Ho chiesto a Marzia Alunni di scrivere qualche intervento per Imperfetta Ellisse. Ecco qui una sua recensione di "Senza titolo", una plaquette di Sauro Damiani edita da Bandecchi e Vivaldi. Ringrazio Marzia della sua gentilezza.
LA RIVOLUZIONE QUIETA DI SAURO DAMIANI
di Marzia Alunni
La gradevole plaquette “Senza Titolo” di Sauro Damiani invita i lettori a recuperare la capacità di sorprendersi. Il percorso testuale, che l’autore propone, mostra segnali in tal senso, piccole riflessioni, microtesti, contrassegnati dall’originalità, nel corpo intero dell’opera. Emblematica è poi la negazione del titolo, non sembra una rinuncia, piuttosto si può dire che il senso comune viene messo in discussione.
Perciò il titolo si è, in fin dei conti, dissolto nel cielo senza lasciare traccia, come avviene alle nubi, secondo l’autore, continuando però ad esercitare il suo ruolo indicativo.
L’opera è caratterizzata da un’intima coesione, sebbene i versi, di varia natura metricologica, brevi e lunghi, siano separati da asterischi. Sono pause, nel linguaggio musicale della testualità, invitanti alla meditazione, non dunque cesure drastiche.
In sostanza, gli aspetti formali del testo non disdegnano le esperienze vivificanti delle avanguardie, ad esempio, con il rifiuto della maiuscola ed una punteggiatura creativa che denota senza interrompere, con il punto a fine discorso, in maniera pedestre. Damiani reinterpeta i modelli culturali e della letteratura, lasciando trasparire un sottile filo d’ironia che annulla le distanze e le difficoltà del comunicare.
Nel suo lavoro si apprezza una sorta di tensione etica anticonformista, essa nasce dal contrasto fra slanci lapidari e lirici come “mi sono immerso nel cielo di una rosa” (pag. 21) e sequenze profondamente meditative, tautologiche a bella posta, ed autoironiche, caratterizzate da una certa libertà formale. Ciò che cambia spesso è il quadro di riferimento assoluto, la weltanschaung aperta alla critica, al dubbio.
S’impone dunque l’esigenza di modellare il proprio stile ai connotati dell’aforisma e della sentenza, beninteso, alla luce della poesia che è gioco sublime e non rinuncia tuttavia all’irriverenza. La quiete, forse comoda, del contemplare il bello non appaga del tutto il poeta se l’unico atto umano e puro è compiuto da un ignoto “vu cumprà”: “con lingua dissonante / un vu cumprà / mi ha ceduto il posto su un bus affollato / consonando / col cuore del cuore / vicino a lui era seduto un cellulare…” ( pag. 9).
Si noti il contrasto fra il cuore ed il cellulare, non ha bisogno di commenti!
Mettere a soqquadro la tentazione di fornire un messaggio banale diventa un’esigenza insopprimibile, da qui l’aggancio ad un’assiologia. Se il lettore accetta di superare l’ovvietà allora è possibile credere in un verso come “chissà che non mi trasformi in fiore…” dove l’aspetto di ribaltamento delle abitudini sta tutta in quel “chissà”, che poi è, sul piano retorico, un’anafora in quanto lo troviamo immediatamente nel verso successivo inoltre il verso allude con gentile ironia all’autore.
Per completare l’analisi di quest’opera c’è da aggiungere che Senza Titolo si propone con eleganza discreta, ma decostruisce, rappresentando una specie di rivoluzione quietamente provocatoria. S’intravede questa provocazione lapidaria, eppure indovinata, nel verso: “se incontri Dio / uccidilo” (pag. 23), è giocoforza ricordare che Cristo è già stato messo in croce, un’altra diviene la questione che si vuole porre: la manifesta impossibilità dell’incontro con un Dio incommensurabile e poco incline alla ‘flessibilità’ umana. Essere disposti all’invettiva piena di “minacce” ha quindi tutta l’aria di un tentativo di avvicinamento, ne esce ridimensionato il dramma, perciò, forse, non è così difficile incontrare Dio se gli si fa sapere che, ironicamente, arriviamo al punto di minacciarlo. Un’altra parallela interpretazione è quella del prometeico grido di protesta, ma il poeta non si concede ad ulteriori cedimenti di rabbia strumentali, preferisce allora non avere “ nulla da dire”, piuttosto molto da suggerire, con l’aiuto della poesia e di chi segue la sua scrittura.
VERSI DA “SENZA TITOLO” DI SAURO DAMIANI
*
l’amico della 46° racconta
di aver visto direttamente
in Africa
fantasmi di bambini
agonizzare per terra
io ho visto direttamente
e condiviso
il suo pianto
*
…
per la parola non esistono
clandestini
migranti
apolidi
la parola accoglie tutti gli umani
tace
sulla bocca dei morti
perché i viventi imparino
a partorirla
viva
*
mi sono sdoppiato per guardarmi dall’alto:
non sono più di una formica
ho unificato l’alto e il basso: una formica
col cuore vasto come il cielo
*
quando è presente il silenzio
non ci resta che essere ombre
stupite
*
un granello di polvere non è più grande di un atomo
ma se è nell’occhio non riesci più a vedere il mondo
*
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Sauro Damiani - SENZA TITOLO
Bandecchi&Vivaldi Ed.
Supplemento a Soglie. Rivista Quadrimestrale di poesia e Critica letteraria anno X, n.2/2009
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Marzia Alunni è nata a Brindisi nel 1962. Si è laureata in Filosofia
all'Università di Perugia nel 1988. Ha scritto nel 2002 un libro di poesie intitolato "Il Semacosmo" con
prefazione di Giorgio Barberi Squarotti e di Davide Puccini. Collabora a diverse riviste. Si è
interessata di vari autori per recensioni e studi. Insegna già da alcuni
anni Italiano nella città in cui risiede, Terni.
(nell'immagine: Marco Tirelli - Senza titolo (1990)
Tracciato: Giu 04, 21:04