Mercoledì, 23 marzo 2011
Il Premio Internazionale Ceppo Pistoia, organizzato dall'Accademia omonima diretta da Paolo Fabrizio Iacuzzi (www.accademiadelceppo.it), con l'Alto Patrocinio della Presidenza della Repubblica, il Patrocinio della Regione Toscana, della Provincia e del Comune di Pistoia e della Fondazione Caript e Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia oltre a numerose altre realtà e associazioni, è giunto alla sua 55.ma edizione, in concomitanza con le celebrazioni del Centocinquantenario della nascita della Repubblica Italiana. L'edizione di quest'anno ha un programma particolarmente nutrito (v. qui), incentrato sulla "riflessione sul nostro tempo e sui paradigmi della contemporaneità" attraverso "il rapporto fra l'unità della lingua italiana e l'unità culturale del Mediterraneo, minacciata da dittature e fondamentalismi". Due dei protagonisti principali sono infatti Mohammed Bennis, uno dei maggiori poeti del mondo arabo, vincitore del Premio Internazionale, e Folco Quilici, vincitore del Premio Ceppo Cultura del Verde (offerto dall'Azienda Agricola Piante Mati). Gli altri protagonisti, non meno prestigiosi, sono Lucia Tumiati, nota scrittrice fiorentina, nonché, vincitori del premio Selezione Ceppo Poesia e in lizza per il Premio Ceppo 2011, Mariangela Gualtieri, Guido Mazzoni e Fabio Pusterla. I materiali del 55° Ceppo, legati alla manifestazione "Il Tempo del Ceppo", saranno disponibili sul sito www.iltempodelceppo.it: questo di oggi è il primo di una serie di post dedicati ai materiali riguardanti la poesia prodotti da questa edizione del Premio Ceppo Pistoia, fornitimi in anteprima e in esclusiva web dal poeta e critico Paolo Fabrizio Iacuzzi, che ringrazio sentitamente. Cominciamo proprio dal vincitore del "Premio Ceppo Internazionale Piero Bigongiari", il marocchino Mohammed Bennis, poeta che "esprime, nella sua opera in versi e in prosa, l'istanza profonda del dialogo fra l'io e l'altro e l'appello ineludibile ad ospitare l'Altro nella definizione dell'identità, molteplice e corale, di un nuovo uomo contemporaneo, euro-mediterraneo, di contro a ogni falso umanesimo globale. ... Seguace del Sufismo, la sua poesia è una danza dove il vuoto genera le forme e le riprende in sé, incessantemente. Un movimento a partire dall’infanzia e dalla morte, unite insieme a disegnare lo stesso destino del tragico.... fra visibile e invisibile, profezia e rivelazione, silenzio e trance mistica" (dalla motivazione di P.F.Iacuzzi)
Una poesia inedita di Mohammed Bennis, pubblicata sul programma del 55¡ Premio Ceppo (Quaderno 43 dell'Accademia del Ceppo, stampato dal Comune di Pistoia).
La gioia del danzatore
A Mahdi Qotbi (*)
C'è un inno che si allarga sulla tela La mano tocca la sua memoria da vicino da lontano conduce la calligrafia verso dove le lettere non si riconoscono più
Giubilo di una mano che traccia lettere arabe in forma di linee erranti Il desiderio è il loro cammino
Si posa lo sguardo sulla distesa che esiste solo nella gioia del danzatore
Una linea dopo l’altra si illumina il vuoto da un movimento inaugurale dove assenza è il centro
L'aria del respiro Oscillazione invisibile
L'occhio ascolta diluirsi il canto A poco a poco le forme mutano lo sguardo
Niente sottomissione
Mohammedia, 20 gennaio 2008
Traduzione di Marianna Salvioli e Paolo F. Iacuzzi (*) pittore marocchinoAggiungo di mia iniziativa, come tributo a Bennis e alla conoscenza del suo lavoro, due testi tratti da Il Mediterraneo e la parola, a cura di Francesca Corrao e Maria Donzelli, Donzelli Editore (g.c.)
Fes
Fes, vibrante collina, che abbassa all'orizzonte per la festa un calore bianco non ricorda chi muore ne chi morirà.
Fes, colonne dello spirito pagano, alberi di melograno alberi di uva alberi di arance fiori di gunbaz Fes, folle, cerca la sua folle esitando sul finire della melodia di un rebab andaluso. Feste senza sogni sul nascere di una notte agitata danza esiliata ignota, dell'acqua. Fes, sassi lisci si sostengono levigati dalla polvere dei venti con il sangue evapora nei momenti
Campane
Campane suonano nella stanza del mio silenzio una schiera di soli erranti come me campi accerchiano i teatri del senso della vita e dell'esistenza
Erano palme quelle campane specchi lustrati da un bimbo nella sua quiete nei pressi dell'onda. Preparati, bambino, semina la prima ombra gravida dei carri dell'erranza fiamma fissata nelle forme del silenzio.
Bianco orizzonte è questa notte un paese crea la mia foresta si eleva. celati da una quartina dai pallori della mattina.
Uno stralcio dalla lectio magistralis, "La poesia e l'appello alla promessa", pronunciata (in francese) da Mohammed Bennis - Venerdì 25 marzo • ore 9.30-12.30 • FIRENZE - CONSIGLIO REGIONALE DELLA TOSCANA - SALA DELLE FESTE - PALAZZOBASTOGI - VIA CAVOUR 18
a cura di LABORATORIO PIERO BIGONGIARI LECTURES-Thinking poetry (link), con la collaborazione della rivista di poesia comparata "Semicerchio" (link) e il Centro Studi Jorge Eielson di Firenze (link)
"Sono, oggi, felicissimo di essere qui presente a Firenze, centro prestigioso di una cultura mediterranea in movimento. Si tratta di dare a questo momento il segno del dialogo, che determina la parola poetica. é un dialogo che parte dalle domande che il senso della poesia pone nel nostro tempo. Attraverso queste domande ci ritroviamo, come poeti mediterranei, cos“ vicini gli uni agli altri, come fossimo tutti amici poeti in un mondo in pieno mutamento. 1. Il poeta mediterraneo vive, oggi, come tutti gli altri poeti del mondo, un tempo che è quello della globalizzazione. é in rapporto, giorno e notte, con il tempo di una globalizzazione del denaro, dell'industria, del commercio, dei media e della cultura. Senza respiro. E l'occhio perde ciò che vede. Questo tempo è quello dell'eco maggiore del XIX secolo. Con prudenza ascolto, di nuovo, questa eco. Che cresce. E che cambia allo stesso tempo, il luogo di una conoscenza del tempo. La prudenza vuole significare la difficoltà di distinguere la differenza fra questo tempo, il tempo della globalizzazione, e la poesia da un lato, e l'impossibilità di continuare a risiedere sulla terra, senza distinguere la differenza fra questo tempo e la poesia, dall'altro. Come distinguere la globalizzazione dalla poesia? E come leggere la pluralità degli incontri internazionali (e regionali) sulla globalizzazione e la poesia (o la cultura)? Queste due domande sono inscindibili. (...). 15. L'appello alla promessa, in quanto pensiero poetico indispensabile a ogni esistenza umana, si presenta, oggi, a partire dalla dimora della poesia nell'infinito e nell'ignoto della lingua. Dimora che si muove, lentamente, nell'incerto, discendendo alle tracce nascoste dell'ospitalità delle lingue e delle culture, in direzioni che non conosciamo a priori. Solo la poesia ci informa su queste, a più riprese, ascoltando la lingua, luogo dell'essenziale, scegliendo i margini e le rive. Far durare l'eredità e l'ospitalità è, oggi, un appello alla promessa. é la resistenza della poesia di fronte all'abbandono della lingua. Ogni volta che ci fermiamo davanti a un muro che sbarra il cammino. Con il poco, il minacciato, il dubbioso, il reietto, l'abbandonato, il poeta accoglie uno dei giorni della poesia, in se stessa, nello spazio della lingua, luogo pagano di cui percepiamo i balbettii solo attraverso la trance. Di nuovo, nella solitudine, il poeta sperimenta e ricomincia, posando sul cammino il respiro del cammino. Così, il poeta mediterraneo non rifiuta il tragico, roccia imprescindibile nel tempo della globalizzazione. Contrariamente a questo, ascolta il tragico per apprendere di nuovo il cammino della poesia verso l'appello a una promessa altra della lingua. L'orizzonte dell'eredità e dell'ospitalità è l'orizzonte dell'appello dell'esistenza. Sì. Che l'eredità della lingua parli nella poesia. E che l'ospitalità delle lingue vi parli a sua volta. Nei margini e nelle rive difficili da cancellare. Laggiù, un'altra conoscenza della poesia, e un'altra verità nella poesia. Un'aria all'estremo. Un rumore basso raggiunge la poesia".
Mohammed Bennis (Fez 1948), poeta e intellettuale fra i maggiori del mondo arabo, insegna Letteratura araba all’Università di Rabat. E' uno dei maggiori intellettuali del mondo arabo. È autore di oltre venti opere di poesia, molte tradotte in francese, inglese, spagnolo, portoghese e svedese. Ha promosso l’istituzione della Giornata Mondiale della Poesia Unesco, il 21 marzo di ogni anno. Opere in volume in italiano: Il dono del vuoto (San Marco dei Giustiniani, 2001) e Il mediterraneo e la parola, a cura di Francesca Corrao e Maria Donzelli (Donzelli, 2009).
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