*
Fosse anche
stretto tra le mie dita
io lo vedrò il tuo cuore bruciare
all’Inferno.
*
É sole per un giorno
e sproni lo squarcio
forcella che dà sul passato
raccogli dal femore
le tue monete
parole rodiate
non brillano più
si è persa al contatto
la doratura
le agiti assieme per fare
rumore
e il valore è rame che
invecchia
le infili nel petto a gettoni
e trema la carne
sprotetta
nel silenzio cavo
ancora parola
miraggio che non sneva.
*
Le nostre pareti
si aprono ai lati
rotte le assi
delle tempistiche
a nulla valsero
i ciliegi
rifugi su alberi
senza nidi
ognuno tornava
a dormire
su letti affollati
stringere gli occhi
alla federa
sul farsi di sonno
svaniva il busto
di pece
mischiate alle piume
carcasse dell’altro
sotto la testa
- lucerna
sul vero -.
Sopra i tavoli
mazzi di giglio
e date cerchiate
in rosso.
*
L’attesa è l’anticamera di un fine
qualsiasi esso sia
non ha autonomia se non quella
di spezzettarsi in attimi e spandersi
in una circonferenza precisa
il cui centro è nell’unico punto possibile
al sepolcro del fine non sopravvive l’attesa,
il dolore, la rabbia, la delusione o la gioia possono
proseguire in macabri simposi a tenere in vita
memoria che tra le sante è la più ambita
l’attesa è connessa a chi o a cosa
che sa di essere sposa invisibile
è il celebrarsi di una comunione quotidiana
tra un agente che attende e il surrogato del corpo dell’altro
un rito tra due fedi che piegano alla volta del non uno
nel non ora, ma in quell’unica ora in cui potrà compiersi
l’attesa è nel farsi
il suo arco di vita è l’agire di un frutto
al celebrarsi della sua primavera
è quel verde che sa di giallo
è un morso di rosso in potenza
questo e null’altro è l’ attesa.
Alessandra Merico
nasce a Maglie (Le) nel 1986. Nel 2012 si diploma all’ "Accademia
Internazionale di Teatro” di Roma, con la quale rappresenta diversi
spettacoli per la regia di Fiammetta Bianconi, Marco Paciotti, Silvia Marco
Tullio ed Emmanuel Gallot Lavallée. Nel 2016 viene selezionata per il corso
di perfezionamento “ATTORE PERFORMER” e per il corso di ”SCRITTURA SCENICA
PER ATTORE PERFORMER” tenuto dal CUT (centro universitario teatrale) e dal
Teatro Stabile dell’Umbria. Nel 2013 vince il “Teglio teatro festival” in
Valtellina con “ODI A SE. Soliloqui e dialoghi di solitudini nell’Odissea”
scritto, diretto e interpretato dalla stessa e dal collega Giuseppe Zonno.
Nel 2014 scrive ed interpreta “Fuori Fuoco” insieme alla cantante Eloisa
Atti e “La Notte degli Imbrogli” con la partecipazione di Michele Placido.
Nel 2016, per Rai fiction, produzione Endemol, prende parte a “Scomparsa”
regia di Fabrizio Costa. Tra gli altri spettacoli: “Il mio nome è nessuno”
con Valerio Massimo Manfredi (anche autore) e Sebastiano Somma , “Ciao
Amore…” insieme ad Athina Cenci per la regia di Marco Grisafi, “A.A.A.
Amore offresi”, regia Roberto Ruggeri, “Ritratti di Signora” insieme a
Guenda Goria, Francesca Nunzi, Jonis Baschir e Claudia Ferri per la regia
di Vanessa Gabarri, “Affetti stretti” (anche autrice) con Silvia Quondam e
Barbara Cerrato.
*****
La coscienza del tempo
di Filippo Ravizza – La Vita Felice, 2017
Ogni poeta è segnato dalla storia interiore dell’umanità, dal collettivo,
ciò che riguarda tutti. Lo sa bene Filippo Ravizza che, nel suo recente
lavoro poetico La coscienza del tempo, ha materiale esperienziale
da offrire alla poesia moderna. L’elaborazione visionaria dell’immaginario
e del reale si concretizza in una scrittura che evidenzia il tempo e lo
spazio riformulato con sguardo analitico e passione ideologica. I luoghi
interiori, visibili e invisibili, assumono prospettive esteriori e
viceversa. I testi possono essere stati composti davanti allo specchio
pensante in cui lo spettatore rivede se stesso in tutta la sua carica
potenziale: illusione, sconfitta, perdita, ricerca dell’essenzialità. Si
sopprimono le sovrastrutture formali e gli oggetti del quotidiano suscitano
interrogazioni ideologiche. La matrice poetica si adegua alla
trasformazione e alla riflessione della sua stessa destinazione. Ravizza
intende, infatti, confezionare una plurima tensione della storia letteraria
rimodellandone le operazioni meccaniche, riproducendo, quindi, un’azione
spoglia di passività. Il poeta soffre gli aspetti del viaggio, dell’attesa,
della fiction, della ricaduta ed eredita dalla letteratura del novecento,
il disegno concreto della realtà scritturale come necessità di vivere
esattamente il tempo futuro e i suoi ostacoli.
UN PONTE INTRAVISTO NELLA NOTTE
E' qui! E'giunto: è veramente un premere
le dita del giorno portarle come scena
aperta tra le tempie ...
Le tue mani,di tutto, della forza
del respiro della vita, nella mente;
nulla nulla si leva sopra i pericolanti
albori sopra i sentieri dei nostri
illusi giorni ...
un ponte intravisto nella notte
dicevi e volevi dire il palpitare
di un attimo mentre ancora
esistiamo, ancora - chi può
pensarlo senza vacillare? -
noi ci siamo, stiamo, senza
alcuna verità, senza possibilità
di senso o di vittoria nel premere
dell'ora.
*
TU LO RICORDI BENE
Lo sai, sai che avevo arie, avevo canti,
avevo sogni e rimpianti tutti dentro
alla passione della terra...
volevo stare dentro alla verità
delle cose nel cuore stesso
delle cose...
andiamo? tutti insieme andiamo?
uguali sì veramente uguali ...
avessi amato ancora di più
l'essere tutti ...
io correvo io pensavo è vero
lo ammetto
tu lo ricordi bene
tu lo sapevi è vero sognavo
anche io una città socialista,
di più, io..
. hai sgranato gli occhi
allora, mi hai chiesto: Che cosa
più di questo? Una patria socialista
sognavo
ti ho risposto.
*
NELLA TERRA - ORO
Raccontami, dimmi di questo sole
cocente sull'acqua mentre
indifferenti girano le sfere
nel grande vuoto e tutto
scandisce come cicala nella
terra - oro la presenza la superficie
opaca segnata dal pieno dei corpi
e delle cose. Anni,mesi,giorni:
tutto è inutile per noi; per te:
e questo, ora, lo sai. Passeranno
queste risa, queste grida, queste
meraviglie...a nulla sarà servito
averle amate come inclinate assenze...
risucchiati noi saremo, estinti.
Dunque ora tu siedi, abbi pace,
calma la tempesta del dolore,
resta nell'alba e nella quiete
mio lettore, mio fratello; come
paglia bruceremo in pochi istanti,
nulla nel nulla.
Filippo Ravizza
è nato a Milano, ove risiede, nel 1951. Poeta e critico letterario, ha
partecipato intensamente alla vita delle riviste, a partire dai primi anni
Ottanta, ricoprendo, nel corso del tempo, la condirezione del semestrale di
poesia Schema, di quello di scrittura, pensiero e poesiaMargo, del semestrale di poesia, arte e filosofia La Mosca di Milano. Ha pubblicato saggi e poesie su numerose altre
riviste letterarie, tra le quali “In folio”, “La clessidra”, “L’Ozio
letterario”, “Materia”, “Poesia”, “La Corte”, “Quaderno”, “Iduna”,
“Atelier”, “Poiesis”, “Capoverso”, “Gradiva”. Ha pubblicato sette raccolte
di versi: l’ultima in ordine di tempo è “Nel secolo fragile” (La Vita
Felice Editore, 2014), preceduta da “La quiete del mistero” (Amici del
Libro d’Artista, 2012), “Turista” (LietoColle, 2008), “Prigionieri del
tempo” (LietoColle, 2005), “Bambini delle onde” (Campanotto, 2000), “Vesti
del pomeriggio” (Campanotto, 1995), “Le porte” (Schema Editore, 1987). Nel
1995 ha ideato, insieme al poeta Franco Manzoni, il “Manifesto in difesa
della lingua italiana”, oggi parte del programma orale ( Cours de
production orale) per il conseguimento del dottorato specialistico del
Dipartimento di Italianistica dell’Université Paris 8 (Paris - Saint Denis,
docente Laura Fournier). E’ stato chiamato a rappresentare la poesia
italiana contemporanea alla XIX Esposizione Internazionale della Triennale
di Milano (1996). Nella sua città ha tra l’altro ideato e realizzato,
insieme al docente e critico letterario Gianmarco Gaspari, Lezioni della Storia – Dopo un secolo quale memoria, un ciclo di
conferenze iniziato nel 2011, lettura della Storia italiana ed europea
attraverso la letteratura. Tra le altre vanno segnalate le conferenze che
Gaspari e Ravizza hanno tenuto su Alessandro Manzoni, su Vittorio Sereni,
Eugenio Montale, Umberto Saba, Italo Svevo, e Giovanni Pascoli.
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Il volto e il viaggio
di Alessio Brandolini – Stefano Cardinali – Edizioni Fili di Aquilone, 2017
La raffinatezza artistica di Alessio Brandolini, nel libro Il volto e il viaggio, fornisce al lettore elementi determinanti –
grazie anche ai ritratti di Stefano Cardinali inseriti nel volume- per
com-prendere la trama raffigurabile di un viaggio fatto di partenze, di
tappe, di pregrinatio e innumerevoli domande. Il viaggio è il codice, il
registro che consente di formulare una struttura dinamica della realtà.
Fornisce, quindi, al pensiero poetico dell’autore, il percorso percettibile
e invisibile nella storia come mappa in cui è segnato il dialogo tra la
vita e la memoria. Non ci sono sensi sottesi: Brandolini utilizza il verso
libero, fluido e disteso, con scintille poetiche scandite, per segnalare il
destino di vita e morte comune a tutti gli uomini. La ricerca
dell’essenziale natura umana, il suo compito, l’eterna contraddizione
geografica e culturale, fa risuonare le coscienze. Il quotidiano, i piccoli
gesti incrociano sguardi enigmatici, sentimenti profondi nei disegni dei
volti di Cardinali. Viene dato rilievo e provocazione alla componente
psicologica del tratto, mentre la parola assegna ai panorami umani un
percorso interiore posto al servizio di appartenenze, di presenze
letterarie, pur conservando l’esperienza sociale e apocalittica
dell’assenza, dell’abbandono, della solitudine. Non si tratta di rinuncia,
di arresa di fronte alla promiscuità dell’uomo. Un’ambivalenza che viene
sceneggiata osservando la tradizione del passato, la modernità di modelli e
schemi di vita contemporanei prosciugati di rinnovamento. Brandolini e
Cardinali, in questo bel libro, indicano la tangenziale per uscire dal
nulla portando sulle spalle l’amore del mondo. Per il mondo. La speranza.
Fili stellari
A terra e vorrei buttar via
le cose che non servono:
l’inutile, anche il superfluo.
Seduto al centro della stanza
ma ho sempre troppe cose
da sistemare e poi, per dirla
tutta, è proprio il superfluo
(l’esatta futilità di ogni cosa)
a dare la forza di alzarmi
uscire per strada, incontrare
altre persone e poi inseguire
un sogno dove ai fili stellari
si attorcigliano volti e versi.
*
Architetto
Quante buone ragioni per essere
così pensoso e irrequieto?
Più di una, dirai, nell’oscuro
scenario nell’imprevisto
che trasforma il pane in briciole
di muffa. Nervi tesi e frasi color
porpora duplicate dal trambusto
mediatico. Frattanto un sole ubriaco
racconta storielle adagiato sugli abeti.
Hai smarrito il tocco della tua antica
creatività e ora mormori frasi
sconnesse, frammenti di mappe
urbane. Le risate sono astratte ferite
e il sudore riga il volto, scroscio
interno di grandine: una visione
della Tunisia, è da lì che sei partito!
Ecco il culto delle facili scommesse
edificate dalla pressione minacciosa
ingombrante alle cinque del mattino.
E tu ben saldo, in piedi, in trincea
a riflettere per ore sul possibile riparo
sull’inaccessibile costruzione difensiva.
*
Nella mischia
Avremmo dovuto essere un’unica forza
un saldo motore che alimenta le azioni
persino i nostri cuori. Cala il sipario
sulla finzione. C’è Venere lassù alle sei
del mattino a tenderci una mano
e null’altro, se non l’abituale isolamento.
Un cane disegna con la coda panorami
inaccessibili, l’inchiostro delle zampe
macchia la luna. Dal cielo cala il freddo
e polvere di stelle contrassegnata
con il sangue degli esuli, con il grido
di aiuto di chi affoga. Indosso abiti
da guerra e innalzo solide costruzioni
difensive: cerco la lotta, la sfida e non
importa se ad attenderci ci sarà la sconfitta.
ALESSIO BRANDOLINI
(1958) vive a Roma dove si è lau-reato in Lettere moderne. Ha pubblicato i
libri di poesia: L’alba a piazza Navona (1992, «Premio Montale -
Inedito»), Divisori orientali (2002, «Premio Alfonso Gatto - Opera
Prima»), Poesie della terra (2004; anche in spagnolo: Poemas de la tierra, 2004 e 2014), Il male inconsapevole
(2005), Mappe colombiane (2007; anche in spagnolo: Mapas colombianos, Colombia, 2015), Te-vere in fiamme
(2008, «Premio Sandro Penna»), Il fiume nel mare (2010, Finalista
«Premio Camaiore») e Nello sguardo del lupo (2014). Nel 2016 è
uscita l’antologia poetica: Il futuro è un campo incolto
(1992-2014). Suoi testi sono stati tradotti in di-verse lingue e pubblicati
su riviste italiane e straniere. In Costa Rica sono uscite le antologie En el ojo del lobo (2009), Desde otro planeta (2014) e in
Colombia Llamo desde otro planeta (2016), tutte con la traduzione
di Martha Canfield. Dal 2003 al 2013 ha fatto parte del gruppo letterario
“I Libri In Testa”. Nel 2013 ha pubblicato il libro di racconti brevi Un bosco nel muro (Empirìa). Traduce dallo spagnolo e dal 2006
coordina «Fili d’aquilone», rivista web di «immagini, idee e Poesia». Nel
2011 ha fondato la casa editrice Edizioni Fili d’Aquilone.
STEFANO CARDINALI
(Roma, 1955) vive a Latina. Nel 1989 partecipa alla prima mostra collettiva
seguita a breve da una in-dividuale di acqueforti. Dopo varie esposizioni
con altri artisti nel 2002 presenta la prima personale di acquerelli e
grafiche dal titolo “La Natura delle Cose”. In quel periodo comincia la
colla-borazione con Alessio Brandolini e alcuni suoi disegni vanno a
corredare i libri del poeta. Ritenuta conclusa l’esperienza
grafico-pittorica si dedica alla scrittura entrando nel collettivo Anonima
Scrittori. Nel 2011 pubblica l’e-book Savile Row - La strada per la musica degli anni settanta.
L’avventura con la scrittura lo porta a conoscere Antonio Pennacchi che gli
chiede di realizzare le cartine dell’Agro Pontino, prima e dopo la
bonifica, per il suo romanzo Canale Mussolini che vincerà il
Premio Strega nel 2010. In seguito alla felice partecipazione al libro di
Pennacchi, riprende a disegnare dedicandosi però esclusivamente al
ritratto. Nasce così l’esperienza che lo porta a riprendere la
collabora-zione con Brandolini e alla realizzazione di questo libro.