sono con te nella
lontananza
e ti dico abbraccia, sogna
ancora queste
anime spoglie e perdute
queste città buone di vento
e di freddo,
queste luci appese
come piccole gemme
baciate dal nulla,
questa vita che ancora
trema di febbre
e di vita,
come fosse nostra
come fosse per noi
ancora per poco.
E nel petto piange
la tua voce ignota,
il tuo nome lontano
portato dal nulla.
E un'assenza di me
e di te mi consuma,
e trema moribondo
un piccolo lume bianco,
un silenzio innamorato
che domanda la notte
e pare nostro,
pare bellezza
senza di noi.
della vita.
Ti sento nel tuo
respiro di cielo e di terra,
nel tuo passo lontano.
Sfuggi come un'ombra
che invoca la notte,
come un rimorso
perduto nel tempo.
Ti chiamo nel sonno
e la mia voce
è una resa al silenzio,
al destino vuoto
di ogni destino.
e trattenere il respiro
nell'acqua, sfiorare
l'armadio come un
pesce inventato
e con guizzi d'addio
e di fortuna passare
i muri di casa
trovare alghe e visi
d'erba marina,
e nelle narici un oblio
di sale, una vertigine
di aurore improvvise,
di coralli celesti.
Era fermare l'infanzia
in una terra di scali
notturni e fra le onde
alte del corridoio
salutare le camere
spente dove qualcuno
dormiva o forse
amava in silenzio,
come un marinaio
perduto che lascia
la vita in una bolla
all'ultima corrente,
all'ultimo soffio
di voce.
delle case o delle
voci scampate alla sera
tutte chiuse in
un solo polmone, tutte
senza vocali, strette
con un laccio alla gola,
dove nessuno più
aspetta e le strade
sono luci sfavillanti
e corse deserte,
bambini che guardano
chi presto scompare.
adesso che non c'è più
Livorno e nemmeno
Milano, solo
una pianura di luci
basse nella nebbia
e campi di granturco
e ombre solitarie
fra le croci, sere
senza più note di
pianoforte, senza
più mare e scogli
e tuffi lontani
nel silenzio.
Dimmi dov'è ora
la tua voce bambina
e la musica
che amavi sempre
come un antico
segreto, dimmi
dove sono io, che cos'è
la mia pena e la mia
domanda che
ogni notte
mi assale
interrotta oggi
questo fremito
che dai terrazzi
corre alle periferie
bianche da una
curva all'altra
e più lontano
ai campi, ai pensieri
dove si posa come
un mantello di
nessuno
oppure ai passi
di tutte le donne
che ora se ne vanno
per essere poi albe
e tramonti
e notti.
nei salti d'alfabeto o
nei sentieri tra l'erba,
solo
come tutti e nessuno
senza la mia origine
senza il mio vuoto
di carne e d'ossa
nelle sere dimenticate
nell'alba,
viandante di questa
terra estrema,
di questo incerto
morire
eppure mi guardano
dalle pagine, mi
dicono caro
fratello d'ossa
e di cenere cara
voce deserta
lo sai
noi ti scriviamo
leggendo nella
tana, noi
siamo il vento
delle vocali
e la terra delle
consonanti,
siamo la tua
notte segreta
la lama lucente
della parola
assassina