi l'anima immortale. § Per trovarla a dure parole aprivi in me ampie ferite. § Poi ti chinavi su di esse e aspiravi, terribile, l'odore del mio sangue.
da Ocra (1925)
El engaño
Soy tuya, Dios lo sabe por qué, ya que comprendo que habrás de abandonarme, fríamente, mañana, y que bajo el encanto de mis ojos, te gana otro encanto el deseo, pero no me defiendo.
Espero que esto un día cualquiera se concluya, pues intuyo, al instante, lo que piensas o quieres. Con voz indiferente te hablo de otras mujeres y hasta ensayo el elogio de alguna que fue tuya.
Pero tú sabes menos que yo, y algo orgulloso de que te pertenezca, en tu juego engañoso persistes, con un aire de actor del papel dueño.
Yo te miro callada con mi dulce sonrisa, y cuando te entusiasmas, pienso: no te des prisa. No eres tú el que me engaña; quien me engaña es mi sueño.
Inganno
Sono tua, Dio sa perché, giacché capisco che domani mi abbandonerai freddamente e che, oltre l'incanto dei miei occhi, ti vince l'incanto del desiderio, ma non mi difendo.
Aspetto che un giorno qualunque tutto questo finisca, poiché intuisco subito ciò che pensi o vuoi. Con voce indifferente ti parlo di altre donne e tento anche l'elogio di qualcuna che fu tua.
Ma tu sai meno di me e, un poco orgoglioso che io ti appartenga, nel tuo gioco ingannevole persisti con arie da attore padrone della parte.
Io ti guardo tacita col mio dolce sorriso e quando ti entusiasmi penso: non affrettarti, non sei tu che mi inganni; chi mi inganna è il mio sogno.
Alfonsina Storni - Poemas de amor -
Edizioni Casagrande, Bellinzona 1988 (2009), a cura di Franca Cleis,
Marinella Luraschi, e Pepita Vera, traduzione di Augusta Lopez-Bernasocchi,
con un saggio introduttivo di Beatriz Sarlo.
Altre notizie e altri testi, tra cui la struggente ultima poesia (un
autentico messaggio suicidale), Voy a dormir (Vado a dormire),
sono reperibili
QUI
e
QUI
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