Il lavoro del poetadi Amy Lowell

Nessuno si aspetta che un uomo costruisca una sedia senza prima imparare a farlo, ma c'è il luogo comune che poeti si nasca, non si diventi, e che i versi prorompano da sè da un cuore traboccante. Effettivamente, il poeta deve imparare il suo lavoro nello stesso modo, e con la stessa coscienziosa attenzione, di un ebanista. Il suo cuore può certo traboccare di alti pensieri e scoppiettanti fantasie, ma se egli non sa comunicarli al suo lettore per mezzo di parole scritte non può pretendere di essere considerato un poeta.Un artigiano può essere scusato, perciò, se spende qualche momento per spiegare e descrivere le tecniche del suo lavoro. Un'opera di bellezza che non sa reggere un esame approfondito è una cosa povera e scadente.
Per prima cosa, vorrei affermare la mia ferma convinzione che la poesia non dovrebbe tentare di insegnare, che essa dovrebbe esistere semplicemente perchè è una creazione di bellezza, anche se la bellezza qualche volta di una grottesca gotica. Noi non chiediamo agli alberi di darci insegnamenti morali, e solo l'Esercito della Salvezza sente la necessità di affiggere testi su di essi. Noi sappiamo che questi testi sono ridicoli, ma molti di noi ancora non vedono che scrivere un ovvio insegnamento su un'opera d'arte, pittura, statua, o poema, è non solo ridicolo, ma incerto e grossolano. Noi diffidiamo di una bellezza che capiamo solo a metà, e ci lanciamo con i nostri impertinenti suggerimenti. Quanto lontani siamo dall' "accettare l'Universo"! L'Universo, che dispiega i suoi continenti e i mari, e li lascia senza chiose. L'arte è altrettanto una funzione dell'Universo quanto una corrente equinoziale, o la legge di gravità; e noi insistiamo nel considerarla semplicemente un piccolo lavoro di traforo, o di poca importanza se non è costellato di chiodi a cui poter appendere opinioni carine ed edificanti! (trad. G.Cerrai)